App Store
Apple elimina 30.000 app dall’App Store cinese per accontentare il regime 2

Negli ultimi tre mesi Apple ha fatturato 9,3 miliardi di $ in Cina, con una crescita del 2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La Cina è la terza area più remunerativa per Apple e tecnicamente è ancora inespressa.

Questo significa che la società riesce a fatturare quasi 10 miliardi anche con una penetrazione di mercato molto bassa. Si stima che la società sia intorno al 10% nel paese, contro il 40% di penetrazione di Huawei.

Questo è il motivo per cui Apple è così tanto accondiscendente con il governo cinese. Se non lo fosse, se si rifiutasse di sottostare alla legge e abbandonasse la nazione, dovrebbe rifiutare non solo al lauto banchetto, ma metterebbe a rischio la linea produttiva che ha trovato grazie alla Cina una notevole riduzione dei costi.

Quindi qual è la soluzione al suo enorme conflitto etico? Da un lato la sua grande battaglia nella protezione dei dati dell’utenti e nelle libertà dei popoli, dall’altra la necessità di garantire agli investitori il massimo del profitto. In mezzo il regime cinese che utilizza le leggi per avere il controllo su una nazione così vasta ed evitare troppe occidentalizzazioni.

A quanto pare la decisione di Apple è quella di assecondare il governo rosso. Perché va bene le lotte di facciata per dare splendore al brand, ma i bonus dei manager si calcolano sui fatturati e le poltrone si mantengono non facendo arrabbiare gli azionisti che, ricordiamo, si riuniscono una volta l’anno per confermare o meno le persone del consiglio di amministrazione.

La società di Cupertino, quindi, ha eliminato 30.000 applicazioni dall’App Store cinese. Come riporta Bloomberg riprendendo i dati diffusi dal Qimai Research Institute. A giustificazione di tutto questo Apple dichiara di rispettare semplicemente la legge cinese.

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