Perottina o Programma 101
Perottina o Programma 101

Siamo abituati a pensare che il primo Personal Computer sia il Macintosh del 1984. Questo per diverse ragioni: prima di allora i PC erano strumenti puramente aziendali (e costosi), fu il primo computer munito di interfaccia a icone, munito di lettore di dischi e mouse.

Forse non tutti sanno che prima di Apple e IBM, c’era un polo altamente tecnologico che ha provato a fare da apripista del settore informatico. Quell’azienda era Olivetti che ad Ivrea provò a creare la prima vera Silicon Valley.

Uno degli esempi più emblematici di questo contributo è la creazione del primo computer personale, noto come “Perottina“. Questa macchina, ufficialmente chiamata Programma 101, è stata una pietra miliare nello sviluppo dell’informatica, gettando le basi per l’odierno concetto di personal computer (PC).

L’Olivetti e la Storia della Perottina

L’Olivetti, fondata ad Ivrea all’inizio del XX secolo, ha inizialmente prodotto macchine da scrivere. Tuttavia, sotto la direzione di Adriano Olivetti (morto a soli 58 anni) e di suo figlio Roberto, l’azienda si è trasformata in uno dei primi produttori europei di calcolatrici e computer elettronici, spesso caratterizzati da soluzioni innovative.

Fu nei primi anni ’60 che Olivetti decise di sviluppare un computer desktop. L’idea era creare una macchina molto più piccola dei computer di quel tempo e abbastanza compatta da essere un “oggetto personale” che potesse stare sulla scrivania di una persona. Questo concetto era rivoluzionario poiché, all’epoca, i computer erano enormi mainframe gestiti da un’élite di tecnici specializzati.

L’incarico di sviluppare questo innovativo computer fu assegnato all’ingegnere Pier Giorgio Perotto. Questo giovane torinese, classe 1930, laureato al Politecnico, aveva sviluppato una passione per i computer durante il suo impiego alla Fiat nel 1955. Insieme ai suoi collaboratori Giovanni De Sandre e Gastone Garziera, Perotto ha dato vita alla Perottina, un calcolatore pensato a misura d’uomo, per tutti, che prevedeva un rapporto diretto tra l’utente e il computer.

Il design della Perottina fu affidato al giovane designer Mario Bellini. Bellini creò un design minimalista e avveniristico per l’epoca, rendendo la macchina esteticamente attraente e facilmente riconoscibile. Questo fu uno dei fattori chiave del successo commerciale della Perottina.

La Presentazione della Perottina

La Perottina fu presentata per la prima volta al BEMA di New York nell’ottobre 1965. Malgrado le iniziali aspettative limitate, la Perottina suscitò grande interesse tra i visitatori, che rimasero affascinati dalle sue incredibili prestazioni. Molti di loro credevano che la macchina fosse collegata a un grande calcolatore nascosto dietro le quinte.

Nonostante Olivetti avesse poche aspettative sulle possibilità di un ritorno commerciale, la Perottina ebbe un notevole successo. Con un prezzo di lancio di 3.200 dollari (circa 20.000 dollari di oggi), era abbastanza economica se confrontata con altri computer dell’epoca.

Inoltre, la macchina era piccola e poteva essere facilmente trasportata da una stanza all’altra, rendendola estremamente pratica. Nel corso degli anni, furono vendute oltre 44.000 unità della Perottina, principalmente negli Stati Uniti.

L’Impatto della Perottina

La Perottina rappresenta un sogno tutto italiano, un prodotto di alta tecnologia che ha saputo conquistare il mercato internazionale. Questa macchina rappresenta una tappa importante nella storia dell’innovazione tecnologica, avendo anticipato di molti anni l’arrivo dei moderni computer personali.

La Perottina non è solo una macchina storica, ma anche un simbolo di quello che l’Italia avrebbe potuto essere nel campo dell’elettronica di consumo. Tuttavia, a causa di scelte politiche ed economiche sbagliate, l’Italia non è riuscita a sfruttare appieno il potenziale di questa innovazione.

La Perottina divenne il PC più venduto nel 1969. Olivetti, però, viveva alcuni guai finanziari all’epoca. La dipartita dell’ingegnere Adriano Olivetti, l’acquisto da parte del gruppo americano Underwood che la spolpò per portare la produzione negli USA, la mancanza di una politica industriale nazionale italiana che non capì il settore informatico, la mancanza della collaborazione delle banche, portò Olivetti a dare in licenza i brevetti della Perottina ai concorrenti per fare cassa.

HP costruì il modello 9100 che iniziò a mangiare fette di mercato prendendo in licenza i brevetti di Olivetti (che fruttarono 900.000 dollari). Di contro la dirigenza dell’epoca provò a ritornare alle macchine da scrivere in una strategia suicida che portò il sogno della Olivetti a terminare.

L’azienda fu poi acquistata da TIM.

In conclusione

La storia della Perottina è una storia di ingegno, coraggio e innovazione. Questa macchina, nata in un piccolo paese italiano, ha rivoluzionato il mondo dell’informatica e ha gettato le basi per l’odierno concetto di personal computer.

Pensate cosa sarebbe potuto diventare l’Italia oggi se il sistema paese avesse creduto di più al settore, agevolando lo sviluppo della Olivetti e dei suoi progetti nel settore.

Join the Conversation

4 Comments

  1. Grazie per questo articolo sulla Perottina.
    Mi apre il cuore leggere che qualcuno ancora parla del grande Piergiorgio Perotto. Ho avuto la fortuna di lavorare neolaureata in Elea a Firenze, quando l’ingegnere era il Presidente.
    Un eccellente innovatore, un capo esemplare per tutti noi giovani entusiasti di conoscere il mondo da un punto di vista privilegiato.
    Ho un ricordo ancora vivo della persona e lo porto con me, con la stima e l’affetto di sempre.
    Grazie a voi che proseguite nel percorso tracciato da lui, raccontandone episodi che altrimenti andrebbero perduti per sempre. Ne avrei di piccole storie da raccontare …

  2. Hi, I am an 87-year-old who started to work in 1960 for Underwood. I soon
    found out that Underwood was purchased by Olivetti. I worked diligently to make a success of my newfound enterprise and was relatively successful at
    it. Many rewards and two trips to the Home Office were the highlights of my
    eventual move to several management positions in what seemed like all the
    different sales departments in Olivetti USA. My Luck ran out in 1979l Olivetti was in real trouble and was closing all of its branches. I was offered an opportunity to hook up with my best friend who was managing 5 branches at
    that time. He was offered the Cincinnati branch where we both started back
    in the day. I hac just gotten a job with the Memorex Corp so I declined the offer.
    I had two files. The good things and the bad things that were happening at Olivetti USA. After not long before my retirement (I have an Olivetti pension) I was so positive that I got rid of the bad file. Now I wish I had kept it.
    Respectfully,
    James McLeaster

Leave a comment

Cosa ne pensi?