Carême

Nell’epoca post-pandemica, la parola “storia” suona diversa. Le serie TV costruiscono ponti tra passato e presente, tra cultura e tecnologia. Non parliamo più di semplice intrattenimento, ma di narrazioni che creano memoria collettiva.

Apple TV lo sa bene. Per distinguersi nel panorama delle piattaforme streaming, serve un racconto autentico che anticipi le mode. Una serie TV che sappia emozionare e far riflettere.

Con “Carême”, Apple TV presenta la prima serie storica dedicata alla cucina francese. Una produzione che racconta Marie-Antoine Carême, leggenda della gastronomia mondiale e padre dell’alta cucina moderna.

L’idea di “Carême” nasce dalla showrunner francese Fanny Desmarais. Appassionata della rivoluzione francese e della cucina storica, Desmarais collabora con lo storico Jean-Luc Fouché. L’obiettivo è ambizioso: ricostruire un’epoca intera attraverso il racconto di Carême, segnando il confine tra rivoluzione gastronomica e trasformazione sociale.

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Il progetto prende forma attraverso anni di ricerca. Il team si immerge nelle fonti originali: lettere di Carême, menu d’epoca, documenti dei banchetti diplomatici. L’ambizione è realizzare una serie storica fedele ai fatti e coinvolgente per il pubblico moderno.

Apple Studios investe risorse importanti nella produzione. Budget elevato (oltre 60 milioni di dollari per la prima stagione), location storiche reali e supervisione gastronomica di Alain Ducasse, chef stellato più premiato al mondo. La serie Apple TV punta all’eccellenza.

La regia è affidata a Martin Bourboulon, già regista dei recenti film sui “Tre moschettieri” (“D’Artagnan” e “Milady”), che porta con sé un’esperienza consolidata nel cinema in costume e nella ricostruzione d’epoca. Bourboulon lavora a stretto contatto con il direttore della fotografia per restituire la luce, i colori e le atmosfere della Parigi ottocentesca, evitando sia l’effetto “cartolina” sia l’eccesso di sporcizia tipico di certe produzioni contemporanee.

La serie debutta ufficialmente in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, nella sezione dedicata alle serie televisive. Il debutto segna una svolta nella strategia europea di Apple TV. La distribuzione avviene su scala globale con sottotitoli in oltre venti lingue.

La data ufficiale di rilascio mondiale è il 30 aprile 2025, con un’uscita scaglionata: i primi due episodi disponibili subito, poi un episodio a settimana fino all’11 giugno, quando viene caricato il finale di stagione.

I protagonisti sono scelti per esperienza e adattabilità: Benjamin Voisin, giovane attore francese vincitore del César come migliore rivelazione, Lyna Khoudri, volto emergente del cinema d’autore europeo, e Jérémie Renier, veterano delle produzioni franco-belghe. Accanto a loro un cast di supporto che include Alice Da Luz nel ruolo della cuoca Agathe e Micha Lescot nei panni del temibile capo della polizia Joseph Fouché.

Trama: un viaggio tra Parigi e i palazzi del potere europeo

La serie si compone di otto episodi di circa 45 minuti ciascuno, un formato che permette di sviluppare gradualmente la narrazione senza cedere alla tentazione del riempitivo. La storia segue le orme di Marie-Antoine Carême, giovane cuciniere parigino orfano dal talento geniale che riesce a inserirsi nei saloni dell’élite tra Ottocento, rivoluzione e restaurazione.

Sullo sfondo, una Parigi autentica: sporca, affamata, violenta nella sua quotidianità popolare, ma anche sfarzosa e raffinata nei ricevimenti politici e diplomatici che segnano il destino dell’Europa. La serie non si limita alla capitale francese: seguiamo Carême nei suoi viaggi a Londra, dove cucinerà per il principe reggente Giorgio IV, e a San Pietroburgo, al servizio dello zar Alessandro I.

Il racconto accende il riflettore sulle dinamiche di potere tra cuochi e aristocratici, sui grandi banchetti che segnano alleanze storiche e tradimenti politici, sulla lotta per il riscatto personale attraverso l’unico strumento che Carême possiede: il suo talento in cucina.

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Oltre al protagonista, troviamo il diplomatico Charles-Maurice de Talleyrand, interpretato da Jérémie Renier: figura ambigua, sopravvissuto a Rivoluzione, Napoleone e Restaurazione, maestro di intrighi e manipolazioni che scopre in Carême non solo un grande chef ma anche una potenziale pedina nei suoi giochi di potere.

