ChatGPT
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Il prossimo 18 marzo questo sito compirà 19 anni. Sono tanti e sicuramente mai abbastanza. Ho aperto questo sito perché mi piace scrivere. Ho scritto quasi 33.000 articoli in tema tecnologia e non c’è nessun altro in Europa che ne abbia scritti quanto me.

Questa premessa serve a mettere le mani avanti. Leggendo il titolo di questo articolo probabilmente potreste pensare che mi sia messo a fare copia e incolla degli articoli scritti da chatGPT e altri strumenti. Potrei farlo facilmente, ma perderei il vero obiettivo di questo sito: avere il piacere di scrivere.

Non ho mai scritto per fare soldi, altrimenti avrei smesso anni e anni fa. Questa non è un’operazione di investimento, non sto mettendo denari per moltiplicarli. Avrei potuto farlo. Ho la conoscenza e la metodologia per arrivarci. So come monitorare i trend del settore, trovare le parole chiavi e fare la corsa del criceto (a chi pubblica prima) per indicizzare le parole chiave e fare più soldi possibili.

Ma non voglio farlo. Non mi interessa, voglio solo scrivere perché è il mio santuario. È quell’angolino della giornata dove poter rilassarmi. C’è chi disegna, chi compone puzzle, chi cura le piante. Io scrivo. Questo vi spiega anche perché non ho mai puntato a YouTube o TikTok.

Perché sto usando chatGPT

Questo pippone serve a spiegare cosa c’entra chatGPT in tutto questo. Se mi piace scrivere perché li sto utilizzando?

Il motivo è semplice. Come molti di voi sapranno, ho sempre applicato la regola di Pareto: l’80-20. Generare l’80% del valore focalizzandosi sul core, il 20% dello sforzo.

Ebbene, chatGPT e altri strumenti, di cui tra poco vi parlo, mi stanno aiutando a delegare tutte quelle parti di testo che per me sono noiose da curare. Sto delegando la parte marginale che prima mi impiegava un po’ di tempo, perché andavano comunque curate.

Per spiegarvi meglio, vi racconto il flusso che seguo nello scrivere un articolo.

La big idea

Come accadrebbe nella gestione di prodotto, e vi invito a seguire la mia rubrica di product management a tal proposito, si parte con un’idea di base.

Di solito questa idea è un argomento che durante la giornata ho trovato interessante, ovviamente sempre in tema Apple e tecnologia. Ci rifletto un po’ e poi inizio a chiedermi: come vorrei fosse spiegato a me? Da qui inizio a ragionare su una struttura.

Quando entra in gioco chatGPT

Una volta ragionato sull’argomento del giorno, inizio a scrivere. Quando devo approfondire dei punti, di solito inizio a cercarle nei motori di ricerca oppure chiedo direttamente a chatGPT. Quest’ultimo, per esempio, è molto utile per cercare al volo quando è stata integrata una funzione nei sistemi operativi di Apple o ricordare quando è stato lanciato un prodotto.

Se ci sono argomenti tecnici da approfondire chiedo a chatGPT. Per esempio di recente con l’articolo su Carol Surface mi è capitato di chiedere cosa facesse un Chief People Officer.

Inoltre, se avete notato, alla fine di ogni articolo, da un mese in questa parte, c’è un paragrafo che si chiama “In conclusione” dove appare un breve riassunto di ciò che è stato trattato nell’articolo.

Quel paragrafo lo genera chatGPT.

Alcuni paragrafi con Writesonic

Il generatore di paragrafi di Writesonic
Il generatore di paragrafi di Writesonic

Un altro strumento che utilizzo è Writesonic che è una sorta di alternativa a chatGPT. Il motivo è che questo strumento consente anche di assegnare delle parole chiave e scegliere il tono di conversazione con il quale scrivere gli articoli.

Quindi offre delle opzioni in più che sono utili. Per esempio di solito lo uso per generare dei paragrafi di approfondimento su argomenti specifici.

Writesonic integra anche altri strumenti interessanti, dalla riscrittura degli articoli fino a creare strutture di titoli per i paragrafi.

È uno strumento a pagamento e, pagando una quota, si ottengono un certo numero di parole disponibili. Quindi quando si terminano quelle parole, non si può generare più nulla.

L’intervento umano

Usare esclusivamente chatGPT e Writesonic non sarebbe sufficiente. I testi generati da questi due strumenti non sono al pari della generazione umana del testo.

Oltre a perdere uno stile omogeneo, che è quello usato in 19 anni di attività, mi rendo conto che i testi generati spesso sono ridondanti, le parole chiave forzatamente ripetute. Non sempre chiari.

In altre parole, anche se i testi sono generati e utili, non sono sufficienti. Bisogna sempre agire manualmente per editarli. Quindi diventa un lavoro a quattro mani, di cui due sono di un’intelligenza artificiale.

Consente sì di ottimizzare i tempi, ma non di annullarli. Se lasciassi il pieno controllo dei testi a chatGPT e a Writesonic vi trovereste a leggere articoli di qualità molto bassa.

Altre sezioni curate dall’AI

Oltre a usare chatGPT e Writesonic per velocizzare la ricerca di informazioni e agevolare alcuni paragrafi marginali, li utilizzo anche per generare un piccolo riassunto da usare come anteprima nella homepage, inoltre chiedo loro di scrivere un tweet con degli hashtag.

Anche in questi due ultimi casi, il lavoro di editing è importante perché a volte, soprattutto per i tweet, si utilizza un tono eccessivamente esagitato e in rari casi ho trovato anche uno stravolgimento totale del contenuto reale che si voleva riportare.

In conclusione

Questa conclusione la scrivo io a mano solo per dirvi che è utile usare questi strumenti per agevolare alcune operazioni a margine, cose che magari al lettore neanche interessano fino in fondo, ma che per completezza bisogna integrare.

Sono utili per cercare dati e per scrivere elementi marginali dei testi, ma non sostituiscono completamente il lavoro creativo della persona.

Probabilmente è anche corretto che sia così. Che diventino uno strumento di supporto piuttosto che uno in grado di sostituire il lavoro umano. Al pari di una penna o un computer.

Sotto questo aspetto sì, sono utili ed è interessante vederli evolvere per cercare e trovare informazioni velocemente, ma non dimenticate mai che i miliardi di testi usati per fare training ai loro algoritmi sono stati scritti proprio da essere umani.

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