Alcuni anni fa un professore universitario mi raccontò una storia. Un suo allievo fu bocciato ad un esame e, in barba alla legge sulla privacy, il professore pubblicò la lista dei non ammessi sul sito universitario. Ora, cercando il nome di questo allievo tra i primi risultati appariva proprio lo scivolone all’esame. Così lo studente scrisse al professore dichiarando che era stato leso il suo onore, perché quella macchia sarebbe stata lì per sempre alla portata di tutti.
Di sicuro quello studente aveva ragione, ma oggi potrebbe risolvere la questione facilmente. Con la sentenza 131/12 della Corte Europea, infatti, si stabilisce che i gestori del motore di ricerca sono responsabili dei dati che appaiono nelle ricerche, quindi hanno l’obbligo di eliminare le pagine dai risultati se ce ne sono i motivi.
Il caso che ha portato alla sentenza è di Mario Costeja Gonzalez che nel 1998 finì nel registro dei pignorati. Visto che è stato stabilito il “diritto all’oblio”, vale a dire il diritto a non essere ricordati per fatti privati, Google ha stabilito una pagina dove effettuare la richiesta di rimozione delle pagine incriminate.
La rimozione della pagina non sarà automatica. Un team di occuperà di vagliare tutte le richieste, quindi la rimozione potrebbe anche richiedere del tempo.
Google l’ha sempre permesso, in realtà…
Se è stata necessaria una causa legale probabilmente no
Io 5 anni fa ho potuto richiedere la rimozione di molteplici link
la sentenza obbliga ora tutti a un comportamento che Google già attuava autonomamente e liberamente da anni, poi sei libero di non crederci, se ti fa piacere.
😉