“Apple paga tutte le tasse che deve pagare” è lo slogan che tutti i manager dichiarano a chiunque chieda loro lumi. Come saprete la società di Cupertino, come tante altre, si avvale dei classici sistemi di elusione che alcuni stati, come Irlanda, Olanda e Lussemburgo, consentono di utilizzare.
Ne ho parlato spesso su queste pagine, spiegando anche come funzioni il doppio caffè irlandese con panino olandese. In pratica in Italia si carica la sede italiana di costi spostando gli utili in Irlanda, dove la tassazione consente di pagare molto meno tasse.
Questo meccanismo, del tutto legale, non è certamente giusto. Sottraendo tasse dall’Italia si riducono i servizi ai cittadini e si altera la concorrenza del mercato. Perché un’azienda italiana dovrebbe pagare più tasse di una americana?
Per questo motivo il Governo sta attuando una serie di modifiche all’ordinamento per evitare il fenomeno. L’Agenzia delle Entrate, per esempio, oggi ha ottenuto una piccola vittoria nei confronti di Apple.
Dopo una richiesta di 880 milioni di € di evasione, risultante dai bilanci dal 2008 al 2013, Apple ha accettato un compromesso e pagarne 318 milioni. Denari che sono finiti nelle casse dello Stato. Questo significa che la società ha confermato di aver applicato pratiche poco ortodosse per evitare di pagare le tasse in Italia.
Una vittoria che lascia l’amaro in bocca. Molti si chiedono perché Apple abbia pagato solo 318 milioni su 880, considerando che se un cittadino non paga una tassa Equitalia lo segue fino alla tomba.
Probabilmente il fisco ha voluto evitare una trafila di appelli e contro appelli che avrebbe portato a sentenze favorevoli ad Apple, considerando che il fisco internazionale consente certe pratiche anche se ingiuste.
Oltre ad Apple, l’Agenzia delle Entrate sta seguendo altri casi analoghi. Google, per esempio, a breve potrebbe essere costretta a pagare una cifra analoga.
Di solito, quando lo Stato chiede delle cifre sopra il milione, queste sono composte da evasione ed interessi (circa il 50%) più sanzione (il restante).
Se il sanzionato “patteggia” e paga subito, lo Stato rinuncia alla seconda parte: così facendo non c’è contenzioso (che in questo caso ha esito incerto per la complessità della materia) ed il danno erariale è sanato.
Vale anche per i cittadini, quindi non c’è alcuna preferenza.
PS: leggo solo ora nell’articolo la puntualizzazione sugli appelli e la sottoscrivo in pieno.
bravo, ottima spiegazione per chi come me non è addentro alla materia.