Immuni

So che quando ci sono analisi che terminano con “ma tanto non funzionerà” c’è sempre il coro di entusiasti che si arrabbiano. Persone che vorrebbero che tutto funzioni come dovrebbe e la soluzione sia lì, ad un passo. Ma possiamo anche stare alla finestra tutto il giorno nell’attesa che il principe azzurro sul cavallo bianco ci venga a salvare. Questo non significa che arriverà.

Ma facciamo un passo indietro. Fui tra i primi a sollevare delle perplessità sulla modalità di gestione del progetto dell’app nazionale contro il COVID-19. All’epoca i piani erano diversi da quelli attuali e furono proprio le mie osservazioni e di tanti altri blogger e giornalisti a far cambiare le carte in tavola al Governo. Ma cosa è cambiato?

All’epoca alcuni esponenti della task force dell’emergenza dichiararono che il codice dell’app non sarebbe stato open, per questioni di sicurezza nazionale (ci fu una consultazione COPASIR in merito). Successivamente si cambiò idea e si decise di adottare la licenza Open Source MPL 2.0. Quindi il codice sarà ispezionabile.

Si decise anche che non sarebbe stato adottato il sistema di API realizzato da Apple e Google, chiamato DP-T3, ma un sistema centralizzato messo a punto dal consorzio tedesco PEPP-PT. Successivamente si fece retromarcia: Bending Spoons (che si sta occupando dello sviluppo) ha abbandonato il PEPP-PT per utilizzare il DP-T3. Inoltre il piano di usare il GPS per tracciare i cittadini è stato abbandonato.

Per quanto riguarda la privacy, oltre ad usare un sistema decentralizzato che assicura l’anonimato dei cittadini, ora sappiamo che i dati saranno cancellati dal server statale a fine anno. Questo è il termine ultimo per l’esistenza dei dati raccolti.

Quindi ricapitolando, le nostre critiche hanno portato:

  • Dal codice secretato al codice open source ispezionabile.
  • Dall’uso del protocollo centralizzato PEPP-PT ad uno decentralizzato DP-T3, che preserva la privacy.
  • La scadenza dei dati il 31 dicembre 2020.

Tutte cose positive. Resta l’ultimo scoglio: l’uso e i tamponi. Per essere efficace l’app deve essere usata da almeno il 60% degli italiani, inoltre, tutte queste persone devono diligentemente riportare nell’app se sono diventati positivi al COVID-19 in modo da mandare una notifica agli altri.

Questi ultimi dovrebbero accedere alle analisi del tampone in tempi brevi per verificare di essere infetti oppure no.

In un recente sondaggio IPSOS, però, solo la metà degli intervistati ha dichiarato che installerà e userà l’app, mentre l’altra metà non lo farà. Il 23% ha dichiarato di non avere neanche lo smartphone. In pratica sulla carta al momento raggiungere il 60% degli italiani è impossibile. E il sistema di gestione delle analisi con i tamponi non è pronta ad affrontare un numero così alto di persone da analizzare.

Questo è il motivo per cui l’app Immuni sarà a tutti gli effetti un mero esercizio di stile, oltre ad una vetrina per il brand di Bending Spoons, e non una reale e valida soluzione. L’app dovrebbe diventare disponibile entro fine maggio. Apple ha reso utilizzabili le API con la beta 3 di iOS 13.5 consegnata agli sviluppatori.

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6 Comments

  1. Magari puntare al 70%-80% nelle aree metropolitane è fattibile. Sono quelle le aree più a rischio. Immagino che il 23% della popolazione senza smartphone non abiti a Milano, Roma, Napoli o Palermo (per esempio). In piccoli centri urbani sarà sicuramente più semplice gestire i rapporti tra le persone e i possibili contatti con contagiati.

    1. Bisogna vedere se faranno i tamponi a tutti coloro che riceveranno la notifica. Purtroppo al momento ci sono persone con sintomi che vengono rimandati a casa senza tampone.

  2. Sono perfettamente d’accordo su tutto, io avevo anche qualche dubbio un po’ più popolare (non sulla privacy perché le società informatiche sanno già tutto di noi). Per me infonde nelle persone un falso senso di sicurezza che le spingerà ad andare in giro, forse anche dimenticandosi del problema, facendo meno attenzione perché tanto c’è l’app. Inoltre passa del tempo dall’incontro alla notifica, quindi di sicuro non contiene di molto i contagi, con la certezza davvero bassa che chi abbia ricevuto la notifica non abbia a sua volta già infettato altre persone. E poi ci sono ancora un po’ di variabili a inquinare i risultati (non ho approfondito e non so se sono state tenute in considerazione): gli asintomatici (vabbè su quello si può fare poco), i troll che decideranno di segnalarsi come contagiati e chi, ricevendo la notifica, decida di non fare comunque il tampone (ammesso che glielo facciano) per paura di risultare positivo e dover ad esempio chiudere il negozio (bar, ristorante) e infine anche chi risultato positivo decida di non notificarlo nell’app. Credo che l’app avrebbe dovuto integrare anche un sistema che permettesse ai laboratori di analisi di inviare un token (anonimo) direttamente all’app per generare un certificato di stato di salute (tipo le card in Wallet). Si eviterebbero i troll, untori volontari con la certezza di notifiche reali. Inoltre questa card generata sarebbe utile per certificare gli accessi a mezzi pubblici, metro, taxi, ristoranti, supermercati…

  3. Premesso che ogni opinione é rispettabile e che personalmente sono d’accordo con questa, mi piacerebbe vedere le stesse forti opinioni anche quando c’é da andare contro Apple. Lo dico da possessore di iPhone, iPad, Mac etc.

    1. Personalmente mi sono sempre schierato contro quando la società sbagliava. Leggi l’articolo sulla privacy e la Cina per esempio

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