Accanto a lui, la misteriosa Henriette (Lyna Khoudri), amante di Carême e donna intellettuale che rappresenta il volto progressista della società francese post-rivoluzionaria. C’è anche Agathe (Alice Da Luz), cuoca talentuosa che si scontra con le barriere di genere del suo tempo, e il perfido Joseph Fouché (Micha Lescot), capo della polizia che sospetta di Carême e cerca prove per condannarlo come spia.

La trama introduce un elemento di thriller: Carême viene reclutato da Talleyrand come spia al servizio della Francia, sfruttando il suo accesso privilegiato alle corti europee. Ogni banchetto diventa un’occasione di spionaggio, ogni piatto un messaggio cifrato, ogni viaggio una missione diplomatica sotto copertura. Questo elemento, pur romanzato rispetto alla storia reale, offre alla serie il mordente narrativo necessario per mantenere alta la tensione.

Impressioni: tra passione, rigore e un ritmo senza compromessi

Chi si aspetta la classica serie da divorare in un weekend sbaglia indirizzo. Carême investe tutto sulla narrazione lenta, sulla minuziosità della ricerca storica e sull’intreccio tra piccoli gesti quotidiani e grandi eventi.

Il regista Bourboulon costruisce sequenze lunghe, dove la macchina da presa si sofferma sui dettagli: le mani di Carême che modellano lo zucchero, gli sguardi complici tra i commensali, la tensione che precede un banchetto cruciale. Questa scelta stilistica, che richiama il cinema d’autore più che la televisione commerciale, può risultare ostica per chi cerca ritmi più incalzanti.

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Sul piano emotivo, la serie colpisce nei momenti di fragilità umana e nelle svolte inaspettate della biografia del protagonista. La sceneggiatura, firmata da Davide Serino (già autore di “The Bad Guy” e “M – Il figlio del secolo”) e dallo sceneggiatore italiano Stefano Sardo (autore di “I leoni di Sicilia”), riesce a bilanciare momenti di alta tensione con passaggi più contemplativi.

L’originalità è reale, soprattutto nel trattare la cucina come linguaggio universale che anticipa il futuro e combatte l’ingiustizia sociale. Carême non è solo un cuoco: è un innovatore, un visionario, un artista che trasforma ingredienti in architettura, in poesia, in diplomazia. La serie esplora come il cibo possa diventare strumento di potere, seduzione, comunicazione e ribellione.

Non ci sono inseguimenti, sparatorie o colpi di scena ogni dieci minuti. Le scene di cucina, realistiche e spesso raffinate, potrebbero risultare meno coinvolgenti per il pubblico più giovane abituato a ritmi da competition show come “MasterChef”.

Marie-Antoine Carême: chi era davvero il “re dei cuochi e cuoco dei re”

Dietro la fiction televisiva, una vicenda ancora più sorprendente. Marie-Antoine Carême è vissuto realmente e nasce poverissimo nella Parigi del 1784, ottavo giugno, da Marie Jeanne Pascal e Jean Gilbert Careme. La famiglia è immensa: si parla di un numero di figli compreso tra 15 e 25. In un’epoca segnata dalla miseria e dalla fame, avere così tanti figli significa condannarli alla povertà.

A un’età compresa tra i 9 e i 12 anni, Carême viene abbandonato dal padre davanti a una trattoria. La leggenda vuole che il genitore gli abbia offerto un ultimo pranzo, saldato il conto e poi gli abbia detto: “Questi sono gli ultimi soldi che posso spendere per te”. Non si sarebbero mai più incontrati.

Da quel momento inizia l’ascesa incredibile di un bambino che, per sopravvivere, accetta lavori umili come garzone di cucina in una griglieria parigina in cambio di vitto e alloggio. Nel 1798, a soli 14 anni, diventa apprendista di Sylvain Bailly, un celebre pâtissier il cui negozio si trovava nei pressi del Palais-Royal. Bailly riconosce immediatamente il talento e l’ambizione del ragazzo, offrendogli non solo un mestiere ma anche un’educazione.

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Carême diventa famoso per i suoi croquembouche e altre pièce montée: elaborate preparazioni di pasticceria, spesso alte oltre un metro, utilizzate come centrotavola e fatte interamente di zucchero, marzapane e prodotti di pasticceria. Ma non si accontenta della tecnica: frequenta assiduamente la Bibliothèque Nationale per studiare testi di storia dell’architettura, traendo ispirazione da templi, piramidi e antiche rovine per le sue creazioni.

La vera svolta arriva quando inizia a lavorare per Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, il celebre diplomatico francese e gourmand. Napoleone, notoriamente indifferente alla buona cucina ma ben conscio dell’importanza delle relazioni sociali nel mondo della diplomazia, nel 1804 dà incarico a Talleyrand di comprare lo Château de Valençay, un’estesa tenuta fuori Parigi da utilizzare per ricevimenti diplomatici.

