La locandina di The Beanie Bubble
La locandina di The Beanie Bubble

Per capire il film The Beanie Bubble bisogna comprendere un fenomeno culturale degli anni ‘90 che non toccò l’Italia. Si tratta di una bolla speculativa nata su dei peluche: i Beanie Babies della Ty Inc.

Sono peluche a forma di animali diventati molti popolari negli anni ‘90, durante l’inizio della bolla di internet, da cui trassero numerosi vantaggi.

La pellicola è stata iniziata nel gennaio 2022 in Georgia (USA) ed è entrata nel catalogo di Apple TV+ il 21 luglio 2023. L’intero film è stato realizzato sulla base del libro The Great Beanie Baby Bubble: Mass Delusion and the Dark Side of Cute scritto da Zac Bissonnette.

La trama di The Beanie Bubble

Anche se romanzata, potremmo dire che The Beanie Bubble si basa su una storia vera. Nel 1993, nel pieno del sogno americano, Ty Warner (l’attore Zach Galifianakis1si proprio il famoso Alan di Una Notte da Leoni, ma anche Parto con folle e Birdman) fonda la Ty: un’azienda di giocattoli. Ad affiancarlo la sua ragazza dell’epoca: Patricia Roche (che nel film si chiama Robbie Jones) (l’attrice Elizabeth Banks2vista in numerose opere, come la serie The Boys, ma anche Call Jane, Mrs.America, Modern Family e Charlies’ Angels).

L’idea era creare peluche non imbottiti di cotone, come avveniva fino ad allora, ma in chicchi di plastica: i beanie. Questo li rendeva particolarmente morbidi. Si vendevano a circa 5 $ ciascuno. Erano peluche economici.

Zach Galifianakis
Zach Galifianakis

Ma come si arriva a creare un impero miliardario con peluche da 5 $? Il tutto nasce applicando una regola dell’economia: creare la scarsità. A questo si aggiunge il fatto che stava nascendo internet di massa in quel periodo. Il che fu un enorme colpo di fortuna.

Lina Trivedi (che nel film diventa Maya) (l’attrice Geraldine Viswanathan3vista in Janet King e Giù le mani dalle nostre figlie) era una studentessa di 17 anni che trovò lavoro nella Ty. Comprese il movimento di internet e creò il sito dell’azienda. Scoprì così il fenomeno di eBay e attivò un interessante modello di business: le collezioni.

La Ty applicò quello che oggi chiameremo Season Pass: la creazione di modelli che saranno disponibili solo in un determinato periodo dell’anno. Inoltre ogni negozio di giocattoli poteva ricevere solo 36 esemplari per ogni animale, il che generò un fenomeno di massa.

Tutti volevano la collezione dei Beanie Babies, erano molto ricercati e questo generò un aumento dei prezzi su eBay per via delle unità rare. L’aumento dei prezzi su eBay alimentò per anni una bolla auto alimentata.

Le persone andavano a comprare i Beanie Babies solo per poi rivenderli e guadagnarci dei soldi. Un po’ come avviene oggi con le carte dei Pokémon oppure come accadde per pochi giorni con le scarpe della Lidl.

Il sito internet, tra i primi e-commerce a nascere negli anni ‘90, serviva a indirizzare le nuove collezioni e alimentare le aspettative.

Il film è basato sulla storia della bolla dei peluche e sull’importanza delle donne nel successo dell’azienda. Vediamo per esempio il personaggio di Sheila (l’attrice Sarah Snook4come non ricordare la famosa serie Succession) che nella vita vera è Faith McGowan: una donna con due bambine che per un periodo fu la compagna di Ty Warner.

Le mie impressioni su Beanie Bubble

Il film è interessante perché consente di conoscere un fenomeno che, almeno personalmente, non conoscevo per niente. È sempre interessante comprendere come nascono e finiscono queste bolle speculative.

Il film di per se non è entusiasmante. È la semplice narrazione di alcuni avvenimenti storici che hanno portato al successo dei peluche. Tra l’altro con balzi temporali continui anche piuttosto fastidiosi.

Elizabeth Banks e Zach Galifianakis
Elizabeth Banks e Zach Galifianakis

Gli attori di fama offrono di sicuro un livello di qualità superiore. In pratica se fosse stata una produzione a basso budget sarebbe stata, con la medesima sceneggiatura, un flop.

Devo sottolineare, per quanto scomodo sia dirlo, che l’infilare a forza il concetto che il successo della Ty siano state le donne diventa forse il vero punto debole del film. La storia della bolla dei peluche passa quasi in secondo piano e sembra che il messaggio generale del film sia “gli uomini di potere senza le donne sono solo dei coglioni”.

Se questo può far gasare un certo numero di spettatrici femministe, sposta la narrazione dai peluche al girl power, annacquando un racconto che alla fine non regge più come dovrebbe. Il risultato è in pratica un film mediocre.

Ma poi la Ty è fallita?

Nel film per dare un finale si dice che Ty Warner fu sommerso dai debiti per evasione fiscale e che le donne che hanno partecipato al successo del fenomeno hanno spiccato il volo.

Nella vita reale cosa è accaduto realmente?

