
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra” disse Martin Luther King in un suo discorso. Uno degli uomini che ha ispirato di più Tim Cook, tanto da spingerlo ad avere una sua foto nell’ufficio del campus di Apple, ha difeso con la sua vita le oppressioni dei più deboli.
Non credo che la sua frase si riferisse alla Cina. Lì Apple ha deciso che il fatturato è molto più importante della giustizia. E se il governo cinese dice che un’app deve essere cancellata allora va bene, verrà cancellata.
Come ha comunicato il New York Times, l’app del quotidiano è stata eliminata dall’App Store cinese. Il governo ha stabilito che una stampa libera non va bene per tenere uniti i cinesi sotto lo stesso tetto, quindi meglio dare informazioni approvate dal partito.
Siamo stati informati della violazioni delle leggi locali per quell’applicazione. Come risultato abbiamo eliminato l’app dall’App Store Cina. Se questa situazione cambierà, l’App Store offrirà di nuovo il New York Times in Cina.
Ha dichiarato un portavoce della società. Strano che Tim Cook non abbia difeso la libertà di stampa a spada tratta, come fece con la privacy degli utenti nel caso di San Bernardino. Ma che volete che faccia? Va bene migliorare il mondo, ma a patto che questa missione non tocchi il fatturato.
La situazione è molto complessa, e non mi aspetto da nessuno atti di sconfinato “idealismo” nel rinunciare agli affari in nome dei principi, nessuna corporation può permettersi di farlo nè oggi nè in futuro. Altra cosa è invece presentarsi spudoratamente come la “parte buona” del mondo Tech che si batte nella società per rendere migliore il mondo, combattendo contro quelli “cattivi” che vogliono inquinare, ridurre i diritti civili eccetera. Tutti i grandi gruppi come Amazon (con Bezos e il suo Washington Post che spara a zero sui “nemici”), Musk, Zuckerberg eccetera militano attivamente per un certo schieramento, la Silicon Valley non è ambigua anzi. Non che Apple non abbia indiscussi meriti in materia, il più grande e riuscito prodotto (o servizio) di Apple è la difesa della privacy dell’utente (ed il “it just works” che non è tanto lontano da ciò), ma dovremmo cercare di spiegare a quelli che “Trump è la rovina della net neutrality”, che l’ “Alt Right sono i nuovi fascisti”, che le “fake news diffondono ignoranza”, che appunto, tutti i cicisbei alla corte dei “belli buoni e bravi”, poi non si comportano diversamente quando il loro portafoglio è minacciato. Non sono migliori eticamente in nulla rispetto ai personaggi che sono impegnati a demonizzare, indipendentemente da come la gente voti o acquisti. E i sistemi di censura informatica utilizzati nelle dittature quasi sempre sono di marchio occidentale.
La situazione è pertanto, un po’ più complessa, cari amici della Electronic Frontier Foundation, e cari signori della Silicon Valley. Non ve ne faccio una colpa, so che è un mondo complicato, ma neanche potete permettervi di presentare una scena in cui i buoni siete solo e sempre voi, fate tutto e il contrario di tutto ed in buona sostanza avete sempre ragione ance quando vi contraddite. Non ve lo potete permettere.