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Apple paga poche tasse, questo non è un segreto. Ma ne paga poche perché come tutte le aziende e molti privati cercano sempre di pagarne il meno possibile. Se si pagano meno tasse ci sono più utili da investire o dare agli azionisti e la società di Cupertino, come tutte le aziende a scopro di lucro, ha come obiettivo macinare denaro.

Questo non significa che sia giusto, soprattutto nei confronti delle comunità che vedono ridurre i possibili servizi che lo Stato potrebbe offrire se fossero pagate le tasse delle aziende locali. Non è giusto neanche nei confronti di altre aziende che per loro natura nazionale non possono usufruire di giri di sedi per spostare denaro all’estero, dove le tasse si pagano di meno.

Sta di fatto che è legale ed è permesso. È permesso in Irlanda come in Olanda. Nazioni che hanno fatto dei vantaggi fiscali il loro cavallo di battaglia per favorire gli investimenti delle aziende estere, creando lavoro e mettendo in moto l’economia.

L’Europa ha anche cercato di fermare il sistema. Per esempio chiedendo ad Apple di pagare più tasse in Irlanda. Non lo 0,005% consentito all’Irlanda ma una percentuale ben più alta. Una somma che la Commissione Europea aveva stabilito per 13 miliardi di euro. Somma che Apple aveva anche versato e che era bloccata in un conto bancario.

Denaro che ora la società potrà recuperare. La Corte di Giustizia europea, a cui l’Irlanda e Apple avevano fatto ricorso, ha infatti stabilito che non ci sono stati aiuti di stato nei confronti di Apple.

La Corte ha stabilito che semplicemente sono state applicate le tasse che la legge irlandese permetteva di applicare secondo le condizioni di mercato accessibili a tutte le aziende. Ora la Commissione Europea potrà fare appello oppure no per impugnare la decisione.

Ma se non lo facesse, come utilizzerebbe Apple quei 13 miliardi di € che doveva vedere sparire? Speriamo che siano utilizzati per una serie di investimenti in tutta europa e per la creazione di nuovi posti di lavoro.

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