
Nel catalogo di Apple TV+, sempre più denso di produzioni di alto livello, si fa largo una serie che non ha paura di sporcarsi le mani. Smoke, un thriller psicologico che scava nelle ossessioni di una comunità e dei suoi abitanti. Un racconto che si prende il suo tempo per avvolgere lo spettatore in una spirale di mistero e tensione.
Il percorso di Smoke fino ad Apple TV+ è stato lungo e complesso. Annunciato nel dicembre 2022, il progetto nasce con il titolo di Firebug e segna il ritorno della coppia creativa formata da Dennis Lehane e Taron Egerton1, già insieme per la miniserie di successo Black Bird.
L’ispirazione arriva da una storia vera, quella dell’incendiario John Leonard Orr, raccontata nell’omonimo podcast Firebug. A marzo 2024, il cast si arricchisce con l’ingresso di Jurnee Smollett2 e John Leguizamo3. Le riprese iniziano a Vancouver nello stesso mese, ma è solo più tardi che il titolo viene cambiato in Smoke. La serie ha debuttato il 27 giugno 2025.
Indice dei contenuti
Trama: Un Intreccio di Fiamme e Psiche
Smoke ci trascina nelle atmosfere cupe e umide del Pacifico nord-occidentale, un luogo dove la pioggia sembra voler lavare via peccati che, invece, restano appiccicati all’asfalto. Qui seguiamo le vicende di Dave Gudsen (Taron Egerton), un investigatore di incendi dolosi dal passato ingombrante.
Non è il classico eroe senza macchia; è un uomo spezzato, un ex vigile del fuoco che ha visto troppi orrori e che ora cerca una qualche forma di redenzione, o forse solo di oblio, nel suo lavoro. La sua vita privata è un puzzle complicato, con un nuovo matrimonio e un figliastro adolescente che lo guarda con sospetto.
La sua routine viene sconvolta dall’arrivo della detective Michelle Calderone (Jurnee Smollett), una donna tosta e ambiziosa, mandata da un altro distretto per indagare su una serie di incendi che stanno terrorizzando la regione.

La loro collaborazione è tutt’altro che idilliaca. Si studiano, si scontrano, si annusano come due animali selvatici costretti a condividere la stessa gabbia. Lei è metodica, razionale; lui è istintivo, quasi viscerale nel suo approccio. È un duetto basato su una tensione costante, non solo professionale ma anche personale.
L’indagine si rivela subito più complessa del previsto. Non si tratta di un singolo piromane, ma di due individui che sembrano agire in tandem, con modalità diverse ma ugualmente letali. Questo dualismo trasforma la caccia all’uomo in un gioco di specchi, un labirinto psicologico in cui i due investigatori sono costretti a entrare. Ogni nuovo incendio è un messaggio, una sfida lanciata non solo alle autorità, ma anche ai demoni interiori dei protagonisti.
Dennis Lehane, da maestro del noir quale è, non si limita a costruire un semplice whodunit. Usa il pretesto del thriller per dipingere un affresco desolante della provincia americana, un luogo dove la noia, la frustrazione e i segreti inconfessabili possono generare mostri.
I sospettati sono persone comuni: un impiegato frustrato, un vigile del fuoco dal comportamento ambiguo, persino un ex detective alcolizzato, interpretato da un magnifico John Leguizamo, che un tempo era partner di Gudsen.
La trama si snoda su più livelli. Da un lato c’è l’indagine poliziesca, fatta di indizi, false piste e interrogatori serrati. Dall’altro, e forse è questo il cuore pulsante della serie, c’è l’indagine psicologica.
Smoke è un’esplorazione della natura del male, della facilità con cui una persona qualunque può superare il confine e diventare un distruttore. Ma è anche una riflessione sulla fragilità umana, sulla difficoltà di convivere con i propri fantasmi. Gudsen e la Calderone non sono solo cacciatori; sono anche loro, a modo loro, delle prede.
Prede del loro passato, delle loro ossessioni, delle loro bugie. La serie ci mostra come l’indagine li costringa a fare i conti con se stessi, a guardare in faccia quelle parti di sé che preferirebbero tenere nascoste, proprio come il fumo che si insinua ovunque, denso e soffocante.
Impressioni: Un Capolavoro Lento che Esige Attenzione
Non giriamoci intorno: Smoke non è una serie per tutti. Se cercate azione sfrenata, inseguimenti mozzafiato e colpi di scena a ogni angolo, probabilmente vi annoierete. Questa è una serie che richiede pazienza, che chiede allo spettatore di lasciarsi avvolgere dalla sua atmosfera opprimente e di assaporare ogni dialogo, ogni silenzio, ogni sguardo.
Il ritmo è volutamente lento, quasi estenuante in certi momenti, ma è una lentezza funzionale. Serve a farci entrare nella testa dei personaggi, a farci sentire il peso della loro solitudine, la monotonia di un’indagine che sembra non portare da nessuna parte.
Dennis Lehane conferma il suo talento straordinario nel creare personaggi complessi e tormentati. Dave Gudsen, con la sua aria da cane bastonato e i suoi scatti di rabbia improvvisa, è un antieroe memorabile. Taron Egerton si spoglia di ogni vezzo da star e si cala anima e corpo nel ruolo, regalandoci una delle sue interpretazioni più intense e sofferte. Non è da meno Jurnee Smollett, che riesce a trasmettere tutta la forza e la fragilità di una donna che cerca di farsi strada in un mondo di uomini, e che nasconde dietro la sua facciata da dura una vulnerabilità commovente. La loro chimica è elettrica, un misto di attrazione e repulsione che costituisce la spina dorsale emotiva della serie.

