X-Factor
Non puoi lavorare nell'Apple Store se non hai l'X-Factor 1

Siete mai entrati in un Apple Store? Vi accoglieranno dipendenti sempre disponibili, sinceri, con il sorriso sulle labbra, quasi degli amici. Sono tutti dipendenti con l’X-Factor, o Apple-Factor a questo punto. Persone nate con la predisposizione alla filosofia della Mela, in grado di interfacciarsi con il piano strategico della società.

Nell’Apple Store di Le Gru, vicino Torino, c’è un po’ di aria pesante. Alcuni dipendenti in prova sono stati mandati a casa proprio perchè sprovvisti di questo “Apple-Factor”, o almeno questa è stata la motivazione ufficiale. Marco Savi, 42 anni, aveva lasciato la sua attività in proprio quando seppe che Apple lo aveva scelto per lavorare in uno dei quattro negozi ufficiali della società in Italia. Marco era così contento da percorrere anche 150 Km al giorno e lavorare per 12 ore senza sosta. Tutti sacrifici vanificati per la chiusura del rapporto di lavoro durante il periodo di prova. Stessa esperienza vissuta da Alessandro Montagner di 22 anni.

Ma in cosa consiste questo Apple-Factor? C’è sul serio una filosofia di fondo a cui si è predisposti o meno? Apple è convinta di si, tanto da sbarazzarsi anche di Mark Papermaster, ex manager di IBM strappato con i denti alla società di computer, proprio per mancanza del fattore misterioso.

[via Corriere]

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16 Comments

  1. strana questa cosa……….ma quanto tempo è che la apple non fa visita allo store a roma????? la ci sono dipendenti apple + maleducati e fannulloni che io abbia mai visto…….e di apple store tra italia ed america ne ho girati 😛

  2. non è un mistero .. il fattore apple, alias “mi fai i favori”, aka “è un raccomandato”, conosciuto anche come “Me la/lo dai”, è un parametro molto in voga in Italia da un bel po’, e vale in tantissimi posti di lavoro di un certo livello 😉

  3. “vale in tantissimi posti di lavoro di un certo livello”

    fare il commesso in un negozio e prendere 1.000 euro al mese sono da considerare un lavoro di un certo livello??

  4. sicuramente c’e’ anche di peggio,sempre con 1.000 euro al mese,c’e’ gente che lavora a turno 8 ore senza pausa mensa.. sempre allo stesso stipendo,cioe’ 1.000 euro circa..piu’ o meno… e’ chiaro che lavorare in negozio a contatto con la Clientela si hanno piu’ soddisfazioni,che per esempio battere un martello in fabbrica,o altro di simile,qui entra in gioco un certo tipo di mentalita’,si deve essere capaci di cogliere al volo,l’opportunita che si ha,e cercare di accettare qualunque cosa,invece di inpuntarsi su diritti sin dall’inizio,la parola gavetta,per dire…il fatto che uno di loro ha esplicitamente gia’ detto dall’inizio che non aveva le stesse idee di Apple,la dice lunga,troppo facile volere..bisogna anche dare…ed avere almeno qualche spirito di sacrificio,cosa che secondo me nei giovani,e giovanissimi,e’ quasi sparito,tutti o quasi vogliono essere ricchi,basti vedere la crescente corsa per partecipare al GF..e simili…

    sono senza parole,quando vedo zone in cui c’e’ crisi di lavoro,e poi pero’ perdono tempo e soldi,per fare un viaggio in auto,per recarsi su un posto dove e’ capitato un delitto..i cosidetti tour..

  5. infatti non conosciamo i modi con cui il dipendente ha espresso le sue “perplessità” sulla politica aziendale: non è obbligatorio essere d’accordo col tuo datore di lavoro, l’importante è capire dove fermarsi e se farlo …

  6. Ehm… veramente chi lavora all’Apple Store come full-time, lavora 9 ore con un ora di pausa pranzo, non certo 12 ore senza sosta.

    E poi non c’è niente di strano se durante il periodo di prova ti licenziano senza spiegazioni… si chiama periodo di prova per questo motivo.

