C’era una volta il cinema. Un luogo fantastico dove si poteva passare un’ora abbondante di distrazione, lontani dal logorio della vita quotidiana. Un’occasione per uscire, portare in giro una ragazza, distrarsi e anche informarsi. Il cinema è uno di quei posti magici che fortunatamente resiste nel tempo. Un tempo che forse sta per finire ed è tutta colpa degli smartphone.
Sopravvissuto alla pirateria, che molti temevano come la peste1, il cinema sta per entrare in una grande crisi. E non è generata dall’economia traballante o dai film non sempre attraenti, ma per le crepe sulla grande colonna che ha permesso la sua sopravvivenza in tutti questi anni. Una colonna che regge intere industrie: l’esperienza utente.
Nonostante siano disponibili sistemi in grado di replicarne l’esperienza in casa, immaginiamo agli impianti home theater e le TV da oltre 50 pollici, le persone continuano ad andare al cinema. Un’esigenza generata dalle sensazioni che si provano nell’entrare in una sala: sedersi su una comoda poltrona, avere uno schermo in grado di coprire tutta la visuale e offrire un’audio pulito ed avvolgente.
Inoltre a questo si aggiunge la gioia dettata dalla socialità: andare al cinema con altre persone, condividere le sensazioni date dalla pellicola e aggiungere una cenetta post film, con tanto di commenti sulla trama e gli attori. Tutto questo è difficilmente replicabile.
Un’esperienza utente distrutta dagli smartphone. Non perché i film sono riprodotti nei minuscoli schermi, ma perché sempre più persone, in barba alle comuni regole di civiltà, utilizzano il telefono durante la proiezione della pellicola. L’accensione del display, il fascio di luce elevato e il ticchettio dei tasti interrompono il coinvolgimento e rovinano l’atmosfera. Un po’ come fermarsi durante un rapporto amoroso per tossire per 20 secondi. L’attimo diventa imbarazzante e il coinvolgimento del momento evapora.
E capirei se arrivassero messaggi di avvertimento di un enorme mostro nel parcheggio adiacente che sta distruggendo le auto. Capirei anche l’urgenza di sapere di essere diventati papà, o del ricco zio morto con annessa eredità. Ma la verità è che l’unica distrazione è il desiderio di vedere le notifiche. I like. La prova che da qualche parte c’è qualcuno interessato alla nostra vita.
Una degenerazione chiamata SMAD (Social Media Anxiety Disorder). L’ansia da like che, secondo uno studio americano, è seconda solo all’alcolismo e alla depressione, colpendo tra il 13 e il 14% della popolazione. Scrivere stupidaggini, condividere notizie populiste, commentare le notizie più gettonate della giornata e pubblicare foto del gattino o del nipotino, sono solo alcuni esempi di comportamenti da SMAD. La voglia di collezionare like e commenti, per sentirsi un centro di socialità, al pari delle figure chiave delle compagnie, i gruppi di adolescenti che spesso imitano comportamenti e abbigliamento del leader del gruppo.
E allora si accende lo smartphone, il fascio di luce rovina tutto e l’esperienza del cinema cade. Se un giorno il cinema morirà, e lo farà se continuerà la tendenza in discesa dei biglietti, sarà stata solo colpa degli smartphone. Sempre se, nel frattempo, le persone che disturbano non riusciranno a comprendere che forse esistono altre persone sedute a fianco a loro. Non daranno loro dei like, ma saranno altrettanto riconoscenti del rispetto reciproco.
- In realtà i dati dimostrano che la pirateria non fa poi così male al cinema. ↩
ciò che rovina l’esperienza al cinema non sono gli smartphone ma l’idiozia e la maleducazione delle persone che:
1) messaggiano durante il film (ma son sicuro che si tratta di cose importantissime!)
2) TELEFONANO durante il film (beh, non si può non rispondere a una chiamata, potrebbe essere di vitale importanza per l’intera umanità!)
3) PARLANO e commentano ogni piccola cavolata durante il film (magari il vicino di posto è un non vedente…)
la soluzione? ma non c’è soluzione all’idiozia e alla maleducazione!