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I grandi colossi del web pagano pochissime tasse. Lo fanno perché i regimi fiscali di alcuni stati lo consentono. Come l’Irlanda e l’Olanda. Questo perché nell’Unione Europea esiste una linea comune per la politica monetaria, ma non per quella fiscale.

Non entrerò nel dettaglio della questione, ma comprendere come funziona il modello IS-LM aiuta molto a capire che si muove la macroeconomia.

Morale della favola: Apple, come altre aziende, paga pochi punti percentuali di tasse in Europa. Un’azienda con sede in Italia paga il 24%. Si comprende come tutto questo generi della disparità.

A parità di talento, mezzi, mercato e personale, Apple sul lungo periodo accumula molte più risorse di una pari azienda italiana (anche se nella realtà non esiste un’azienda italiana altrettanto grande). Questo genera una distorsione del mercato. Il problema è che è tutto legale.

Quindi il legislatore nel 2013 ha pensato alla Web Tax. Si tratta di una tassa del 3% da applicare agli OTT (Over The Top) per far pagare loro quantomeno un minimo di tasse in più rispetto alle pochissime pagate attualmente. Se volete il riferimento è diventata legge con il decreto 50/2017.

Apple oggi ha però fatto intendere che con il decreto ci si soffia il naso. Nel suo post pubblicato nel sito degli sviluppatori ha messo nero su bianco il fatto che non intende pagare il 3% della Web Tax. La possono pagare gli sviluppatori italiani per lei.

La società ha dichiarato che in Italia gli sviluppatori, oltre all’IVA del 22%, dovranno pagare anche il 3% della “New digitale services” che altro non è la Web Tax. Quindi su ogni vendita il 30% va ad Apple, il 25% (22% di IVA e 3% di Web Tax) vanno per le imposte indirette e il 45% va allo sviluppatore.

Attenzione perché il 45% non è il netto. Ci sono anche le imposte dirette come l’IRPEF di cui vi parlai in questo articolo. Allo sviluppatore va una fetta molto piccola del prezzo finale.

Ma è giusto che Apple faccia pagare il 3% della Web Tax agli sviluppatori? La risposta è NO. La legge prevede che debbano pagarla le aziende che fatturano almeno 750 milioni di € e che incassino online 5,5 milioni di €. Gli sviluppatori non raggiungono quelle soglie, Apple le raggiunge.

Il fatto che Apple scarichi su di loro la tassa è frutto di un’interpretazione opportunistica della legge. La speranza è che gli organi di garanzia si accorgano della mossa di Cupertino multando la società. Al momento la Web Tax è inefficace perché non obbliga i colossi a pagare le tasse che dovrebbero.

Se pensate che solo Apple stia facendo la furba vi sbagliate. Molte aziende stanno scaricando sui loro clienti la tassa che dovrebbero pagare loro. Google sta aumentando il costo della pubblicità per gli inserzionisti con lo stesso obiettivo di Apple: non pagare la tassa.

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