La natura umana, seppur evoluta, resta becera e meschina. Anziché pensare a migliorare se stessi e il proprio lavoro, spesso negli uffici o nei cantieri ci si focalizza sul gioco del “chi va a letto con chi”, occupandosi della vita delle persone e rovinandole, a volte. Questo ovviamente danneggia tutti, la società e anche il futuro delle carriere delle persone che vi lavorano.
In un articolo apparso oggi sul Wall Street Journal Tim Cook, inserito da Out tra i 50 gay più potenti degli Stati Uniti, ha raccontato la Employment Nondiscrimination Act, vale a dire l’uso della politica di non discriminazione applicata in Apple.
In Apple proviamo ad assicurarci che le persone capiscano che non devono lasciare la loro identità fuori dalla porta. Abbiamo lavorato per creare un sicuro e ben posto luogo di lavoro per tutti i dipendenti, senza distinzione di razza, sesso, nazionalità e orientamento sessuale. Abbiamo scoperto che dove le persone si sentono apprezzate per ciò che sono, si sentono anche bene e in confidenza con il miglior lavoro della loro vita.
L’Employment Nondiscrimination Act non è ancora una legge federale. Cook con il suo intervento vuole spingere il lavoro dei senatori a votarla e farla diventare obbligatoria in tutte le aziende.
Considerando i morti causati dai bulli che si sentono “maschi” o, specularmente, le donne che si sentono “più donne” offendendo coloro che hanno gusti diversi, un atto del genere sarebbe molto utile anche nel nostro Paese, dove spesso l’articolo 31 della Costituzione viene dimenticato.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.↩