Negli Stati Uniti si parla molto, in questo periodo, di adblocker e del mercato pubblicitario on line in generale. Sarà che molte aziende vivono di questo, ma il tema è veramente infuocato. In Italia, invece, le testate giornalistiche restano come sempre con la tipica espressione del cervo di fronte ai fari delle auto.
Nell’attesa che qualcuno faccia qualcosa, ci si chiede se gli adblocker siano veramente funzionali. Qualcuno ha anche registrato che alcuni di questi rendano irraggiungibile interi siti, mettendo in discussione gli algoritmi utilizzati. Altri, invece, dichiarano che gli adblocker sono strumenti che Apple sta utilizzando per colpire Google e il suo Android. Il fatto che gli editori perdano soldi sono danni che alla società non interessa.
Poi c’è l’aspetto etico. Mentre Marco Arment, con il suo Peace, registra un mega successo in due giorni, per poi pentirsene subito dopo, decidere di cancellare l’app e ridare i soldi agli acquirenti, ci sono altre app come Crystal che hanno imparato presto la canzone. Agli utenti chiedono 0,99 €, così gli editori perdono e loro guadagnano, ma non solo. Volendo, allungando qualche banconota, si può finire automaticamente nella whitelist e non essere oscurati.
Insomma, se Apple voleva creare un vespaio c’è riuscita in pieno. A volte i vespai si muovono in modi incontrollati. Non so a chi la società manderà i suoi prodotti da recensire quando i blog di riferimento avranno chiuso i battenti. Se la società è così brava nel distruggere, dovrebbe altrettanto brava nel creare. Il prossimo modello di business per i giornali on line arriverà dai suoi laboratori? L’app News saprà sfamare tutti?
Se così fosse ci sarà uno spostamento delle notizie su poche piattaforme, come Facebook Instant e News. Una sorta di circuito alla Spotify dove ci si può abbonare per leggere un gruppo di notizie. Un modello alquanto pericoloso, considerando che chi gestisce la piattaforma potrebbe anche controllare i contenuti e decidere cosa bisogna pubblicare.
Non sono nuovi, infatti, i blocchi all’accesso di News da parte di Apple, privilegiando nomi noti e spesso accondiscendenti alle scelte della società.
In tutto questo chi perderà sarà soprattutto il lettore, defraudato dal diritto di scegliere quale fonte consultare. Una limitazione alla sua capacità, razionale o meno, di applicare una meritocrazia che gli consente di personalizzare l’esperienza di lettura delle notizie. Credo che in questi mesi se ne parlerà ancora molto.
Problema molto complesso. Io sono un amante delle pubblicità moderne, che nella maggior parte dei casi sono Vera informazione, ma molte persone si sentono colpite. Probabilmente un po’ sottovalutano cosa sarebbe il mondo (e i blog) senza pubblicità, un po’ sono stanchi di chi ne abusa. Per esempio: navigare in un sito come Repubblica può essere anche traumatizzante, se non fosse così, nessuno si farebbe passare per la testa di tagliare le pubblicità… Insomma argomento complesso al quale onestamente darei più colpa a chi ne ha abusato e ne abusa, che alla Apple.
Se Apple voleva creare un vespaio… Ok che attaccare Apple fa sempre la sua figura ma è l’ultima ad aver implementato questo sistema. Il problema sono i siti che abusano mostruosamente di pubblicità ed in ambito mobile era ormai necessario questo strumento visto che ogni 2×3 ti ritrovi mandato in un sito che vuole attivarti qualche abbonamento sul cellulare.