“Ciao, sono un Macintosh. Ti assicuro che è fantastico essere fuori quella borsa“. Sono le prime parole che il Macintosh pronunciò il 24 febbraio del 1984 durante uno dei Keynote storici di Apple. La folla eccitata aveva visto sul display, che era grande appena 9″, la prima grafica disponibile per un computer da salotto.
Il Macintosh, da cui derivò la parola Mac, fu una vera e propria svolta epocale nell’industria dell’informatica. Apparivano le icone, i caratteri, la grafica. Si poteva creare qualcosa di nuovo e sviluppare software mai visti prima.
L’hardware adesso appare un nulla: processore Motorola da 8 MHz, memoria da 128 KB con supporto con disco esterno da 400 KB, schermo da 9″ con risoluzione da 512 x 342 pixel e uno speaker da 8 bit.
Ma il Macintosh non è solo un computer, ma un tassello fondamentale per la storia di Apple. Iniziato da Jef Raskin, fu trasformato da Steve Jobs che fu cacciato dal progetto Lisa, perché ritenuto troppo costoso.
Steve Jobs utilizzò la divisione Macintosh per avviare la guerra contro la dirigenza che lo stava esiliando, arrivando ad uno scontro finale che portò al suo allontanamento. Jobs divise i dipendenti tra pirati (addetti al Macintosh) e marina (tutto il resto), che obbedivano alla dirigenza.
Oggi con 30 anni di storia alle spalle, il Macintosh è un oggetto culto da mostrare ai ragazzini per spiegare loro cosa ci fosse prima dei tablet.