
Come mai chatGPT è passata da zero utenti a novembre a 100 milioni a febbraio? La risposta a questa domanda ve la dò io, perché se lo chiedete allo stesso chatGPT vi dirà che OpenAI non ha diffuso dati ufficiali.
Il fatto è che funziona. Funziona come vorremmo che funzionassero gli assistenti digitali che abbiamo in casa da anni, da Siri ad Alexa. Dà risposte sensate. Ci capisce. È un’esperienza utente completamente nuova, tale da avere il pieno potenziale di cambiare le nostre abitudini quotidiane. Manca un ultimo step: avere questa esperienza in qualsiasi momento e senza intoppi.
Al momento l’ostacolo maggiore per questa tecnologia è la fruizione. Per raggiungere chatGPT devo entrare nel sito, sperare che non sia saturo e spesso effettuare login più volte. Quando mi serve una risposta, mi servirebbe subito, perché se devo rifare la domanda in seguito è molto probabilmente che mi dimenticherò di farlo, evitando l’interazione.
Quindi ecco l’idea di Microsoft: integrare chatGPT in Bing.
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L’investimento di Microsoft in chatGPT ha molto senso
Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari in questa tecnologia, nello specifico in OpenAI, e questo ha molto senso. Per diversi motivi. Ve ne elencherò alcuni:
- Microsoft vende gli abbonamenti a Microsoft 365, che poi è la fetta più grande di entrare che ha. Sono tutte app che fanno grande uso di testi, quindi per i clienti avere l’integrazione con chatGPT diventa molto comodo, per scrivere testi velocemente. Da una email fino a una slide.
- chatGPT ha un grande problema di traffico. È cresciuta enormemente e i suoi server sono sotto sforzo. Microsoft gestisce la piattaforma cloud Azure, quindi OpenAI diventa automaticamente un suo grande cliente.
- Il settore dei motori di ricerca è in forte trasformazione. Come avvisavo già qualche settimana fa, gli utenti vogliono una risposta secca alle loro domande, non essere dirottati su una marea di articoli pieni di pubblicità e banner. In questo senso chatGPT risolve il problema con un’esperienza utente migliore.
Microsoft ha integrato chatGPT in Bing
Con un evento di ieri, Microsoft ha annunciato che il suo investimento in chatGPT ha portato alla sua integrazione in Bing.
Bing è un motore di ricerca nato nel 2009. Da allora non ha mai avuto un grande successo, tant’è che ancora oggi Microsoft è in perdita in questo settore. Mercato monopolizzato da Google. Bing possiede il 15% del mercato mondiale se si prendono in considerazione i computer. Scende all’1,5% se si prendono in considerazione anche i dispositivi mobile.
Secondo Nadella, CEO di Microsoft, ogni giorno Bing viene utilizzato per 10 miliardi di ricerche. Numeri che dovrebbero salire con l’integrazione di chatGPT, tra l’altro nella nuova versione 4 che integra dati più recenti rispetto al 2021. Al momento Bing integra i dati aggregati presi dai siti.
Proviamo a fare qualche esempio. Alla domanda:
Quando fu integrato iCloud in iOS?
Bing risponde con un elenco di siti. Mentre chatGPT (dal sito) con:
iCloud è stato integrato in iOS a partire dalla versione 5, rilasciata il 12 ottobre 2011.
Alla domanda:
Quando avvenne la battaglia degli antichi romani contro Scipione?
Bing risponde con:
19 ottobre del 202 a.C
chatGPT, nel sito, con:
La battaglia contro Scipione ebbe luogo nel 201 a.C. durante la Seconda Guerra Punica, quando il generale romano Publius Cornelius Scipione sconfisse l’esercito cartaginese comandato da Annibale presso la città di Zama, in Africa.
Questo cosa ci dice? Ci dice che l’integrazione non è ancora avvenuta. chatGPT al momento offre un’esperienza utente nettamente superiore al Bing attuale.
Un’altra domanda che mi viene è: Microsoft intende avere un’integrazione parziale? Il mio timore è che la società di Redmond, come anche probabilmente farà Google, è difendere il business delle pagine web, spingendo l’utente sempre sulla vecchia concezione di motore di ricerca, piuttosto che far evolvere i motori di ricerca al nuovo sistema di interazione con l’intelligenza artificiale.
