L’app WeChat
L’app WeChat

Quando pensiamo alla Cina siamo spinti ad usare degli stereotipi ormai vecchi. Immaginiamo persone con i piedi nudi nelle risaie, che si riposano in case di legno o stipate in fabbriche in città. In realtà negli ultimi 20 anni il paesaggio cinese è cambiato enormemente. La nazione ha visto una crescita enorme della sua urbanizzazione, insieme al benessere generale.

Possiamo dire che la Cina è una delle nazioni più all’avanguardia nel mondo. Mentre noi investiremo 1 miliardo di € per il 2025, la Cina ne investirà oltre 50 miliardi nello stesso quinquennio. La nazione rossa cresce rapidamente e sta mettendo in campo tutte le strategie per continuare a farlo.

Ed è questo che fa paura all’America di Trump. Il problema nella difesa degli USA quale prima potenza mondiale, se lo è ancora, è proprio Trump. Un presidente miope, poco istruito e con consiglieri inadeguati. Basti pensare che la sua strategia fallimentare si limita nel contrastare TikTok e WeChat.

Quest’ultima app, in realtà, è saltata in sordina sui tavoli della politica. Il recente ordine esecutivo di bannare WeChat di Tencent entro 45 giorni si potrebbe trasformare in un enorme boomerang per l’economia americana. Questo perchè buona parte della loro produzione industriale si basa proprio sulla Cina.

Per capire quanto sia importate WeChat, app che in Italia non è mai decollata, bisogna comprendere quanto è usata in Cina e quanto sia importante proprio per la crescita cinese. WeChat, infatti, è diventata ciò che Facebook non riesce a fare: diventare un’app universale per molti servizi.

WeChat non serve solo a scambiare messaggi, ma anche ad effettuare pagamenti. Serve a ricevere comunicazioni ufficiali, richiedere certificati al comune, acquistare servizi digitali, pagare al cinema, scommettere su eventi sportivi, prenotare i taxi, ascoltare la musica, gestire i QR code e molto altro.

Con oltre 1 miliardo di iscritti, che spendono in media 4 ore al giorno sull’app, WeChat è la Cina nel mondo digitale. Uno strumento forse obbligato (WhatsApp e Google sono bannati) e usato certamente dal regime rosso per controllare facilmente la vita digitale dei cittadini. Ma funziona e nessun cinese se ne lamenta.

Bannare WeChat, quindi, è come staccare la spina da qualsiasi collegamento con la Cina. Significa compromettere le comunicazioni con le persone che in Asia curano e organizzano gli affari con le aziende americane e questo vale anche per Apple.

La società di Cupertino vede nella Cina una delle sue più grandi fonti di fatturato. La terza in classifica se leggiamo il bilancio della società del 2019, con i suoi 43,7 miliardi di dollari.

Quando si paventa un ban di WeChat, quindi, non dobbiamo pensare solo alle ritorsioni cinesi sugli Stati Uniti, in questa guerra mondiale economica. La Cina di sicuro non chiuderà le fabbriche di Foxconn o quelle di Pegatron per fermare la produzione di iPhone. Sono impianti che danno lavoro a milioni di cinesi e aiutano la bilancia commerciale ad essere in attivo.

Bannare WeChat significa rendere molto difficile le comunicazioni, l’appetibilità dei prodotti in Cina. Genera un cattivo ritorno di immagine tra il popolo cinese, fa aumentare il malcontento e riduce le vendite. Questo si traduce con un fatturato più basso e meno tasse pagate.

Tutti fattori che gli strateghi di Trump non prendono in considerazione o, se li hanno considerati, li hanno sottovalutati. L’unica speranza è che alle prossime elezioni, previste il prossimo novembre, Trump sia mandato a casa e sostituito con un presidente più capace.

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