Conoscete la lomografia? E’ un’arte fotografica che ho scoperto appena ieri. Nata negli anni ’80, è diventata un culto grazie alle macchinette fotografiche giocattolo in vendita in Russia, le famose Lomo che possiamo identificare, attualmente, con due modelli: Holga e Diana.
La lomografia permette di scattare foto vintage, molto amata dagli artisti e dai suoi cultori, circa mezzo milione nel mondo. La filosofia lomografica è simile a quella di Apple: pensa differente. Scatta foto in maniera differente e non pensare troppo prima di scattare, scatta e rendi i tuoi scatti unici.
Le macchine fotografiche Lomo costano poco rispetto quelle digitali, circa 30/40 €. Naturalmente non avrete il risultato dello scatto subito, poichè dovrete portare il rullino allo sviluppo. Un’attesa che abbiamo perso con il boom delle digitali. Se non volete spendere molti soldi e restare nel mondo della tecnologia, allora vi consiglio ToyCamera prodotta da Takayuki Fukatsu. Si tratta di un programma per iPhone che simula il vintage lomografico. All’interno si trovano numerosi effetti che si auto applicano alle foto scattate.
Il programma pesa 500 KB e ha un costo di 1,59 €. Molto meno della Lomo e dello sviluppo, ma altrettanto valido per rendere unici i vostri scatti.
Piccole precisazioni: entrambi i modelli erano nate per il mercato cinese e non russo (popolato invece da imitazioni delle varie Leica). La Diana era prodotta ad Honk Kong e così pure Holga (sebbene su quest’ultima ci sia chi effettivamente afferma fosse prodotta in Russia).
Toy camera non significa macchina fotografica giocattolo ma macchina fotografica di scarsa qualità costruttiva. I “pregi” infatti erano dovuti proprio alla qualità scadente dei materiali e dell’assemblaggio. Spesso filtra della luce o si riflette in quanto l’interno non è stato sufficientemente pitturato di nero e questo dà risultati imprevisti.
Non ricordo se Holga lo permetta (almeno non su tutti i modelli), ma mi pare che la Diana abbia la possibilità di montare un obiettivo pinhole che conferisce ancora più particolarità alle foto (e molto più vignetting).
Sì. Ho detto così perché è a tutti gli effetti un obiettivo senza lente che sostituisci a quello che già monta. La terminologia, in effetti, non è corretta ma non avrei saputo come definirlo altrimenti. 😉
Probabilmente già conosci il negozio su lomography.com (shop.lomography.com): lì di certo si trovano anche questi obiettivi particolari (come anche il fisheye). Ci sono pure adattatori che permettono l’utilizzo della pellicola istantanea della Polaroid o della FujiFilm al posto della classica 120.
Se ti interessa, guarda, sempre su quel sito gli esperimenti che hanno fatto sulle varie pellicole (pellicole scadute e sviluppi strani). Vendono i rullini a molto poco rispetto i negozi convenzionali e ti permettono di vedere cosa ti puoi aspettare da quelle emulsioni.
Ma il pinhole non dovrebbe essere un obiettivo, anzi dovrebbe indicare proprio l’assenza di obiettivo sostituito da un semplice buchino da cui filtra la luce.
Si si conosco già quel sito, anche se le Holga costano molto meno se importate direttamente da Honk Kong.
Sto vedendo anche per delle Lomo LC-A ma costano molto.
In ogni modo è difficile parlare di lomografia se non si scatta con una di queste macchine =) il fulcro della lomografia risiede proprio nell’imprevedibilità e casualità degli scatti, ottenute sia usando pellicole diverse che sviluppando in diversi metodi, fino ad arrivare al cross (X) processing (per info http://en.wikipedia.org/wiki/Cross_processing).
Per quanto riguarda la Diana (ne posseggo una), la “modalità” pinhole è possibile solo utilizzando la rivisitazione della fotocamera commercializzata oggi dalla società lomografica. La camera prende il nome di Diana+ e permette la rimozione dell’obbiettivo per la modalità pinhole o per sostituirlo con lenti diverse (fisheye, grandandolo, teleobbiettivo e quant’altro); è presente anche una presa “a spinotto” per l’utilizzo di un flash sincronizzato con la macchina. Per altre info chiedete pure 😀
Ah se vogliamo essere ancora più precisi, la Diana era prodotta per il mercato mondiale: venne commercializzata in molti altri paesi oltre a russia e cina. Essendo poi la Great Wall Plastic Factory (produttrice della macchina) una OEM, la Diana venne acquistata da molti altri marchi e rivenduta sotto nomi diversi. Allan Detrich possiede(possedeva) la più grande collezione di Diana e cloni esistente, dategli un’occhiata per farvi un’idea della mole di fotocamere prodotte all’epoca =) http://www.lomography.com/diana/theory/detrich-collection
Matteo ma secondo te meglio Diana o Holga?
Beh non c’è una risposta credo =) ognuna delle due cam è a se, se ne possono apprezzare pregi e difetti e mai sarà possibile avere lo stesso risultato scattando con entrambe; questo significa lomografia. Citando Mark Sink : “Concept first! Diana likes low light better than harsh bright days. Diana is a great travel camera and a great wedding camera. It romanticizes the event or touristic wonder of the world. Don’t do photo journalism. I don’t like anything that has lots of busy blaa blaa in the pictures. Diana does so well with simple graphic shapes and rhythm. How about the idea – of the space between the objects in itself being the subject of an image. And let yourself fail. Diana works because Diana lets you have happy accidents. Accidents are the key to success. One has to learn to let go and fail. We live too much in a failsafe world.” E penso non ci sia niente da aggiungere =)
Ciao a tutti.. Mi sto interessando da poco alla lomografia, mi hanno particolarmente colpito l’effetto vignettatura a la forte saturazione. Vorrei avere qualche consiglio su quale macchina comprare ( Diana, Holga,ecc…) perchè non vorrei fare un acquisto sbagliato data la mia inesperienza..
Ciao Elisabetta, ti suggerisco la Holga perchè la Diana tende a nascondere un po’ la vignettatura.
La saturazione è questione di pellicola, non di macchina.