La regia, affidata a nomi esperti come Kari Skogland, è di una eleganza rara. Ogni inquadratura è studiata, ogni movimento di macchina ha un senso. La fotografia è splendida, con i suoi toni freddi e desaturati che riflettono perfettamente lo stato d’animo dei personaggi e l’ostilità dell’ambiente.
Uno degli aspetti più riusciti di Smoke è la sua capacità di creare un senso di paranoia crescente. Man mano che la storia procede, lo spettatore inizia a dubitare di tutti. Ogni personaggio, anche il più insospettabile, sembra avere qualcosa da nascondere.
La serie gioca con le nostre aspettative, ci porta su false piste, ci costringe a mettere in discussione le nostre certezze. È un thriller psicologico nel senso più puro del termine, un’opera che lavora più sulla suggestione che sull’azione, più sull’inquietudine che sullo spavento.
Certo, la lentezza del racconto potrebbe essere un ostacolo per alcuni, e la trama, a volte, sembra avvitarsi su se stessa. Ma sono difetti veniali, piccoli nei in un corpo altrimenti perfetto.
Se amate i thriller d’atmosfera, quelli che vi scavano dentro e ti lasciano un’eredità di dubbi e domande, allora Smoke è la serie giusta.
Curiosità dal Set
Un dettaglio interessante riguarda il cambio di titolo da Firebug a Smoke. Una scelta che, secondo i produttori, riflette meglio il tono della serie. Non si parla solo di incendi, ma di ciò che resta: il fumo, le ceneri, i segreti offuscati.
Inoltre, la serie è stata presentata in anteprima al Tribeca Festival 2025, ricevendo un’accoglienza molto positiva per la qualità della scrittura e delle interpretazioni, consolidando l’attesa per il suo arrivo su Apple TV+.

L’Uomo che Appiccava il Fuoco: La Vera Storia di John Leonard Orr
La serie Smoke affonda le sue radici in una storia vera, quella di John Leonard Orr, uno dei piromani più prolifici e insospettabili della storia americana. La sua vicenda è un paradosso vivente, un’ agghiacciante commedia nera.
Orr non era un delinquente comune; era un rispettato capitano dei vigili del fuoco e un rinomato investigatore di incendi dolosi per il Glendale Fire Department, nel sud della California. Era l’uomo che tutti chiamavano per capire l’origine di un incendio, senza sospettare che, in molti casi, l’origine fosse proprio lui.
Tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, Orr ha appiccato quasi 2.000 incendi, causando danni per milioni di dollari e la morte di quattro persone. La sua tecnica era diabolicamente semplice: un dispositivo incendiario a tempo, creato con una sigaretta, alcuni fiammiferi, un elastico e un pezzo di carta. Questo congegno gli permetteva di essere lontano dalla scena del crimine quando le fiamme divampavano, costruendosi alibi di ferro. La sua motivazione era un complesso mix di noia, desiderio di potere e una sorta di “sindrome dell’eroe”: creava il problema per poi essere celebrato come colui che lo risolveva.

