Apple vorrebbe che molte aziende di servizi confluissero nei suoi cataloghi. Vuole che questo accada con i libri nell’iBooks Store, con la musica nell’iTunes Store, con le riviste con News Stand e così via. L’Apple TV, per esempio, mira a diventare il centro dei salotti di ogni casa.
C’è un’ostacolo importante verso questo obiettivo: le commissioni. Le società di produzione dei contenuti non vogliono cedere il 30% sugli abbonamenti. Per questo motivo molti cataloghi mancano. In Italia manca, per esempio, Sky On Line e Infinity.
Manca anche Prime Video, il servizio di contenuti video di Amazon. Non tanto in Italia dove non è ancora attivo, ma soprattutto negli Stati Uniti dove è disponibile da un bel po’ di tempo.
Durante la Re/Code Conference Jeff Bezos, CEO di Amazon, ha dichiarato che il suo servizio non approderà mai nelle Apple TV se Apple non rivedrà le condizioni di utilizzo. Traducendo: se Apple non ridurrà di molto la pretesa di trattenere il 30% sugli abbonamenti non se ne parlerà proprio.
Il 30% lo devono cedere solo se l’abbonamento viene effettuato attraverso l’apple tv (così come nel caso di iPhone o iPad). Ma ovviamente, come nel caso di NetFlix, che invece c’è, la sottoscrizione la fai via web (o in altro modo, anche nei centri commerciali per esempio, nel caso di sky online) e poi accedi ai contenuti nell’app, senza che apple riscuota niente. Sia infitti, che sky che premium infatti ci sono su iOS, dove vige la stessa regola del 30%. Non capisco quindi il perché di questo rifiuto…