Click wheel nell’iPod
Come si è evoluta la clickwheel negli iPod

Quando Steve Jobs chiese a Tony Fadell di occuparsi del primo iPod, diede appena 8 mesi di tempo per creare il design del dispositivo. Un design che ha visto l’integrazione di una click wheel, cioè di una ghiera girevole. Ma vediamo come è nata.

L’obiettivo era sfruttare i mini hard disk da 5 GB costruiti da Toshiba, costruendo attorno un player in grado di sfruttarne le capacità di archiviazione. Ora, i player musicali dell’epoca contenevano al massimo poche decine di brani. Nel caso dell’iPod ce n’erano da gestire almeno 1.000. Come fare per non impazzire con i pulsanti?

Di certo non poteva essere chiesto all’utente di cliccare sul pulsante avanti, fino ad arrivare al brano 823. Ci sarebbe voluta una vita. Da qui l’idea della rotella.

L’iPod ai raggi X

Per spiegare l’evoluzione della soluzione di Apple, Tony Fadell è intervenuto nell’ultimo episodio di “Scan of The Month” di Lumafiled. Una startup che ha realizzato un macchinario chiamato Lumafield Neptune CT, in grado realizzare scansioni ai raggi X dei dispositivi, sovrapponendo più strati per analizzare i vari livelli hardware contenuti.

iPod ai raggi X realizzato da Lumafiled
iPod ai raggi X realizzato da Lumafiled

Grazie a queste scansioni Fadell è riuscito a spiegare il motivo di alcune soluzioni hardware. Tra queste appunto la click wheel: questa rotella che permetteva di muoversi velocemente nella lista dei brani presenti nel proprio iPod.

Perché una click wheel?

Effettuando degli studi di usabilità, il team dell’iPod si era accorto che tenendo in mano il player gli utenti poggiavano il pollice sulla sua superficie.

Oggi l’uso del pollice su una superficie di un dispositivo in grado di restare nel palmo della mano è una cosa comune. Basti pensare agli smartphone. Ma all’epoca non era così diffusa, anche perché la tecnologia touch non lo era.

Quindi Fadell pensò di posizionare un elemento di interazione proprio sotto al pollice. Si pensò a una rotella fisica, ma una rotella va mossa con due dita e non con una. Quindi la manovrabilità con una singola mano andava a perdersi.

Il brevetto della clickwheel, con i sensori posizionati sotto ogni spicchio del cerchio
Il brevetto della clickwheel, con i sensori posizionati sotto ogni spicchio del cerchio

La soluzione fu una click wheel: una rotella fatta da una superficie piana, appoggiata a uno strato di cuscinetti. Quindi il cerchio riusciva a ruotare mediante il movimento di un solo dito, scivolando su una superficie di cuscinetti di metallo.

Sotto questa rotella, oltre alle sfere, c’erano dei sensori posti sotto ogni spicchio del cerchio. In questo modo l’utente poteva fare clic facendo pressione sull’area preposta, da qui il nome click wheel.

Perché dalla seconda generazione la clickwheel divenne touch?

Fadell ha spiegato che poi la soluzione fu accantonata l’anno successivo, con la seconda generazione dell’iPod.

Il problema principale erano ovviamente i costi. Produrre enormi quantità di dispositivi, visto che avevano avuto una domanda enorme dato il successo, era complicato e costoso. Non si riuscivano a fabbricarne abbastanza in tempo.

Il team dell’iPod fu costretto a sostituire la click wheel con una superficie touch. La rotella di fatto non ruotava più realmente, ma aveva la stessa forma della prima generazione e il risultato era lo stesso di prima.

Altri piccoli cambiamenti dell’iPod

L’ex manager di Apple, fondatore anche di Nest (poi acquistata da Google), ha poi raccontato anche di altri piccoli cambiamenti che le varie generazione degli iPod hanno visto nel tempo.

Per esempio i pulsanti di selezione, come Play e Stop, erano inizialmente fuori la click wheel per avere un feedback tattile sicuro alla selezione dei brani. Poi questi pulsanti si spostarono su un’unica fila sopra la ghiera ma il risultato non fu eccezionale. Le persone la ritenevano difficile da raggiungere.

Dalla 6° generazione del player in poi, invece, la rotella touch consentiva di effettuare le scelte di selezione direttamente sulla superficie, abbandonando i tasti fisici completamente.

Come saprete l’ultimo modello di iPod in vendita è stato l’iPod touch di settima generazione, deprecato proprio quest’anno.

Tony Fadell attualmente si occupa del fondo di investimenti Future Shape come advisor. Di recente ha pubblicato “Build – An Unorthodox Guide to Making Things Worth Making”. Un libro che parla sostanzialmente di gestione del prodotto.

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