La sua cattura fu il risultato di un’indagine lunga e meticolosa. Gli investigatori notarono uno strano schema: molti incendi scoppiavano durante o subito dopo conferenze per investigatori di incendi dolosi.
I sospetti si concentrarono su Orr e la prova regina arrivò dal suo stesso ego. Gli agenti trovarono il manoscritto di un romanzo che stava scrivendo, intitolato Points of Origin, in cui il protagonista era un vigile del fuoco piromane che usava tecniche identiche a quelle degli incendi irrisolti. Fu la sua stessa vanità a tradirlo, fornendo agli inquirenti una confessione scritta nero su bianco.
L’Accoglienza della Critica
Su Rotten Tomatoes, la serie ha ottenuto un punteggio del 73% basato su 52 recensioni, con un consenso che recita: “Smoke oscura il suo fascino con una trama elusiva fino a quando finalmente non accende un fuoco sotto la sua storia, ma le interpretazioni dominanti di Taron Egerton e Jurnee Smollett mantengono questo dramma guardabile per tutto il tempo“.
Recensioni Positive:
“Un thriller psicologico avvincente che ti cattura lentamente e non ti lascia più andare. Egerton e Smollett sono eccezionali.”
“Lehane tesse una trama complessa e matura, un dramma criminale che è tanto un’esplorazione del personaggio quanto un mistero.”
“Visivamente sbalorditivo e scritto in modo impeccabile. Smoke è un esempio di televisione prestigiosa al suo meglio.”
Recensioni Negative:
“Il ritmo glaciale e la trama volutamente oscura rendono difficile rimanere coinvolti, nonostante le buone interpretazioni.”
“La serie si perde nelle sue stesse ambizioni, offrendo un’esperienza più frustrante che gratificante.”
“Cerca di essere un dramma di prestigio, ma finisce per essere un esercizio pretenzioso e privo di una vera scintilla.”
La Promessa di una Seconda Stagione
Smoke è stata concepita come una miniserie, ma il finale aperto e il successo ottenuto lasciano la porta aperta a una seconda stagione. L’idea sarebbe quella di trasformarla in una serie antologica, con una nuova storia e nuovi personaggi.
Un po’ come è accaduto per altri show di successo, questo formato permetterebbe di esplorare nuove ossessioni e nuovi misteri.

Conclusioni
Smoke è interessante. Lo trovate con le sue 9 puntate su Apple TV+.
FAQ
1. La storia di Smoke è completamente di finzione?
No, la serie è ispirata a eventi reali, in particolare ai crimini dell’incendiario John Leonard Orr, raccontati nel podcast Firebug.
2. Devo aver visto Black Bird per apprezzare Smoke?
Assolutamente no. Sebbene condividano lo sceneggiatore e il protagonista, le due serie sono completamente indipendenti e non hanno legami di trama.
3. La serie è adatta a un pubblico sensibile?
Smoke tratta temi maturi e contiene scene che potrebbero turbare alcuni spettatori. La visione è consigliata a un pubblico adulto e consapevole.
- Taron Egerton: Kingsman – Secret Service (Gary “Eggsy” Unwin), Rocketman (Elton John), Eddie the Eagle – Il coraggio della follia (Eddie “The Eagle” Edwards). ↩
- Jurnee Smollett: Lovecraft Country – La terra dei demoni (Letitia “Leti” Lewis), Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (Dinah Lance / Black Canary), The Great Debaters – Il potere della parola (Samantha Booke). ↩
- John Leguizamo: Moulin Rouge! (Henri de Toulouse-Lautrec), L’era glaciale (Sid), John Wick (Aurelio). ↩
Smoke

Regista: Kari Skogland
Data di creazione: 2025-06-27 19:27
4
Pro
- Atmosfera densa e avvolgente: La regia e la fotografia costruiscono un mondo cupo e opprimente che diventa protagonista del racconto.
- Scrittura profonda: Dennis Lehane crea un thriller psicologico maturo, che scava nell'animo umano invece di puntare solo sull'azione.
- Tensione psicologica: La narrazione lenta ma costante costruisce un senso di paranoia e suspense che cattura lo spettatore.
Contro
- Ritmo lento: La narrazione contemplativa potrebbe risultare ostica per chi cerca un thriller più dinamico e convenzionale.
- Trama a tratti contorta: La complessità della storia e i numerosi personaggi possono rendere la visione impegnativa e a rischio di confusione.
- Poca azione: La serie privilegia il dialogo e l'introspezione, lasciando le scene d'azione in secondo piano.