Ho sempre preferito Twitter ad altri social network perché ho il dono della sintesi. Inoltre leggere centinaia di status con poche linee di testo, mi consente di non annoiarmi. Su Facebook a volte si assiste a veri e propri ebook. Post infiniti con giri di parole immensi e spesso li salto, perché non ho voglia di addentrarmi nei ragionamenti così lunghi.
È anche vero che a volte ho evitato di scrivere tweet perché non avevo abbastanza testo per esprimermi correttamente. Capita che un piccolo ragionamento steso in forma condensata possa dare spazio a tante interpretazioni.
A tal proposito Twitter sembra voler porre rimedio, se così si può dire. La società, come annunciato nel suo blog, ha dichiarato di sperimentare il raddoppio del limite dei 140 caratteri.
In base a degli studi, infatti, si evince che la maggior parte delle persone usano appena 34 caratteri in un tweet. Nella coda lunga finiscono i tweet più lunghi. Ma alla fine di questa coda c’è di nuovo una crescita, formata dalle persone che non riescono a limitarsi ai 140 caratteri. La società mira, quindi, ad accogliere anche quelle persone.
L’obiettivo è aumentare il numero di utenti iscritti alla piattaforma che, purtroppo, negli ultimi anni non è cresciuto. Aumentando la base di utenti si può sperare che le aziende utilizzino il sistema pubblicitario di Twitter e portino denaro.
Personalmente avrei offerto questa possibilità creando una sorta di abbonamento Pro che includa, nel caso fosse creato, anche la spunta blu mediante l’autenticazione certificata e altri benefit (sfondi premium, accesso ai servizi beta, ecc.) La società, però, fonda ancora il suo modello di business nella pubblicità.
Una ghiotta occasione per i tanti, troppi, “scemi del villaggio digitale” (cit.), che potranno raddoppiare le dimensioni delle scempiaggini che scrivono.