Probabilmente avete già sentito vociferare dello scandalo della Cambridge Analytica e di Facebook. Al centro della questione c’è una delle più complesse mistificazioni di massa della storia di internet.
Tutto iniziò nel 2015, quando il professor Aleksandr Kogan dell’Università di Cambridge pubblicò l’app “thisisyourdigitallife” su Facebook. L’app era un classico giochino che permette di realizzare dei profili psicologici delle persone. Se ne trovano molte che ti permettono di vederti più giovane o sapere del tuo futuro.
Il giochino fu usato da 270.000 persone e questo permise di raccogliere dati su questi utenti, mediante gli analytics di Facebook. Inoltre il sistema di Facebook consentiva di raccogliere informazioni anche sui contatti di queste persone, arrivando a ben 50 milioni di utenti mappati.
Successivamente questi dati furono consegnati alla Cambridge Analytica che li scremò e creò una mappatura degli elettori americani. Da qui si attivò una grande campagna per influenzare queste persone e convincerle a votare a favore di Trump.
Non sappiamo analiticamente quanti voti abbia portato la cosa, ma sappiamo che mediante Facebook il team di comunicazione di Trump ha potuto influenzare gli utenti fino al voto. Tramite delle strategie di marketing sono stati mossi come dei burattini.
Dopo un’indagine del New York Times e il Guardian, è stato posto l’accento su questa enorme fuga di dati. Il problema è che Facebook sapeva, tant’è vero che cancellò l’app in questione e l’account di Cambridge Analytica. Questo ha portato ad un crollo del titolo Facebook di circa il 10% in un giorno, passando da 185,06 $ ad azione a 167,79 $.
Sta di fatto che in tutta questa storia da elettori siamo diventati burattini da spostare a piacimento, con intenzioni di voti gestibili con dei post di false notizie su Facebook. Un fattore che probabilmente è stato usato anche nell’ultima campagna elettorale.