Net NeutralityIl traffico dati diventa sempre di più un elemento essenziale per molte aziende. Oltre ai fruitori, che crescono di anno in anno, i provider, vale a dire le aziende che offrono gli abbonamenti, vedono aumentare la banda necessaria alla navigazione, spinte ad investire in infrastrutture in grado di aumentare la velocità e la capacità1. In Italia, per esempio, siamo ad una velocità media di 4,4 Mbps e una crescita, rispetto al 2012, del 34,6% del traffico dati.

In tutto questo la responsabilità dei provider per la diffusione della rete è molto importante. In un mondo ideale avremmo una sorta di "internet comunista", nel senso una rete finanziata interamente dallo Stato e offerta ai cittadini come lo si fa con dei servizi quali strade ed acqua.

Per salvaguardare delle ingerenze politiche sulla rete, in pieno stile liberista, la gestione delle reti è organizzata da aziende private. Queste non possono agire senza freni, ma devono osservare delle regole, come quelle riguardanti la Net Neutrality.

Negli Stati Uniti, per esempio, la FCC (Federal Communications Commission) emana dei regolamenti. Uno di questi è stato bocciato dal tribunale di Washington lo scorso 14 gennaio. La sentenza n.11.1356, infatti, ha dato ragione all'operatore Verizon contro la Net Neutrality.

Ma cos'è la Net Neutrality? La spiegazione viene da Sir Tim Berners-Lee, inventore di internet:

Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.

In pratica internet, siccome è nato libero, non deve essere modificato dai provider per aumentare o abbassare la velocità in base alle loro preferenze. Per esempio offrendo velocità diverse in base al prezzo che si paga o al dispositivo utilizzato. Non si possono fare differenziazioni neanche sul contenuto. Per esempio limitando la banda quando si visitano dei siti, come YouTube, e aumentando la velocità quando si visitano altri siti, come quelli con le offerte commerciali.

In realtà in Italia non esiste una legislazione ben precisa. Al momento si va avanti con il buon senso degli operatori e con gli esempi dall'estero. Ciò porta a dei casi un po' ambigui: per esempio Vodafone offre degli abbonamenti divisi per velocità, mentre molti utenti di H3G lamentano una riduzione della velocità quando si superano alcune soglie giornaliere completamente arbitrarie e segrete.

Negli Stati Uniti il tribunale ha bocciato la Net Neutrality perché nel regolamento della FCC si faceva riferimento agli operatori e non ai provider, visto che all'epoca non erano società distinte dagli operatori. Questo cavillo ha portato al verdetto contro la Net Neutrality.

Nulla, fortunatamente, è ancora perduto. La FCC provvederà a colmare la falla e a chiedere il ritorno della Net Neutrality. In questo processo legislativo potrebbero nascere delle iniziative poco carine da parte dei provider e ciò allarma non poche persone.

  1. Argomento molto spinoso in quanto in Italia siamo un po' messi mal (vedi PDF).

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