  7. @illmouruz: Non essere d’accordo con il proprio datore di lavoro? Insomma… se l’azienda in cui lavori richiede un certo tipo di comportamento,ha un suo regolamento,ha una sua etica di comportamento verso i Clienti,ti devi attenere a certe regole..e di tutto questo te ne infischi..beh a quel punto che ci fai li’? Un conto,non avere le stesse idee personali,tu la pensi in modo diferente e la vedi diversamente da come la pensa il tuo datore,puo’ starci benissimo,ma nel momento in cui,sei stipendiato,ti devi attenere alle regole dell’Azienda per cui lavori.

  8. Anche nella mia ditta licenziano dopo il periodo di prova oppure anche alla fine del contratto a tempo determinato,possono dirti qualunque cosa,,anche non vera,ti dicono,che non serve piu’ personale,e che sono in esubero di personale,ma magari,anzi molte volte non e’ cosi’, non ti rinnovano e basta,nella regione in cui risiedo,per esempio,le aziende prendono delle sovvenzioni dalla provincia Autonoma,quindi,a loro sta bene cosi’,alla fine licenziano e ne assumono un’altro,magari anche da un’agenzia del lavoro,cosi’, molti costi se li accollano l’agenzia e non l’Azienda stessa.Ed e’ per questo che al giorno d’oggi,il lavoro va affrontato in modo diverso,con sacrifici,se si vuole mentenere il proprio posto.

  9. ma qualcuno di voi che ha commentato per caso ha letto l’originale articolo del corriere linkato a fine post?!
    Alcuni dei vostri discorsi non hanno proprio senso.. -_-“

  10. condivido quanto detto da togone76.

    personalmente posso dire di essermi trovato molto male all’apple store roma est, a tal punto che volevo scrivere alla direzione apple, a qualcuno più in alto, giusto per fargli un controllo, altro che x factor…..

  11. Nel 2008 ho sostenuto un colloquio presso il premium reseller di Bari C&C Consulting, uscendone con una “mattinata di prova” che , secondo loro, sarebbe servita per prendere le misure al flusso di gente del negozio, e all’interno della quale non potevo interagire con i clienti : in pratica una mattinata persa, conclusasi con l’appuntamento al martedì successivo per un contratto, che però non è mai arrivato.Il titolare del premium reseller ha iniziato a rinviare di settimana in settimana l’appuntamento dal commercialista, accampando scuse su scuse, finchè la mia pazienza si è esaurita.Circa la professionalità del punto vendita non aggiungo nulla…invito chi è a Bari o nelle vicinanze a farsi un giro e farsi un idea in maniera autonoma… vi dico solo cha hanno liquidato un cliente con una tastiera midi, dicendogli che forse non era di una marca compatibile, senza neppure aver aperto l’utility di Configurazione MIDI audio, cosa che fuori dal negozio gli ho fatto fare io,e la tastiera è stata riconosciuta senza fare una piega!Ma Apple non fa mai un controllo sui propri punti vendita?

    1. No attenzione, i Reseller non sono di Apple. Sono persone private che ricevono il consenso a vendere prodotti di Apple.

  12. Penso che gli articoli pubblicati su LaStampa.it e sul Corriere.it siano faziosi ed eccessivamente sensazionalistici. Ormai la parola Apple in un titolo od in un tag aiuta non poco…

    So per certo che risulterò antipatico a molti, ma i ragazzi/signori erano nel periodo di prova e proprio in questo periodo l’azienda può licenziarli senza doverne dare per forza una giusta motivazione. Ugualmente i dipendenti, in questo stesso periodo possono dare le dimissioni in qualsiasi momento senza dovere dare il preavviso. Si sa che è così, vale per tutte le realtà lavorative, non solo per l’Apple Store di Torino, non lo avevano messo in conto?

    Lo sanno che anche dopo 20 anni di lavoro con un contratto a tempo indeterminato si può essere licenziati? E’ successo, succede e succederà. Volete dirmi che questi casi sono meno gravi di un commesso dell’Apple Store?

    Non riesco a vedere lo scandalo, non riesco a vedere tutta questa ingiustizia. I sacrifici descritti dai ragazzi non mi sembrano tanto differenti da quelli che compiono tanti altri lavoratori per un posto di lavoro.

    E’ giusto rimanerci male, soprattutto dopo tanto impegno, ma esistono modi e posti dove fare valere le proprie ragioni e queste dichiarazioni a mezzo stampa non faranno altro che danneggiare proprio loro e non la Apple.

    PS: ma Mark Papermaster non è stato calorosamente invitato ad andarsene per lo scandalo “antennagete”? Cosa c’entra il fattore Apple?

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