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Nella giornata di ieri Bruce Sewell – consigliere generale di Apple – ha partecipato ad un panel presso il Congresso americano dove ha risposto alle domande poste ad Apple nel caso di San Bernardino.

Abbiamo il massimo rispetto per la legge e nella condivisione dei nostri progressi per creare un mondo sicuro. Abbiamo un team di professionisti che possono rispondere 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana e 365 giorni all’anno alle richieste delle forze dell’ordine. Quando l’FBI è venuta da noi dopo l’attacco di San Bernardino, abbiamo dato tutte le informazioni relative al caso.

L’FBI ha chiesto alla Corte di ordinarci di darle qualcosa che non abbiamo. Di creare un sistema operativo che non esiste, perché se esistesse sarebbe dannoso. Ci hanno chiesto una backdoor nell’iPhone – nello specifico di creare un software in grado di scavalcare la cifratura del sistema che protegge le informazioni personali di ogni iPhone.

Intanto da New York arriva una sentenza che potrebbe creare un precedente a favore di Apple. Il giudice James Orenstein, della Corte Distrettuale del Distretto Est di New York, ha sentenziato che Apple non deve dare lo sblocco dell’iPhone se non può darlo.

In questo caso si trattava di un iPhone 5 appartenuto ad uno spacciatore di droga, in cui le autorità hanno cercato di recuperare le informazioni contenute in iOS. La sentenza è arrivata interpretando l’All Writs Act. Un atto che Apple sta cercando di far valere anche per il caso di San Bernardino e che potrebbe, a questo punto, influenzare la decisione del giudice in California.

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