
C’erano una volta gli SMS (Short Message Service) che dal 1992 hanno permesso lo scambio di messaggi tra cellulari. Spesso richiedendo 15 centesimi per ogni messaggio da 160 caratteri. Per anni sono stati utilizzati per scambiare informazioni testuali, poi dal 2009 sono arrivate app come WhatsApp e allora tutto è cambiato.
Ma come mai questo tipo di app stavano per avere il sopravvento sugli SMS? Oltre al costo nettamente inferiore, infatti si pagava solo la connessione dati e non il singolo messaggio, queste app consentivano di condividere anche foto, emoji, video e audio. Cose che gli SMS non permettevano di fare.
Gli operatori cercarono di recuperare con gli MMS (Multimedia Messaging Service), ma il servizio non ebbe mai successo, anche perché ogni singolo MMS arrivava a costare 1 €, dimostrando che la strategia che mirava a spremere i clienti fino all’ultimo centesimo non fosse destinata al successo.
Ora a distanza di oltre un decennio, con una conversazione testuale che funziona essenzialmente su WhatsApp, Telegram, iMessage e Messenger, che senso hanno gli SMS? A tal proposito la GSM Association e i suoi accoliti lavorano da anni a una sua evoluzione.
Il risultato è il protocollo RCS (Rich Communication Services): una sorta di MMS che usa la connessione dati e non richiede il pagamento del singolo messaggio. Una tecnologia che Google ha abbracciato dal 2018 e che adesso sembra matura per la diffusione di massa.
Negli ultimi anni, infatti, la GSM Association è riuscita a integrare la cifratura end-to-end. A differenza di WhatsApp, che richiede di installare un’app apposita, il protocollo RCS funziona con l’integrazione nei sistemi operativi e il supporto degli operatori telefonici.
In pratica è una sorta di iMessage aperto a tutti. A oggi sono oltre 88 gli operatori in 60 nazioni che hanno deciso di inserire il supporto del protocollo RCS in roadmap. In Italia possiamo citare TIM e Vodafone. Google integrerà il protocollo nei dispositivi Android entro il 2022. E Apple?
La società di Cupertino pare non interessata al supporto del nuovo protocollo. Visto che iMessage offre già lo stesso sistema, Apple non vuole sostituire il suo sistema di messaggistica di base con uno esterno.
In pratica la società non vuole un sistema multipiattaforma, ma preferisce difendere il suo sistema di messaggistica proprietario attribuendogli il ruolo di elemento trainante nelle vendite dell’iPhone.
Attualmente il sistema RCS ha già all’attivo 473 milioni di utenti al mese. Non sarebbe male se Apple supportasse entrambi i sistemi: iMessage tra utenti iOS e RCS qualora il destinatario usasse un sistema Android o differente, andando a sostituire di fatto gli SMS.
Chissà se la società ci ripenserà, soprattutto considerando che il protocollo SMS è poco sicuro dal punto di vista delle comunicazioni. Un po’ un controsenso per una società che si batte così tanto per la protezione dei dati dell’utente.
La società dei controsensi..