Perplexity Comet

Il Comet browser agentico di Perplexity ha rivoluzionato il browsing. In un mondo dove il tempo è prezioso per chi lavora online, sprecare minuti dietro task ripetitivi non è più accettabile. Tra mille tab aperte, bozze da correggere e contenuti da ottimizzare, il browser tradizionale spesso non basta. Questo browser agentico offre una soluzione innovativa: non solo aiuta, ma agisce al posto dell’utente.

È in questo contesto che si inserisce Comet, il nuovo browser di Perplexity AI, un progetto che sta attirando l’attenzione di chi cerca soluzioni per rendere il lavoro digitale meno estenuante.

Promette di essere un browser agentico, un termine che indica la capacità di non limitarsi a suggerire, ma di eseguire task complessi grazie a un assistente AI integrato.

Perplexity Comet browser agentico: perché tutti ne parlano?

Il Comet browser agentico di Perplexity si presenta come una risposta diretta a un’esigenza comune: smettere di perdere tempo con operazioni meccaniche e ripetitive che un browser tradizionale non riesce a semplificare. Non si parla più di una semplice barra di ricerca o di suggerimenti automatici, ma di un sistema intelligente che interpreta le richieste e agisce in modo proattivo. L’obiettivo è chiaro: trasformare il browser da strumento passivo a collaboratore attivo.

L’approccio di questo software, basato su Chromium, non stravolge le abitudini di chi è abituato a Chrome o simili, ma introduce un cambio di paradigma. L’assistente AI non si limita a rispondere a domande; legge il contenuto delle pagine, capisce il contesto e propone azioni concrete.

Che si tratti di riscrivere un testo per adattarlo alle ultime tendenze di ottimizzazione SEO o di organizzare dati sparsi in diverse schede, il browser punta a fare il lavoro sporco senza che l’utente debba muovere un dito. Tuttavia, come vedremo, non tutto è ancora così fluido come si potrebbe sperare.

Prime impressioni: tra potenziale e realtà

Quando si avvia Comet, l’interfaccia appare subito familiare, senza fronzoli o rivoluzioni estetiche. Ma è nei dettagli che emerge la differenza: l’assistente AI si fa notare come una presenza costante, pronta a intervenire. Un test pratico ha visto il browser alle prese con l’ottimizzazione di vecchi articoli per un blog, un compito che molti professionisti del web conoscono fin troppo bene per la sua noia intrinseca.

Ho migliaia di vecchi articoli che, dopo le varie versioni di WordPress, hanno bisogno di qualche ottimizzazione. Tipo immagini da risistemare, campi da correggere e così via. Si tratta di un lavoro che richiede un certo sforzo.

Ho quindi deciso di affidare questo compito a Comet per verificare la sua efficacia. Ecco il prompt che gli ho dato:

Esegui:

  1. Se è presente un blocco video (YouTube, Vimeo, HTML/iframe) non è funzionante/caricato:
    • Elimina quel blocco
    • Solo se il blocco video è in cima all’articolo, sostituiscilo nello stesso punto con una immagine coerente presa dalla libreria media.
    • Se il video è funzionante, MA si trova in cima: spostalo sempre in fondo (mai come primo blocco).
  2. Se “Editor Classico”: converti SUBITO in blocchi (Gutenberg). Verifica che conversione sia avvenuta e non abbia creato blocchi “paragrafo” vuoti/falsi.
  3. Se presente un blocco “leggi tutto” nell’articolo eliminalo.
  4. Featured image
    • Nei dettagli articolo → verifica che ci sia una featured image. Se non c’è mettine una coerente presa dalla libreria media di wordpress.
  5. Immagine-primo-blocco
    • Il PRIMO blocco del corpo articolo DEVE essere una immagine (possibilmente la stessa featured).
    • Imposta il formato di ogni immagine a “Largo 16:9” dal menu a tendina in formato, eccetto quella della featured.
    • Se presente uno spazio vuoto sotto una immagine, elimina lo spazio vuoto.
  6. Template “One Column”:
    • Nella barra laterale imposta SEMPRE, manualmente, il template “One Column” nel menu a tendina “Template”.
    • Salva e poi esegui un refresh (F5/reload) a fine lavorazione articolo per verificare che il template sia rimasto su One Column (bug noto WP).
    • Inserisci la keyword nei primi 20 caratteri dell’articolo
    • In Rank Math prendi quella keyword è mettila in Keyword Principale
    • Vai in Generale di RankMath (prima icona, quella con l’ingranaggio) e premi su Modifica Snippet. Qui scrivi un titolo SEO per Google contenente la stessa keyword messa in Keyword Principale e metti la keyword anche nella descrizione dove devi scrivere un testo più breve di 160 caratteri.
    • Se il contenuto dell’articolo è lungo <100 parole:
      • Vai in Rank Math > Avanzate (seconda icona, quella con la valigetta) e imposta NoindexNofollowNo image index.

Il risultato mi ha sorpreso: vedere l’AI leggere, analizzare e modificare i contenuti è un’esperienza che sa di futuro. Testi vengono riformulati, titoli adattati, tag suggeriti. Eppure, c’è un rovescio della medaglia.

Un’operazione che manualmente avrebbe richiesto appena un minuto, con il Comet browser agentico ha impiegato ben 8 minuti. Un tempo che, per chi è abituato a ritmi serrati, sembra un’eternità. Questo primo impatto lascia intravedere un enorme potenziale, ma anche la necessità di migliorare in termini di velocità di esecuzione.

Come funziona l’AI di Comet e dove inciampa

Il cuore pulsante di Comet è la sua intelligenza artificiale, progettata per non limitarsi a un ruolo passivo. Non si tratta di un semplice chatbot che risponde a domande; qui l’AI interagisce direttamente con i contenuti visualizzati, proponendo modifiche e azioni in base al contesto. Questo approccio, definito “agentico”, è ciò che lo distingue dai browser tradizionali.

