Recensione di Roar
La locandina della serie Roar su Apple TV+

Il logo della serie Roar è un fiore con la bocca. Indica le donne, delicate e belle come dei fiori, ma anche persone che parlano molto e lottano per far sentire la propria voce. Roar, intatti, è la serie su Apple TV+ che parla di femminismo.

Ora, quando si parla di femminismo tendo ad avere l’orticaria. Non perché non sia giusto come movimento, ma perché parte di questo tende al gioco infantile del “le donne sono migliori degli uomini in tutto”, quando invece bisognerebbe puntare sull’uguaglianza e la fine delle discriminazioni di sesso.

Fortunatamente Roar non è quel tipo di manifesto. Cerca solo di mettere l’accento sulle situazioni tipiche in cui si trovano spesso le donne, in generale. È una serie che ha come obiettivo rappresentare il “guardate cosa dobbiamo sopportare molte volte”.

La serie è tratta dall’omonimo libro Roar di Cecilia Ahern ed è stata ideata da Liz Flahive e Carly Mensch che in passato hanno creato Glow: la serie su Netflix che parla di wrestling femminile negli anni ‘80.

La trama di Roar

Possiamo aggiungere questa serie nel gruppo di quelle sperimentali di Apple. Di quelle che osano usare uno storytelling non convenzionale.

Nicole Kidman in “Roar”
Nicole Kidman in “Roar”

Per esempio dobbiamo dire che Roar è una serie antologica di 8 episodi e ogni episodio non è legato a un altro. Sono storie singole.

All’interno vediamo partecipare attrici come Nicole Kidman (che è anche una produttrice), Cynthia Erivo, Betty Gilpin, Merritt Wever, Alison Brie e altre.

Nelle varie storie troviamo quella di una donna che all’improvviso non viene vista e sentita da nessuno, un racconto sull’Alzheimer, una che viene fatta vivere su una mensola, un’altra che si innamora di un’anatra, una che restituisce il marito al negozio di ferramenta perché non più soddisfatta e molte altre.

Tra l’altro nell’episodio 5, dove una donna si innamora di un’anatra, c’è anche la scena in cui questa donna fa sesso con l’anatra. Scena che ha portato ad oltre 200 segnalazioni all’OFCOM inglese: l’ente per la comunicazione. In pratica la buoncostume.

Cosa ne penso di Roar

Potremmo definire Roar il “Black Mirror” del femminismo. Ogni storia va interpretata. Per dare risalto all’argomento principale, le autrici hanno usato delle metafore, delle idee frutto di fantasia, integrandole con naturalezza in un ambiente reale.

Betty Gilpin in “Roar”
Betty Gilpin in “Roar”

Il risultato è una sorta di realtà alternativa dove quella cosa lì viene considerata normale. Insomma le anatre non parlano, oppure nel racconto lo fa tranquillamente. Oppure in quello dove c’è una donna a cui appaiono dei morsi misteriosi sul corpo, che guarisce frequentando un gruppo di donne a cui appaiono morsi sul corpo.

Quindi al termine di ogni puntata bisognerebbe premere su pausa e iniziare a riflettere sulla morale di quella storia specifica. Cosa ci voleva dire l’autrice? Quale dramma femminile rappresenta?

Questo è un esercizio che richiede dello sforzo mentale. Quindi Roar va visto se vi piace l’argomento e se avete tempo e voglia per questa riflessione. Non è adatto per chi vuole stravaccarsi sul divano e spegnere il cervello dopo una giornata di lavoro, distraendosi guardando qualcosa in TV senza troppi pensieri.

Se non affrontate questa serie con il giusto mood, di sicuro non vi piacerà.

L’accoglienza di Roar

Il sito Rotten Tomatoes segna il 70% di preferenze medie, con un audience score che crolla al 35%. In pratica sembra non essere una delle serie di maggior successo per Apple.

Merritt Wever in “Roar”
Merritt Wever in “Roar”

Il motivo di tale punteggio si deve molto probabilmente a ciò di cui vi parlavo prima. L’argomento femminismo non attrae in molti, gli uomini tra i primi, ma il fatto che ogni storia vada interpretata richiede troppi neuroni per chi cerca solo intrattenimento.

Al momento non ci sono notizie su un possibile rinnovo alla seconda stagione, ma non è da escluderlo.

Trovate Roar su Apple TV+.

Roar
Roar

Regista: Chris Manley

Data di creazione: 2022-04-15 17:32

Valutazione dell'editor
3.8

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