  • Patricia Roche ha poi intrapreso altre iniziative imprenditoriali. Oggi di lei si sa poco.
  • Lina Trivedi non ha lanciato i Pokémon come si dice nel film, ma ha fatto la web designer creando altri siti internet. Negli anni ha lavorato a tecnologie per i pagamenti online, software web e anche ad algoritmi di intelligenza artificiale. È anche un’attivista per la divulgazione della sindrome di Gorlin-Goltz di cui è affetta sua figlia. Lina offre anche consulenza ai documentari che trattano la bolla dei peluche. Tra l’altro l’ha fatto anche per questo film.
  • Faith McGowan viene indicata come un designer di successo, invece la donna dopo la separazione da Ty Warner vendette prima tutti i suoi peluche da collezione e poi gli fece causa con accuse di abusi. Purtroppo non vide la fine del processo perché morì nel 2013 per un aneurisma.

Ty Warner non è fallito sotto il peso dei debiti e non è in galera per evasione fiscale. È tutt’ora un miliardario e gestisce ancora oggi la Ty Company, che tra l’altro ha avuto altri successo come le Bratz. Per l’evasione fiscale, di cui fu trovato un conto da 107 milioni di dollari offshore, pagò una multa da 53 milioni di $.

Il vero Ty Warner
Il vero Ty Warner

È tutt’ora non sposato e fa molta filantropia. Inoltre ha investimenti anche in vari ambiti, come resort e alberghi.

La Ty Co non è implosa dopo la bolla dei peluche. Nel film si dice che le cose andarono male perché a un certo punto, per fare cassa, Ty Warner ordinò di produrre moltissimi peluche ed espandersi su vasta scala, riducendo l’effetto scarsità che aveva portato al successo delle collezioni.

In realtà nel 1999 l’azienda fermò le produzioni per smaltire i peluche in sovrannumero. Nel 2000 tornarono le collezioni partendo proprio dal nuovo ciclo chiamato The Beginning. I peluche sono tutt’ora in vendita. Per esempio nel 2008 ci furono anche i Beanie Babies 2.0. Se se ne comprava un’unità si poteva ottenere una versione digitale nel sito dell’azienda.

L’accoglienza di The Beanie Bubble

Su Rotten Tomatoes il film ha ricevuto appena il 48% di preferenze della critica. In pratica è sotto la sufficienza. Il risultato basso non si è avuto per il cast e la recitazione, ma molto probabilmente per i punti di cui vi parlavo prima.

The Beanie Bubble su Apple TV+ mette alcuni volti famosi in una storia mediocre per produrre un film marginalmente più interessante di un Beanie Baby stesso.

La linea temporale non lineare è il problema più grande del film. Tuttavia, ci sono molti momenti divertenti per gentile concessione del solido cast guidato da un fantastico Zach Galifianakis.

I registi Kristin Gore e Damian Kulash si divertono un po’ ad entrare nel mondo di Beanie Babies attraverso riferimenti nostalgici, ma seguendo Air, BlackBerry e Flamin’ Hot, questa funzione non ha il ripieno da abbinare.

Il film non riguarda davvero la Beanie bubble, né riguarda le tre donne che devono dividersi guidando la storia di fronte a Galifianakis. Alla fine, il film è ciò che insiste che non è; la storia di un uomo-bambino prepotente ed egomaniacale.

In conclusione

“The Beanie Bubble” su Apple TV+ è un film che tenta di fare molto, ma alla fine realizza poco. Se da un lato offre un cast stellare e una produzione di alta qualità, dall’altro si perde in una narrazione frammentata e messaggi confusi.

Il film avrebbe potuto essere un’opportunità per esplorare in profondità la bolla speculativa dei Beanie Babies, un fenomeno che ha catturato l’America negli anni ’90. Invece, si concentra su temi secondari come il girl power, diluendo l’essenza della storia.

Non è un film pessimo, ma è certamente mediocre. E in un mondo in cui l’offerta di contenuti è così vasta e variegata, la mediocrità è un peccato quasi imperdonabile.

Se siete fan degli attori o siete curiosi di sapere di più su questo fenomeno, potrebbe valere la pena di dare un’occhiata. Ma non aspettatevi un capolavoro cinematografico o un’analisi approfondita del fenomeno dei Beanie Babies.

Lo trovate su Apple TV+.

Riferimenti:
  • 1
    si proprio il famoso Alan di Una Notte da Leoni, ma anche Parto con folle e Birdman
  • 2
    vista in numerose opere, come la serie The Boys, ma anche Call Jane, Mrs.America, Modern Family e Charlies’ Angels
  • 3
    vista in Janet King e Giù le mani dalle nostre figlie
  • 4
    come non ricordare la famosa serie Succession
Recensione The Beanie Bubble su Apple TV+: Un viaggio nostalgico negli anni '90
The Beanie Bubble

Regista: Kristin Gore

Data di creazione: 2023-07-21 10:57

Valutazione dell'editor
3.4

Pro

  • Cast stellare con attori di fama come Zach Galifianakis e Elizabeth Banks.
  • Offre una panoramica interessante su un fenomeno culturale poco conosciuto in Italia.
  • Buona qualità di produzione, evitando il flop che avrebbe potuto essere con un budget più basso.

Contro

  • Balzi temporali fastidiosi che interrompono il flusso narrativo.
  • Messaggio confuso tra girl power e la storia della bolla speculativa.
  • Non riesce a mantenere l'attenzione sul tema principale, perdendosi in dettagli secondari.
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