L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un’istruttoria nei confronti di Apple per accertare l’esistenza di un presunto abuso di posizione dominante nel mercato delle piattaforme per la distribuzione online di app per utenti del sistema operativo iOS.
Apple è accusata di aver adottato una politica sulla privacy più restrittiva verso gli sviluppatori, rispetto a quella che la società applica a se stessa e di avere un accesso privilegiato ai dati degli utenti, favorendo così le proprie soluzioni di marketing a discapito dei concorrenti.
In questo articolo:
L’indagine dell’AGCM: contestazioni e possibili conseguenze
Al centro della questione c’è il sistema App Tracking Transparency. Nato per evitare la profilazione degli utenti, sarebbe valido, secondo l’accusa del Garante, solo per gli sviluppatori ma non per la società .
In altre parole gli sviluppatori e gli inserzionisti terzi appaiono svantaggiati in termini di qualità e di dettaglio dei dati messi a disposizione da Apple e relativi all’efficacia delle campagne pubblicitarie sulle loro applicazioni, mentre Apple, avendo accesso a tutti i dati, attingerebbe a mani basse per favorire i suoi servizi.
Calo dei proventi a inserzionisti terzi
L’AGCM ritiene che la presunta condotta discriminatoria di Apple possa causare un calo dei proventi della pubblicità degli inserzionisti terzi, a vantaggio della propria divisione commerciale, scoraggiando l’ingresso e la permanenza dei concorrenti nel mercato dello sviluppo e della distribuzione di app.
Se questo assunto fosse vero, la società causerebbe una distorsione nel settore della concorrenza, tale da influenzare il mercato, dimostrando un vero e proprio monopolio.
Ma la vera domanda è: Apple ha realmente accesso a quei dati, oppure come gli altri sviluppatori si sottopone allo stesso regime di non raccolta e analisi delle informazioni? Questa è una delle domande alle quali Apple dovrà rispondere al Garante.
Il contesto internazionale: altre sanzioni per colossi tecnologici
Negli ultimi mesi, colossi del mercato come Amazon e Google sono stati sanzionati per aver violato le disposizioni sulla concorrenza tramite abuso di posizione dominante ex articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Per esempio, di recente, il Tribunale dell’Unione europea ha rigettato il ricorso presentato da Google e confermato la decisione della Commissione secondo la quale l’azienda ha violato l’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e l’articolo 54 dell’accordo sullo Spazio Economico Europeo in 13 paesi Stati membri dell’Unione europea o parti dell’accordo SEE.
Un caso simile a quello di cui Apple è accusata è quello di Amazon. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato una sanzione di oltre 1 miliardo di euro alla società di Seattle, sempre per violazione dell’art. 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Secondo l’Autorità , Amazon detiene una posizione di assoluta dominanza nel mercato italiano dei servizi di intermediazione su marketplace e tale posizione le ha consentito di favorire il proprio servizio di logistica ai danni degli operatori concorrenti.
La ratio della norma
Le imprese dominanti, come Google e Amazon, possiedono un enorme patrimonio informativo in riguardo gli utenti, costituito da dati personali, correnti e storici, scelte e abitudini. Questa disponibilità di dati personali è un elemento chiave per il rafforzamento di una posizione dominante.
La disponibilità di dati, dei big data, e degli algoritmi che li processano, è ciò che principalmente potrebbe rendere possibile il vantaggio competitivo.
Il caso di Facebook in Germania
L’Antitrust tedesco (Bundeskartellamt) ha imposto a Facebook severe restrizioni sulle pratiche con cui raccoglie ed elabora i dati dei suoi utenti.
La pronuncia è importante perché si è riconosciuto il “danno da violazione della privacy” connesso all’ abuso di posizione dominante. Inoltre, la circostanza della violazione di norme diverse da quelle relative alla concorrenza è stata determinante perché la stessa violazione ha di fatto contribuito ad ottenere un vantaggio competitivo.
L’AGCM ha poi sanzionato Facebook per il perpetrarsi di due pratiche commerciali scorrette, poste in essere nei confronti degli utenti italiani in violazione del Codice del consumo: in particolare quando Facebook aveva omesso di informare anche sulle finalità commerciali di utilizzo dei dati raccolti (pratica ingannevole) e quando Facebook aveva omesso di chiedere il consenso agli utenti per la trasmissione di quei dati dalla piattaforma social ai siti di terzi, per finalità di profilazione e commerciali (pratica aggressiva).
In conclusione
La questione dell’abuso di posizione dominante da parte di grandi aziende tecnologiche come Apple, Amazon e Google, è un tema di crescente importanza.
I presunti comportamenti anticoncorrenziali di queste aziende potrebbero avere ripercussioni significative sul mercato globale. La recente indagine dell’AGCM su Apple riguarda il presunto accesso privilegiato dell’azienda ai dati degli utenti, potenzialmente creando una concorrenza sleale per gli sviluppatori di terze parti.
Mentre attendiamo i risultati dell’indagine, è importante sottolineare l’importanza di un mercato equo e competitivo. Il diritto alla privacy degli utenti, il rispetto delle leggi sulla concorrenza e la trasparenza aziendale devono essere al centro di questo dibattito.
Se si dimostrasse che Apple ha violato queste norme, l’azienda dovrebbe affrontare importanti conseguenze, così come è accaduto ad Amazon e Google. Tutto ciò potrebbe innescare una maggiore regolamentazione del settore tecnologico, richiedendo alle aziende di essere più trasparenti sulle loro pratiche di raccolta e utilizzo dei dati.