Quando Talleyrand si trasferisce a Valençay, porta con sé Carême e lo sottopone immediatamente a una prova leggendaria: creare il menu per un anno intero senza ripetere alcun piatto e utilizzando solo prodotti di stagione. Carême supera brillantemente la prova, creando 365 menu diversi e completando la sua formazione nelle cucine del diplomatico.

Dopo la caduta di Napoleone, Carême si reca a Londra dove diventa chef de cuisine per il principe reggente, poi Giorgio IV. Il re soffriva di gotta e Carême creò per lui un tipo di cucina leggera e gustosa, anticipando di oltre un secolo i principi della cucina salutista.

Successivamente lavora per lo zar Alessandro I a San Pietroburgo e, prima di tornare a Parigi dove era ormai celebre, decide di offrire la sua arte al banchiere James Mayer Rothschild. Conclude la sua sfolgorante carriera nel 1829 per dedicarsi alla stesura dei cinque volumi sull’haute cuisine.

Nel 1833 pubblica “L’Art de la Cuisine Française”, opera monumentale che include centinaia di ricette, menu, presentazioni, proposte di mise en place, la storia della cucina francese e istruzioni sull’organizzazione della cucina. È il primo manuale sistematico della cucina moderna, quello che trasforma un mestiere in una professione rispettata.

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Muore prematuramente il 12 gennaio 1833 all’età di soli 48 anni, probabilmente a causa delle conseguenze della continua inalazione di fumi di carbone, abituali nelle cucine dell’epoca. Balzac scrisse di lui nel necrologio: “Morì bruciato dal fuoco diretto dei fornelli e dal suo genio”.

La sua eredità culturale è immensa. A Carême vengono attribuite molte innovazioni fondamentali: l’invenzione del classico cappello da chef francese (la toque blanche), la riclassificazione delle salse della cucina francese in gruppi partendo da quattro salse madri, la codificazione della mise en place, e secondo alcune fonti la sostituzione del servizio alla francese con il servizio alla russa (anche se quest’ultima attribuzione è controversa).

È universalmente considerato il fondatore del concetto di alta cucina (haute cuisine) e il primo vero “celebrity chef” della storia. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Montmartre a Parigi.

Curiosità e aneddoti: dal set al piatto, verità certificate

Dietro ogni grande produzione si nascondono storie affascinanti che arricchiscono l’esperienza dello spettatore. “Carême” non fa eccezione, e la produzione ha rivelato diversi aneddoti interessanti:

  1. Training culinario reale: Gli attori hanno cucinato davvero le pietanze di scena, con un training professionale di sei settimane supervisionato da Alain Ducasse e da chef storici parigini. Benjamin Voisin ha dichiarato di aver continuato a esercitarsi anche a casa, appassionandosi all’arte della pasticceria.
  2. Costumi d’epoca autentici: Gli abiti sono stati realizzati da antichi atelier parigini come Caraco e Madame Petit, utilizzando tecniche dell’Ottocento con cuciture a mano per rendere tutto più credibile. Alcuni costumi hanno richiesto settimane di lavoro manuale.
  3. Ricostruzioni documentarie: Ambientazioni e piatti storici sono stati ricreati su base documentaria con l’aiuto degli archivi nazionali francesi. Molti dei menu serviti nella serie corrispondono esattamente a banchetti realmente organizzati da Carême.
  4. Studio dell’accento parigino: Benjamin Voisin ha studiato l’accento parigino dell’Ottocento per mesi, lavorando con un coach linguistico specializzato in dialetti storici francesi. L’obiettivo era rendere il personaggio autentico non solo nel comportamento ma anche nel modo di parlare.
  5. Location esclusive: Alcune scene sono state girate in palazzi storici parigini mai aperti prima al cinema, grazie a permessi speciali concessi dal Ministero della Cultura francese. Tra questi, alcune sale dello Château de Valençay, dove Carême lavorò realmente per Talleyrand.
  6. Consulenza storica costante: Sul set era sempre presente uno storico specializzato nell’epoca napoleonica, pronto a intervenire per correggere dettagli anacronistici o imprecisioni storiche.
  7. Le pièce montée reali: Molte delle elaborate sculture di zucchero mostrate nella serie sono state realizzate da pasticceri professionisti seguendo le tecniche descritte nei trattati di Carême. Alcune sono alte fino a un metro e hanno richiesto giorni di lavoro.
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Accoglienza della critica: luci e ombre secondo Rotten Tomatoes e oltre

Carême debutta con un Tomatometer del 100% su Rotten Tomatoes e un Audience Score del 95%. Si nota subito la differenza rispetto alle produzioni “mainstream”: chi ha amato la serie ne esalta il rigore e la profondità, chi la critica non digerisce la lentezza e l’assenza di colpi di scena.

