Vi siete mai chiesti come fa Coca-Cola, una bevanda realizzata da un farmacista nel 1886, ad essere ancora oggi una delle bevande più vendute del mondo? Se fosse bastato imbottigliarla e distribuirla sarebbe già morta da molti anni. Invece no, una bottiglia di Coca-Cola resta pur sempre un prodotto riconoscibile nella nostra mente, al di là del prodotto di per se.
Davide Butler – vice presidente per l’innovazione e l’impreditorialità di Coca-Cola – cerca di spiegare il successo dell’azienda mediante una sorta di metodo usato negli ultimi decenni. Un metodo che ricorda molto quello usato da Apple: la cura dei particolari.
La carriera di Butler è stata costruita mediante il suo approccio a definire designer ogni dipendente dell’azienda. Ognuno deve contribuire a creare un prodotto dal buon design, semplice e utile in tutti i suoi aspetti, iniziando dalla gestione degli oltre 20.000 fornitori, i 250 imbottigliatori e i 20 milioni di distributori.
Il libro “Il Metodo Coca-Cola”, edito da Hoepli e scritto con Linda Tischler – giornalista di Fast Company – spiega come si è organizzata l’azienda per diventare agile e scalabile come una startup.
Il libro racconta il nuovo approccio, a volte in modo ripetitivo, affrontando e raccontando i vari problemi che è stato necessario affrontare lungo il percorso di evoluzione dell’azienda.
Il Metodo Coca-Cola è formato da 258 pagine. Si può comprare nelle librerie per 19,90 €, oppure su Amazon per 16,92 € nella versione cartacea o 11,99 € nella versione per Kindle.
Kiro, generalmente quando i bloggers scrivono articoli come questo o comunque di recensioni si tratta di posts sponsorizzati o non sempre?
Non so come fanno gli altri ma per le recensioni non prendo mai soldi, così posso essere libero di scrivere cosa ne penso veramente. Per i post sponsorizzati vedi che sopra al titolo in alto appare la voce “sponsor”.
Ok, grazie.
Beh io non capisco nulla di economia aziendale e management, ma mi viene in mente quello che scrisse anche Jay Eliot. Le aziende che vendono sempre lo stesso prodotto, sempre la stessa tipologia (al limite come la coca cola cambiano la bottiglia ogni dieci anni e niente di più) diventano più facilmente schiave del “lato finanziario”, degli azionisti, della borsa, del consiglio di amministrazione eccetera, e gli “uomini di prodotto”, i creativi e talentuosi vengono relegati nell’angolo. Si finisce per inseguire il mercato e non la qualità. Ma mi rendo conto che in un mercato come quello delle bevande l’innovazione non sia la ragione di vita di un’azienda. Sempre “acqua zuccherata” è (cit).