
La critica maggiore che si fa ad Apple quando paventa la grande sicurezza dei suoi sistemi è la lotta contro il crimine. Se le telefonate sono cifrate, i messaggi pure ed è impossibile accedere ai dati contenuti negli iPhone perché tutto è mantenuto integro dal chip Secure Enclave, come possono le forze dell’ordine accedere ai dati dei criminali?
Per questo motivo da tempo le autorità chiedono la creazione di una backdoor per accedere liberamente ai dispositivi segnalati. Porta di accesso ai dati che Apple non vuole creare perché potrebbe essere utilizzata impropriamente da malintenzionati e governi corrotti.
Questo non significa che non si può accedere del tutto ai dati. Quelli salvati nei profili iCloud online non sono cifrati ed è questa la fonte primaria dove Apple va a pescare quando le autorità chiedono di accedere ai dati dei dispositivi indicati. Questo non significa che l’accesso è libero.
Apple ha una piattaforma dove inoltrare le richieste che sono vagliate attentamente da un ufficio legale. Questi si accerta che rispondano alla legge, come la presenza dell’ordinanza di un giudice. Capita, quindi, che molte richieste vengano rifiutate. A tal proposito la società pubblica un report annuale dove si indicano il numero di richieste ricevute e quelle approvate.
Per il 2019 si legge:
- In Asia 139.923 richieste riguardanti 6.207 dispositivi. Approvate l’86%.
- In Europa, Africa, Medio Oriente e India 40.828 richieste su 19.992 dispositivi. Approvate l’80%.
- In America Latina 2.956 richieste su 760 dispositivi. Approvate l’85%.
- Negli Stati Uniti 11.870 richieste su 4.796 dispositivi. Approvate l’84%.
Nello specifico in Italia sono state effettuate 1.033 richieste su 394 dispositivi con un tasso di approvazione del 61%. Le richieste di attività fraudolente con carte di credito sono state 251 su 155 dispositivi con l’approvazione di appena il 25% delle richieste.
La media generale di approvazione delle richieste di accesso ai dati è dell’82%. Apple riceve in media 536 richieste di accesso al giorno.