
Dall’estero, soprattutto dagli Stati Uniti, la nostra potrebbe essere vista come nonsenso, ma noi italiani siamo fatti così. Amiamo chiuderci in una posizione lavorativa, soprattutto se pagata bene, e starci il più tempo possibile. Fino ad invecchiare. Lasciarla persino ai figli e ai figli dei nostri figli. Come una mucca immortale dal quale si può sempre estrarre latte in abbondanza.
È l’Italia delle corporazioni. Quelle nate nel XII secolo e mai andate via. Ci uniamo tutti insieme per salvaguardare il nostro orticello e guai se qualcuno cerca di portarcelo via. Guai se qualcuno ne crea uno più grande e bello. Lo invitiamo gentilmente a sparire, con calci e pugni o carte bollate, come si usa negli ultimi tempi.
Siamo l’Italia dei giudici, dove i politici con i loro Milleproroghe e le loro leggi in Senato non contano a nulla. Siamo l’Italia dell’immobilismo, della palude, del regresso, dello stare fermi. Amiamo mostrare il nostro patrimonio culturale, perché siamo rimasti ancorati storicamente a quel punto.
Uber ora lo sa bene. Nonostante la loro app funzioni decisamente meglio. Nonostante le loro auto siano più confortevoli, i loro autisti più educati, il pagamento delle corse più tracciabile e il servizio di rating dei viaggi più equo, sono stati messi al palo. Il tribunale civile di Roma ha deciso che entro 10 giorni le Uber Black non potranno più circolare.
Concorrenza sleale la chiamano. Poter offrire un’esperienza utente migliore rispetto quella fornita dal tassista burino e dal tirapugni facile è giocare sporco. Come osano portare innovazione in un settore fermo da 60 anni? È l’Italia signori.
Caste, corporazioni, cooperative, tutto in Italia perché non cambi mai niente ed il nuovo è visto come la peste…povera Italia, e poveri noi che cerchiamo di migliorarla!!
Condivido, purtroppo.
Per questo bisogna ringraziare gli italiani e la loro ignoranza che li porta a fare scelte sbagliate, negli investimenti ed in seggio elettorale.
Io non sono affatto dispiaciuto. È capitato anche a me il tassista che mi porta in tangenziale per andare a Linate, ma non confondo le furbate con la pretesa di ignorare ogni norma. Io voglio conoscere a priori la tariffa del servizio e non scoprire che pagherò di più perchè la compagnia ha deciso così, ogni pretesto può divenir lecito. Se vi piace tanto compratevi una bici, uno smartphone e portatemi la cena a casa, sarete i nuovi schiavi. I primi a cui non conveniva più sono gli autisti di Uber che non potevano sfruttare a dovere il proprio tempo e l’investimento sostenuto. Stranamente i più grandi sostenitori del mercato libero sono quelli con capacità minori, come chi commentando non ha colto la differenza tra i due modelli e il fatto che altrove è stato imposto ad Uber di considerare i conducenti come dipendenti. È il modello che è sbagliato, le regole non le fanno le multinazionali, altrimenti ci perde l’utente finale.
Volete un esempio? Siete mai andati in un negozio Carpisa? C’è la tabella delle valigie con le dimensioni ammesse da ogni compagnia. Qui mi devo preoccupare di avere il bagaglio 2cm più stretto se voglio volare con certe low-cost, se sforo la valigia pagherà più del mio culo seduto in cabina. Andate in Giappone, comanda lo Stato, vuoi fare il vettore? Gli standard qualitativi sono imposti, puoi portare, eccetto i Note 7, un computer, una valigia da 23Kg in stiva, una da 10 in cabina e un cappello. Io per andare in Giappone andata e ritorno pago solo il 50% in più che fare Milano Catania in agosto. Svegliatevi!
E prenotare un taxi per fare KIX – Kyoto costa meno di € 40, come andare a Milano da viale Monza a Quarto Oggiaro.