Recensioni positive (citazioni testuali)

“Straordinaria attenzione al dettaglio e profondità di racconto. Un viaggio intimo nella storia del gusto europeo che riesce a essere al tempo stesso educativo e coinvolgente.” — Matthew Gilbert, The Boston Globe

“Carême è uno degli esempi migliori di narrazione storica gourmet degli ultimi anni, in grado di parlare sia a intenditori che a curiosi del tema. La serie dimostra che si può fare televisione intelligente senza rinunciare allo spettacolo.” — Anna Leszkiewicz, The Guardian

“Un affresco elegante e sobrio dell’Europa in trasformazione: fedele ai fatti storici senza mai essere freddo o accademico. Bourboulon dimostra ancora una volta la sua maestria nel cinema in costume.” — Owen Gleiberman, Variety

Recensioni negative (citazioni testuali)

“Lodevole la ricostruzione storica e l’impegno degli attori, ma la scrittura manca di mordente nelle puntate centrali, dove il ritmo rallenta eccessivamente.” — Robert Lloyd, Los Angeles Times

“L’approfondimento psicologico, pur raffinato e apprezzabile, rischia di rallentare troppo la tensione narrativa. La serie sembra più interessata a dipingere un affresco che a raccontare una storia.” — Sonia Saraiya, Vanity Fair

“Se cercate un mero intrattenimento, Carême potrebbe non essere la scelta adatta: qui si mastica storia, non solo fiction. Un approccio certamente nobile ma che limita l’accessibilità del prodotto.” — James Poniewozik, The New York Times

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Prospettive future: ci sarà una seconda stagione?

Ad oggi, Apple TV non ha ancora annunciato ufficialmente il rinnovo per una seconda stagione. Alcuni indizi lasciano pensare che la piattaforma stia valutando l’estensione della storia. Il successo di pubblico e critica nelle prime settimane è promettente.

Una seconda stagione potrebbe esplorare nuovi ambienti e personaggi, ricostruendo altri eventi storici attraverso il punto di vista della cucina. Si potrebbero approfondire i viaggi di Carême in Russia e Inghilterra, oppure concentrarsi sui suoi ultimi anni a Parigi, quando divenne mentore di una nuova generazione di chef e scrisse i suoi trattati fondamentali.

FAQ: le domande più frequenti su Carême

Carême è adatta a spettatori senza conoscenze storiche particolari?

Assolutamente sì. La sceneggiatura offre tutti i riferimenti necessari per comprendere il contesto anche a chi non ha una formazione sul periodo napoleonico. I dialoghi introducono gradualmente personaggi storici e concetti chiave senza mai risultare didascalici.

La serie rispecchia fedelmente la storia vera di Carême?

In gran parte sì. Secondo le fonti principali (Wikipedia, IMDb, documenti storici) la serie è molto attenta ai fatti biografici di Carême, pur prendendo alcune libertà narrative soprattutto riguardo al suo presunto ruolo di spia, elemento romanzato per esigenze drammatiche.

Ci sono ambienti o piatti davvero esistiti ricostruiti nella serie?

Sì, diversi ambienti sono stati ricreati fedelmente sulla base di documenti dell’epoca e molti piatti storici sono autentici. La produzione ha lavorato con storici e archivisti per garantire la massima accuratezza possibile.

Il ritmo narrativo è davvero lento come dicono alcune recensioni?

La serie dà ampio spazio all’approfondimento psicologico e agli aspetti storici, quindi il ritmo è decisamente più contemplativo rispetto alle serie d’azione. Chi cerca un drama veloce con colpi di scena frequenti potrebbe trovarla meno adatta alle proprie aspettative.

La produzione è italiana o internazionale?

Apple ha guidato la distribuzione internazionale, ma il team creativo è in prevalenza francese (regista, showrunner, gran parte del cast) con contributi italiani alla sceneggiatura (Stefano Sardo ha scritto il quinto episodio). Si tratta di una coproduzione transatlantica.

Carême
Careme

Regista: Fanny Desmarais

Data di creazione: 2025-04-05 20:40

Pro

  • Ricostruzione storica impeccabile
  • Approccio autentico alla cultura gastronomica
  • Intreccio tra biografia e società credibile e originale

Contro

  • Ritmo lento e poco adatto a chi cerca solo intrattenimento
  • Alcune puntate meno efficaci in termini di suspense

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