
Per gli utenti le app dovrebbero essere tutte gratuite e senza limiti. Questo cozza con il fatto che gli sviluppatori hanno bisogno di risorse per sviluppare, quindi c’è bisogno del giusto equilibrio tra il gratuito e il pagabile.
Al centro della questione c’è il valore offerto agli utenti. Quanto valore genera per voi un’app? Quantificando questo valore in denaro, il prezzo con la quale viene offerta è equilibrato?
Per me potrebbe non valere la pena spendere 40 € l’anno per un abbonamento per un calendario, ma potrebbe avere senso se l’app è una di scrittura che mi permette di creare documenti da condividere, come quella che sto utilizzando adesso oppure un servizio come Office.
A tal proposito Apple spinge molto sugli abbonamenti: pagare un fisso mensile o annuale a fronte di uno sviluppo continuo dell’app. Gli sviluppatori integrano il sistema, anche se non sempre con una logica sensata, ma la vera domanda è: questo porta a più soldi?
Per rispondere a questa domanda Sensor Tower ha analizzato la crescita degli introiti nell’App Store USA. Si evince, così, che ogni utente è passando dallo spendere in media 100 $ nel 2019 a 138 $ nel 2020, con una crescita del 38%.
Questo trend non è recente. Dal 2015 a oggi assistiamo a una spesa pro-capite a doppia cifra tutti gli anni. Nel 2015, infatti, si spendevano in media 33 $ all’anno. L’introduzione degli abbonamenti ha quindi portato una crescita di spesa per ciascun utente.
La spesa più grossa viene fatta per il settore più ampio dell’App Store, vale a dire quello dei videogame. Ogni utente spende 76,8 $ l’anno in videogame e potenziamenti. Una crescita del 43% su base annua.