Perché se così fosse, chatGPT ha già vinto. Gli utenti non vogliono navigare tra varie pagine. Vogliono conoscenza, sintetizzata e verificata.
Cosa sta facendo Google con Bard
I lettori assidui del blog conosceranno il caso della Lamda di Google. Di questo chatbot, probabilmente simile a chatGPT, che a un certo punto insospettì uno dei suoi sviluppatori: Blake Lemoine. L’uomo si convinse che il chatbot avesse raggiunto l’auto coscienza, cioè che provasse sentimenti. Google lo licenziò.

Ma che fine ha fatto Lamda? Perché dopo l’esplosione di chatGPT non è ancora stato rilasciato nonostante se ne parli da giugno dello scorso anno?
A tal proposito Google ha annunciato Bard. Bard, il bardo come il cantore che riportava le gesta celtiche, è il chatbot che quest’anno sarà integrato in Google e che sarà alimentato proprio da Lamda (Language Model for Dialogue Applications).
Bard funzionerà proprio come chatGPT in Bing. Si scriveranno domande e lui cercherà di aggregare le informazioni inserite nel motore di ricerca. Questo è il motivo per il quale la società invitava da tempo a scrivere gli articoli inserendo i tag giusti per i capitoli e gli schemi.
Questo è anche il motivo per il quale da qualche anno, nei risultati di ricerca di Google, appaiono delle sezioni espandibili dove approfondire dei risultati evitando di entrare direttamente nella pagina web del contenuto.
Bard darà la risposta diretta a quelle domande espandibili, dando all’utente la libertà di approfondire tra i vari link come sempre.
E in tutto questo Apple cosa fa?
Apple ha indetto per la prossima settimana un evento, in presenza, per i soli dipendenti. L’evento è all’Apple Park e ha come tema “AI Summit”. È un evento organizzato ogni anno, ma negli ultimi anni è sempre stato svolto in remoto per via del COVID.
Anche se è solo per dipendenti, ovviamente le notizie usciranno all’esterno. Tant’è che qualcuno ha maliziosamente affermato che si tratta di un modo per Apple per pre-annunciare cose in modo non ufficiale.
Quindi gli occhi sono puntati su quell’evento. La speranza di molti è vedere un messaggio in chiave “ehy, ci siamo anche noi in questo settore”.
Da alcuni anni, infatti, si vocifera l’arrivo di un motore di ricerca creato direttamente da Apple. L’Apple Search, come potrebbe chiamarsi, sarebbe nato dopo l’esperienza pluriennale nel settore della ricerca nell’App Store.
La società di Cupertino potrebbe integrare un motore di ricerca proprietario nei suoi prodotti, come Safari. Questo consentirà di superare gli algoritmi di Google connessi alla pubblicità, dando risultati più coerenti.
Inoltre non bisogna dimenticare che Apple ha 2 miliardi di prodotti sparsi per il mondo, come indicato nell’ultimo trimestre fiscale. Quindi integrare un proprio motore di ricerca le assicurerebbe una fetta di mercato grande e immediata.
Se a tutto questo associamo Siri, si potrebbe ottenere qualcosa di simile a Bing con chatGPT e Bard di Google.
In conclusione
L’integrazione di chatGPT in Bing rappresenta un grande passo in avanti per Microsoft e per il mercato dei motori di ricerca. Bing, che attualmente detiene solo il 15% del mercato dei computer, potrebbe finalmente competere con Google, il monopolista del settore, grazie all’innovativa tecnologia di chatGPT.
Gli utenti di Bing beneficeranno di un’esperienza utente più fluida e personalizzata, mentre Microsoft potrà sfruttare le opportunità di business generate dalla sua piattaforma cloud Azure e dalla vendita di abbonamenti a Microsoft 365.
In sintesi, l’investimento di Microsoft in chatGPT è un passo importante verso un futuro in cui i motori di ricerca sono sempre più intelligenti e in grado di fornire risposte accurate e personalizzate.