Con l’arrivo di iOS 12 Apple ha integrato una funzione richiesta da tempo: Screen Time. Si tratta di uno strumento aggregativo dei dati per sapere quanto tempo impieghiamo sullo smartphone. Non solo il sistema ci dice quanto tempo passiamo sul telefono (o tablet), ma ci dice esattamente quali app usiamo di più e ci manda una notifica settimanale.

Nell’attesa che arrivi anche nel Mac, alcuni sviluppatori hanno pensato bene di creare delle versioni alternative. In pratica hanno pensato di offrire un’esperienza utente diversa da quelle di Apple, probabilmente migliore, per mostrare i dati in modo diverso. Peccato che Apple non abbia gradito.

Non certo per dei confronti di bravura: la società ha sempre spinto gli sviluppatori a fare di meglio, come accade nel settore delle app del calendario o quelle meteo. Il problema è nella privacy.

Gli sviluppatori hanno usato delle API non ufficiali per carpire i dati da Screen Time e rimandarli nella loro app. Questo viola la regola 2.5.1 del regolamento dell’App Store. Inoltre è stata violata la norma 5.2.5 che vieta di realizzare app che svolgono la stessa funzione delle app di base di Apple.

Il problema più grosso è che quei dati potrebbero essere conservati da altri per realizzare profili utente e veicolare delle pubblicità. Per questo motivo la società al momento ha cancellato ben 11 applicazioni che svolgevano quella funzione.

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