Perché avere una piattaforma chiusa dove si controllano tutte le app che possono essere installate, evitando che vi finiscano malware e virus quando si può avere una piattaforma aperta e senza controlli?
Personalmente appoggio la decisione di Apple di controllare l’App Store e renderlo l’unico negozio disponibile per iOS. Una decisione che negli ultimi 10 anni ha evitato virus e malware per iPhone e iPad, ha evitato che gli hacker facessero circolare finte app, ha evitato problemi di sicurezza.
È vero macOS non è sottoposto a queste procedure. Il Mac App Store non è obbligatorio, ma questo, che da un lato permette via libera a maggiore scelta e al propagare il software open source, pone anche un serio problema di sicurezza come evidenziano i tanti casi degli ultimi anni.
Ma forse per Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica (che nel frattempo non esiste più), non è un problema, perché dovrebbero essere le aziende a creare dei sistemi operativi sicuri, come in tutti i mondi bucolici dove la fame del mondo non esiste. Perché è l’unica spiegazione al recente disegno di legge che obbliga le aziende a fornire l’accesso ai software open source.
Un disegno di legge che, all’articolo 4, pone come diritto degli utenti l’utilizzo equo di software proprietario o open source. Vale a dire che se questa legge entrasse in vigore obbligherebbe Apple ad aprire iOS come macOS, consentendo la creazione di tanti altri negozi con la circolazione indiscriminata di software non controllato.
Una legge che è già stata approvata alla Camera e che ora passa al Senato. Appoggiata dal M5S, la legge potrebbe essere affossata presto dal PD e i suoi alleati, evitando l’installazione dell’antivirus per iOS.
Qualcuno l’ha definita una legge anti iPhone, perché se passasse Apple potrebbe decidere di evitare di vendere i suoi dispositivi in Italia pur di non aprire iOS alla carovana selvaggia e senza controllo della rete.
Mi dispiace per Quintarelli, ma lo slogan “evviva l’open source” non è sempre sinonimo di vantaggi.
Aggiornamento: Stefano Quintarelli mi ha chiarito alcuni punti sull’interpretazione dell’articolo 4 del disegno di legge. In pratica la legge, se entrasse in vigore, non porrebbe di base l’apertura a negozi di terzi per iOS. Porrebbe dei poteri per l’AGCM che potrebbe agire in caso di abuso e danneggiamento dei consumatori, senza passare per l’iter europeo che è più lungo. Si applicherebbe il codice del consumo che prevede multe e, solo per comportamenti reiterati, modifiche strutturali. In pratica se l’AGCM si accorgesse che Apple non approvando app di terzi danneggiasse l’utente, potrebbe sanzionarla con multe fino a 5 milioni di € e chiedere delle modifiche.
Cose da pazzi. Speriamo che Renzi blocchi questa scemenza
Dalle mie parti una mossa del genere, quel chiarimento, si chiama anche: “fare marcia indietro cercando di non perdere troppo la faccia”….
concordo… con la scusa della libertà per l’utente, hanno fatto la solita porcata. L’utente è liberissimo, scelgo iPhone anche per il suo sistema chiuso, altrimenti prenderei un Android…