richieste sblocco iPhone

Mentre il dibattito negli Stati Uniti impazza, e in Italia si dorme, la questione della sicurezza degli iPhone minata dalle società di intelligence divide l’opinione pubblica. Molte persone si schierano dalla parte di Apple per salvaguardare la privacy, mentre alcuni sono a favore dell’FBI.

Quest’ultima aveva promesso, a quanto pare incrociando le dita, che si trattava di sbloccare solo l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino e che l’agenzia non era interessata agli altri telefoni.

Un giurin giurello che a quanto pare è caduto subito nel vuoto, visto che nel frattempo alla richiesta di sblocco dell’iPhone 5c di San Bernardino si sono aggiunte 11 richieste di cui, tra l’altro, Apple aveva risposto picche in precedenza.

Marc Zwillinger, avvocato di apple, ha mostrato dei documenti durante un incontro mostrando 12 richieste di sblocco, tra cui anche degli iPhone 3 e un iPad 2. Molti di questi dispositivi hanno iOS 7 e precedenti, quindi non sarebbero neanche difficili da sbloccare da parte dell’FBI, visto che non hanno il chip di sicurezza Secure Enclave.

Questo documento fa pensare per due motivi: 1) se Apple aveva risposto che non era possibile lo sblocco e il giudice aveva accettato la cosa, perché adesso le cose sarebbero diverse? 2) come mai questo aumento di necessità di sbloccare i dispositivi di Apple proprio adesso?

Questi dubbi fanno aumentare i sospetti che tutto il caso sia stato usato dall’intelligence per obbligare Apple a costruire una backdoor.

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