
Gli Stati Uniti non ci sono riusciti, nonostante l’influenza e il budget della NSA. Per il caso di San Bernardino, infatti, l’FBI ha dovuto pagare una società per entrare nell’iPhone dell’attentatore tramite un sistema complesso e macchinoso.
Ora l’Australia ci prova lei. Forse si sentono più influenti di altre nazioni. L’obiettivo è costringere Apple a creare una backdoor in iOS per consentire alle forze dell’ordine di leggere i dati cifrati nei dispositivi.
Il procuratore distrettuale George Brandis ha appuntamento con Apple questa settimana. Al centro della discussione c’è l’approvazione della legge Turnbull. Una legge che obbligherà tutti i produttori di dispositivi e servizi a fornire una backdoor alle forze dell’ordine australiane.
Apple si è sempre rifiutata di crearla, giudicando molto pericoloso questo tipo di interventi. Se esistesse una backdoor, infatti, potrebbe essere utilizzata dagli hacker per generare attacchi mirati e rubare informazioni degli utenti.
Qualche tempo fa ci fu un furto di informazioni presso la NSA, come dimostrò WikiLeaks. Quindi il problema è molto serio. L’incontro di questa settimana mira a comprendere se le aziende vogliono cooperare senza necessità di una legge in grado di obbligarle.
Cosa accadrà se l’Australia votasse a favore di questa legge? Apple si rifiuterà di vendere iPhone e iPad in Australia?
Il problema e’ che Apple e’, ormai, piu’ potente dei singoli Stati, e se nemmeno gli USA sono riusciti in questo, non vedo nessuna opportunita’ per l’Australia nel riuscirci…
(Non che io voglia le backdoor, anzi!)