Tuttavia, non mancano i limiti. Sebbene l’assistente riesca a gestire task come l’ottimizzazione SEO o la riformulazione di paragrafi, spesso manca di quella finezza che solo un intervento umano può garantire. Le soluzioni proposte possono sembrare troppo generiche o scolastiche, prive di un reale adattamento allo stile personale dell’utente.

In alcuni casi, i risultati richiedono correzioni manuali, riducendo in parte il vantaggio promesso. Si percepisce che l’intelligenza alla base, che si appoggia su tecnologie come ChatGPT 4o, ha ancora margini di crescita, specialmente per quanto riguarda la capacità di interpretare richieste più sfumate.

Un browser diverso, ma non per tutti i gusti

Rispetto a colossi come Chrome o Firefox, il Comet browser agentico non vuole competere sul terreno della personalizzazione o della quantità di estensioni disponibili. La sua forza sta altrove: nell’automazione delle attività ripetitive.

Chi lo utilizza può chiedere di organizzare email, pianificare meeting o confrontare dati da fonti diverse, tutto senza abbandonare l’interfaccia del browser. È un’idea che piace a chi cerca di ridurre il carico mentale delle operazioni quotidiane.

Va detto, però, che l’accesso non è per tutti. Al momento, il browser è in fase beta, con un costo di 200 dollari al mese (attuale costo dell’abbonamento Max di Perplexity) e un accesso limitato. Gli sviluppatori hanno annunciato l’intenzione di rilasciare una versione gratuita in futuro, ma per ora ci si rivolge a un pubblico ristretto, disposto a investire per testare una tecnologia in divenire.

Inoltre, è compatibile solo con Windows e Mac, lasciando fuori il mondo mobile. Un’assenza che, in un’era dominata dagli smartphone, pesa come un macigno. Perplexity sta comunque lavorando anche alla versione per iPhone e iPad.

A chi serve davvero Comet?

Non tutti troveranno in Comet la soluzione ai propri problemi. Chi ama avere il controllo totale su ogni aspetto del proprio lavoro digitale, personalizzando ogni dettaglio con estensioni e script, potrebbe rimanere deluso dalla scarsa flessibilità del browser.

Al contrario, chi si trova spesso a dover gestire grandi quantità di task ripetitivi – come l’aggiornamento di archivi editoriali o la gestione di contenuti in batch – potrebbe scoprire un alleato prezioso.

L’idea di delegare all’AI le mansioni più noiose, come l’ottimizzazione contenuti o la riformulazione di testi, è allettante per liberi professionisti, content creator o piccoli team con risorse limitate. Non si tratta di un sostituto del cervello umano, ma di un supporto che, quando funziona, permette di concentrarsi su attività più creative e strategiche. In questa prospettiva, il Perplexity Comet browser agentico offre davvero una marcia in più per ottimizzare la produttività, a patto di avere la pazienza di aspettare che il sistema migliori.

I punti deboli che non si possono ignorare

Nonostante le premesse, i limiti del Comet browser agentico sono evidenti e non possono essere trascurati. Il primo, già accennato, è la velocità. Le operazioni guidate dall’AI richiedono tempi che spesso sembrano ingiustificati, soprattutto per chi è abituato a ritmi rapidi. Un task semplice può trasformarsi in un’attesa che spegne l’entusiasmo iniziale.

Un altro aspetto critico è la compatibilità con le estensioni. Rispetto a Chrome, che offre un catalogo sterminato di plugin per ogni esigenza, qui le opzioni sono ridotte al minimo. Anche funzionalità base come i gestori di password o gli strumenti per sviluppatori appaiono limitati, rendendo il browser meno appetibile per utenti avanzati.

Infine, l’AI non riesce ancora a personalizzare davvero le sue azioni in base allo stile o alle preferenze dell’utente, un dettaglio che potrebbe fare la differenza in futuro.

Cosa convince e cosa no

A colpire positivamente è l’idea di fondo: un browser che non si limita a mostrare pagine, ma che agisce come un assistente personale. La possibilità di delegare task ripetitivi, come la gestione di contenuti o la raccolta di informazioni, è un passo avanti che molti professionisti potrebbero apprezzare. Quando funziona, Comet riesce a regalare momenti di sollievo in giornate altrimenti piene di micro-fatiche digitali.

Dall’altro lato, i rallentamenti e la mancanza di personalizzazione pesano. L’AI ha bisogno di affinarsi, di imparare a leggere meglio le intenzioni dell’utente e di velocizzare i processi. Inoltre, l’assenza di un ecosistema di estensioni completo lo rende meno competitivo rispetto ad alternative consolidate. In sintesi, il Perplexity Comet browser agentico è un progetto con un futuro promettente, ma che oggi richiede ancora un po’ di rodaggio.

Potete scaricare Comet da questo link.

FAQ per chiarire i dubbi

Comet è più efficace di Chrome per la produttività?

Dipende dalle esigenze. Per task ripetitivi e di massa, offre un aiuto concreto.

Esiste una versione gratuita?

Non al momento. La beta è a pagamento, ma è prevista una versione accessibile a tutti in futuro.

Le estensioni di Chrome funzionano?

Solo in parte. Molte non sono compatibili, limitando le possibilità di personalizzazione.

Risparmia davvero tempo?

Sì, su grandi volumi di lavoro, ma non nei task che richiedono rapidità o interventi creativi.

A chi è consigliato?

A chi vuole sperimentare e ha pazienza. Non è ancora il browser per chi cerca soluzioni immediate.

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