FBI

Ci voleva l’influenza di Tim Cook per porre sul tavolo dell’opinione pubblica il problema della convivenza tra la privacy e la lotta al terrorismo. In un recente intervento Cook è sceso a spada tratta, issando il vessillo di Apple, alla volta del castello delle intelligence americane.

Da parecchi anni l’FBI sta cercando di sbarazzarsi del sistema di cifratura di Apple, per fare quello che faceva tranquillamente fino a qualche anno fa: entrare nei cellulari a piacimento.

A poche settimane dalla strage di San Bernardino, dove hanno perso la vita 14 persone per mano di due folli, l’FBI ha colto la palla al balzo per farsi aiutare dalla giustizia per scardinare i sistemi di protezione di Apple. Operazione che a quanto pare non è semplice come speravano.

Da un lato abbiamo la richiesta da parte di un giudice che vuole un aiuto per sbloccare l’iPhone dello stragista, dall’altro abbiamo Tim Cook che materialmente non può annullare a piacimento una cifratura a doppio passaggio. È tecnicamente impossibile. È come chiedere di salire a bordo di un aeroplanino di carta e farsi un giro per la città.

Visto che l’attacco ad Apple va oltre San Bernardino, usato solo come pretesto, Cook ha subito messo le carte in tavola alzando i toni della questione. A suo favore sono corsi giganti dell’elettronica, come Google, Facebook, Twitter e WhatsApp. Inoltre in diverse città americane degli attivisti si sono posizionati fuori gli Apple Store per protestare contro la richiesta di creare un iOS con una backdoor, vale a dire un sistema per entrare nei telefoni a distanza senza avvisare i cittadini.

Se al sistema giudiziario americano servisse semplicemente un modo per entrare negli iPhone di alcune persone, si potrebbe creare un sistema per superare la password del singolo telefono, usato fisicamente in una sede autorizzata dal tribunale, dove le autorità, sotto richiesta scritta di un giudice, si fanno aiutare dai tecnici di Apple ad applicare una procedura speciale per una sorta di “recupero password” legalizzato e giustificato da un processo.

Invece credo proprio che l’FBI, come Cook ha compreso, miri a ben altro. Miri piuttosto ad imporre una backdoor in iOS. O spiegandola in modo diverso, vuole un iOS con una backdoor autorizzata per accedere a tutte le informazioni contenute nei dispositivi, anche in tempo reale con l’uso di video e microfono, per ottenere all’istante occhi e orecchi in tutto il mondo.

Se Tim Cook ha visto bene e il pericolo è questo, mi schiero apertamente dalla parte di Apple. La lotta al terrorismo è sacrosanta. I terroristi devono essere sconfitti ma non scardinando quella società, costituzione e quei diritti che formano sorreggono la civiltà occidentale. PerchÊ se per sconfiggere chi vuole eliminare i nostri diritti dobbiamo cancellare i nostri diritti, allora tanto vale arrendersi subito perchÊ il risultato sarebbe il medesimo.

Join the Conversation

1 Comment

  1. Concordo.
    Però la notizia che passa dall’informazione generalista è che “Tim Cook non vuole sbloccare il telefono dei Terroristi”.
    La questione non è che “non vuole” ma che “non può” perchĂŠ il sistema è fatto cosĂŹ, chiuso e riservato.
    Come dici bene tu, lui si spinge oltre dicendo che non aprirĂ  mai un accesso privilegiato perchĂŠ “Fatto per uno, Fatto per tutti”.

Leave a comment

Cosa ne pensi?