Probabilmente un giorno faranno un film sull’attacco terroristico di San Bernardino, ma non sulla tragicità dell’attacco, ma sulla’iPhone sequestrato a Syed Farook, l’attentatore.
Dopo la grande discussione attivata, giustamente, da Apple, sono arrivati tanti colpi di scena. Prima l’FBI usa il caso per costringere Apple a creare una backdoor in iOS, poi l’ente federale ammette ad aver cambiato la password di iCloud dopo il sequestro dell’iPhone dell’attentatore, poi arriva il supporto di praticamente tutta la Silicon Valley a favore di Apple.
Adesso arriva la polizia del distretto di San Bernardino che vorrebbe togliere il caso all’FBI, nel classico modo americano: “Ci sono prove che dimostrano che il caso è di nostra competenza”.
Secondo il dipartimento, infatti, nell’iPhone di Farook potrebbe esserci un potente virus informatico in grado di distruggere le reti dell’intelligence, per questo motivo il telefono dovrebbe essere trattato dal loro ufficio informatico.
L’iPhone è un telefono di proprietà della contea che potrebbe essere connesso al network della città di San Bernardino. L’iPhone sequestrato potrebbe contenere prove evidenti che potremmo trovare solo su un telefono sequestrato usato come arma, per introdurre un agente patogeno dormiente in grado di fare danni all’infrastruttura di San Bernardino.
Ha dichiarato Michael Ramos, procuratore distrettuale di San Bernardino. “Per quello che ne sappiamo”, ha risposto il portavoce David Wert, “non ci sono prove per dimostrare questo pericolo”. Jonathan Zdziarski, esperto forense, ha dichiarato che potrebbe esserci anche un unicorno magico nell’iPhone.
Quale sarà il prossimo colpo di scena?