Se l’ordinamento giuridico italiano è così contorto e ricco di norme, è dovuto anche alla necessità di confrontarsi con la natura umana. Per ogni legge che nasce ci sono delle persone che studiano come utilizzarla per ottenere dei benefici personali, sorvolando sulla vera natura della norma. Per questo motivo ogni legge deve contemplare tutti i casi e bloccare ogni abuso.
Ne è un esempio la legge europea sugli acquisti on line. Visto che l’ordinamento ammette i 14 giorni di finestra per chiedere il recesso, anche Apple ha accolto la novità nell’App Store, offrendo lo stesso tempo per chiedere il recesso per l’acquisto delle app.
Ma capita che il popolo dei furbetti ne approfitti per comprare app, giocare o usarle per pochi giorni, per poi chiedere il recesso e passare all’acquisto di nuove app, attivando un circolo che prevede nessuna entrata per gli sviluppatori. Un comportamento inaccettabile, che va oltre la civiltà.
Per questo motivo la società ha deciso di fermare i furbi. Quando un algoritmo si accorge degli abusi, per esempio contando il numero di richieste di recesso in un arco di tempo, il sistema avverte con un messaggio, durante l’acquisto successivo, che se si vuole procedere bisogna essere coscienti che la festa è finita. Che per quell’app non è previsto il rimborso in caso di recesso. L’utente a quel punto può decidere se procedere oppure no.
Chi si trova nella necessità di chiedere un rimborso perché realmente trova l’app poco utile, allora può continuare a farlo. Chi ne abusa viene fermato. Anche se onestamente non so se sia giusto far cadere un diritto per i consumatori così, alla volontà dell’azienda.
Non è più facile attivare una finestra di tempo, chessò 1 ora, in cui chiedere il rimborso senza limiti? In 1 ora si ha tutto il tempo di valutare un’app e si evitano i furbetti.
Concordo pienamente con la finestra di tempo di 1 ora. Il problema, purtroppo, è che la legge non è specifica per il mercato elettronico degli app store ma molto più generale. Per non parlare che è una modifica ad una legge ormai un po’ vecchiotta (nell’ottica informatica).
Ovviamente no: non basta un’ora se la legge parla di 14 giorni (che sono oltre 300 ore). Ma trovo strano, in effetti, che una legge del genere si applichi anche ad acquisti di questo tipo. Tra l’altro, vale anche per gli abbonamenti! Avevo dimenticato di disabilitare uno di quegli abbonamenti (acquistati in-app) gratuiti per la prima settimana e poi a pagamento. Quando ho visto l’addebito su iTunes della prima settimana me ne sono accorto. Mi son detto: proviamo il recesso… Ha funzionato!
La soluzione di Apple non vale, perché una legge di Stato è gerarchicamente più forte di un contratto tra privati. Magari qualche furbetto lo ferma, ma se si intestardisce la vincerà comunque lui.
Dal momento che il mondo delle app fa fatturare un bel po’, servirebbe una legge apposta per questo tipo di “commercio”.
La soluzione migliore è secondo questa: l’utente scarica in prova l’app per un paio di giorni, dopodiché può decidere se acquistarla o meno.
Però appunto dovrebbe essere lo Stato o l’Europa a fare la legge.
Infatti, Apple può avere tutte le ragioni di questo mondo, ma se la legge dice “14 giorni per il recesso senza obbligo di motivazioni” lei se la mette via e lo deve fare. Certo bisognerebbe ci fosse una legge apposta, perché un’app non è un divano!