Gli stage negli Stati Uniti sono considerato molto diversamente da quelli italiani. Qui uno stage è semplicemente un pretesto per avere manovalanza in azienda a basso costo, in modo da evitare di spendere denaro per i dipendenti.
Negli Stati Uniti, invece, uno stage è un’opportunità per accaparrarsi risorse preziose senza impegnarsi troppo. È come un periodo di frequentazione prima del matrimonio: ci si conosce e se entrambi sono felici si raggiunge l’assunzione. Come poi dovrebbe essere anche da noi.
Ma visto che uno stagista lavora come tutti gli altri, alla luce della corte per farlo restare, le paghe non sono basse. Uno stage in Apple, nella sede non negli Apple Store, viene pagato 6.700 dollari al mese. La metà quasi dello stipendio annuale degli ingegneri.
Oltre ai 6.700 dollari la società dà anche alcuni benefit, come il trasporto verso il campus e l’assistenza sanitaria. Cifre da capogiro che gli stagisti italiani prenderebbero al massimo in un anno. Lo so cosa state pensando: si parte?
Occorre precisare che in US e specialmente qui in Silicon Valley ci sono 2 tipi di “internship” (da noi chiamati comunemente ma non correttamente “stage”), gli ‘undergrad’ e gli ‘MBA’.
I primi son piu’ simili ai nostri ‘laureandi’ in Italia, mentre i secondi sono persone con alle spalle una discreta carriera lavorativa e ottimi CV. Sono proprio questi ultimi a prendere in genere dai $30 ai $38 all’ora, che vuol dire una media di $6,500 al mese, stipendio in linea con quello che si percepisce mediamente in SIlicon Valley se si lavora come engineer (con esperienza) in una media/grande azienda (specie se tech).
Ovviamente non stupisce che Apple sia una delle aziende che paga di piu’. Piu’ benefit vari.
Tutto questo solo per dare un po’ di contesto: non sarebbe corretto paragonare i neo-laureati o laureandi italiani in stage, le cifre possono apparire alta ma ribadisco che parliamo di professionisti con esperienza all’interno delle aziende tech piu’ ricche e grandi del mondo. Non c’e’ confronto, specialmente con la tristissima realta’ italiana.
In conclusione concordo alla grande con la considerazione finale: fate le valigie: Berlino, Dubai, San Francisco… partite!
Grazie della precisazione Federico 😉