
Apple per Trump: l’immagine ha la forza di un verdetto. Tim Cook, CEO di Apple, che porge a Donald Trump un oggetto tanto sfarzoso quanto emblematico: una statua con una base in oro massiccio. Non un semplice gesto di cortesia, ma il simbolo di una capitolazione strategica del colosso di Cupertino.
Per evitare i dazi che minacciano di erodere i margini di profitto, la strategia Apple per Trump ha scelto la via della realpolitik, mettendo sul tavolo un tributo d’oro e la promessa di investimenti colossali.
Una mossa che solleva interrogativi profondi sull’integrità di un’azienda che ha fatto dei valori etici un pilastro della sua comunicazione. Quando il pragmatismo economico incontra la politica dei dazi, anche i principi più solidi sembrano diventare negoziabili.
La domanda non è più se Apple si piegherà , ma quanto è disposta a pagare, in oro e in credibilità , per mantenere intatto il suo impero. Il CEO di una delle aziende più potenti del mondo si è presentato alla Casa Bianca non come un partner, ma come un vassallo che porta doni al suo signore per ingraziarsene i favori, un’immagine che stride con l’aura di indipendenza che l’azienda di Cupertino ha sempre cercato di proiettare.
Indice dei contenuti
Un Regalo dal Peso Specifico
Il fulcro della scena è l’omaggio. Un manufatto che definire pacchiano è un eufemismo: una lastra di vetro circolare con il logo della mela, montata su una base di oro massiccio a 24 carati. Un oggetto che sembra uscito da una televendita di lusso, più che dal quartier generale di un’azienda votata al minimalismo. Ma al di là del dubbio gusto estetico, è il valore materiale a parlare.
“Un pezzo di vetro 100% americano su una base d’oro 24k”
Questa la descrizione ufficiale, quasi a voler mascherare la sostanza. Ma di che sostanza parliamo? Se la base fosse un lingotto d’oro standard da investimento, il cui peso si aggira sui 12,4 kg, al valore attuale dell’oro, il solo costo della materia prima supererebbe abbondantemente i 900.000 euro.
Un “regalo” che è, a tutti gli effetti, un lingotto mascherato da soprammobile, un gesto plateale per saziare le manie di grandezza di un presidente sensibile al luccichio del metallo prezioso.

Cento Miliardi per la Pace Fiscale
Il regalo oro Trump è solo l’antipasto. Il piatto forte è la promessa di Apple di aumentare il suo impegno negli Stati Uniti di altri 100 miliardi di dollari, portando il totale a 600 miliardi entro il 2029. Un impegno che si traduce in programmi come l’American Manufacturing Program, che mira a rafforzare la produzione interna.
L’obiettivo è chiaro: ottenere l’esenzione dazi Cina sui componenti chiave dei suoi prodotti. Tim Cook non sta semplicemente investendo nell’economia americana; sta comprando una polizza assicurativa contro le politiche protezionistiche che potrebbero costare all’azienda miliardi di dollari. È il prezzo da pagare per continuare a produrre in Cina senza subire le conseguenze della guerra commerciale.
Il Dilemma Etico di Apple
Questa strategia solleva un’obiezione fondamentale: dove finisce il pragmatismo e inizia il compromesso morale? Apple ha costruito la sua immagine su valori come la privacy, la sostenibilità e la responsabilità sociale. Vederla scendere a patti in modo così plateale con un’amministrazione dalle politiche controverse crea una dissonanza evidente.
Tim Cook si trova a camminare su una corda tesa tra gli interessi degli azionisti, che chiedono profitti, e la coerenza con i valori del brand, che garantiscono la fedeltà dei consumatori. Questo episodio dimostra che, di fronte alla minaccia dei dazi, la priorità è stata data senza esitazione al bilancio aziendale.
Una scelta comprensibile dal punto di vista finanziario, ma che lascia un sapore amaro in bocca a chi vede in Apple qualcosa di più di una semplice macchina da soldi.
FAQ – Domande Frequenti
1. Perché Apple ha fatto un regalo così costoso a Trump?
Il regalo Apple per Trump è un gesto simbolico per rafforzare la relazione con l’amministrazione e facilitare i negoziati sui dazi. Il valore dell’oro serve a impressionare e a dimostrare la serietà dell’impegno di Apple, un atto di captatio benevolentiae verso una figura politica sensibile a simili manifestazioni di ricchezza e potere.
2. Gli investimenti di Apple negli USA sono una novità ?
No, Apple investe da tempo nell’economia statunitense. La novità è l’incremento di 100 miliardi di dollari, una cifra enorme annunciata in un momento politicamente strategico per influenzare le decisioni sui dazi. L’impegno include anche collaborazioni strategiche con fornitori americani come Corning, per la produzione di vetro per iPhone e Apple Watch.
3. Quali sono i rischi dei dazi per Apple?
I dazi aumenterebbero il costo dei componenti importati dalla Cina, costringendo Apple a scegliere tra assorbire i costi (riducendo i margini di profitto) o aumentare i prezzi al consumo (rischiando di perdere quote di mercato). Entrambi gli scenari sono estremamente dannosi.
4. Apple non potrebbe semplicemente spostare la produzione dalla Cina?
Spostare una catena di approvvigionamento complessa come quella di Apple richiederebbe anni e costi enormi. La Cina offre un ecosistema di produzione, logistica e competenze che non è facilmente replicabile altrove. L’esenzione dazi Cina rimane la via più rapida ed economica.
Giusto per ricordare cos’è Apple