Ormai siamo abituati ai Mac blindati. Qualche anno fa, invece, anche nei portatili era possibile cambiare la RAM, la batteria e nei primi iBook addirittura aggiungere la scheda WiFi e cambiare la tastiera. Oggi i Mac sono praticamente macchine impenetrabili e non aggiornabili.
A tal proposito, nel 1984, la storia stava per prendere un altro corso. Un gruppo di persone in Apple, tra cui l’ingegnere John Fitch e il designer Tony Guido, realizzarono il Jonathan Computer: un computer modulare aggiornabile a piacere dall’utente.
Alla base del progetto c’era una sorta di spina dorsale a cui aggiungere dei moduli. Il design ricordava quello di una libreria a cui gli utenti potevano aggiungere libri, in questo caso pezzi di hardware.
Il team pensò di creare dei moduli per aggiungere memoria, grafica e anche uno per aggiungere DOS e consentire di utilizzare il sistema operativo concorrente. Dopo 8 mesi di sviluppo, però, il Jonathan Computer fu bocciato dalla dirigenza.
Come dimostrò Jean-Louis Gassée, allora vice presidente dei prodotti, i margini su un Jonathan Computer erano di un terzo rispetto a quelli generati dall’Apple II, inoltre fornire un modulo con DOS avrebbe potuto convincere gli utenti ad usare solo quel sistema operativo (presente nell’85% dei computer) e abbandonare per sempre macOS.
Il progetto del computer modulare di Apple, così, fu terminato e non vide mai la luce.