
Qualche giorno fa mi sono trovato a parlare del servizio Pay Later di Apple con una persona del settore. Di una società concorrente specializzata nei servizi “buy now, pay later”.
Questa persona non sembrava molto preoccupata dell’arrivo del nuovo servizio di Apple, basando la propria sicurezza su un singolo concetto base, vale a dire che questo tipo di servizi non fa parte del core business della società.
Se ricordo bene, però, neanche gli smartphone erano il core business di Apple. Apple era una società di computer e sappiamo tutti come è andata a finire. Quindi come facciamo a sapere dove è presente un confine tra quello che la società reputa il suo core business e cosa non lo è?
Make or buy?
Di sicuro un indicatore ce lo dà il concetto di make or buy: fai all’interno oppure demanda a società partner.
Per esempio nell’assemblaggio dei prodotti Apple non ha propri impianti. Quindi possiamo dire che non è una società che assembla prodotti. Utilizza partner esterni come Foxconn.
Anche per il riciclo dei prodotti si affida ad aziende esterne, quindi non è una società che ricicla prodotti. Così come è esterna anche la generazione di energia pulita per i suoi impianti. Quindi non è una società elettrica.
Ma per i servizi possiamo dire che Apple è un’azienda di servizi? Sicuramente sì. Possiamo dire che è una società di servizi finanziari? Forse si o forse no.

È vero che per l’Apple Card la società si affida alla banca Goldman Sachs che si occupa di effettuare lo screening dei richiedenti, applicare il tetto massimo di credito, gestire il credito e così via.
Ma per Pay Later la cosa è diversa. Come fa notare la CNBC, infatti, è vero che l’azienda partner è Mastercard per gestire i pagamenti, ma la società sta utilizzando anche un’azienda sussidiaria chiamata Apple Financing.
In pratica la società sta provando a internalizzare i processi e i framework il più possibile, per dipendere meno dalle società partner.
Con il sistema BNPL (Buy Now, Pay Later) al momento si utilizza un framework di Mastercard chiamato Installments, personalizzato da Apple per fornire Pay Later. Apple Financing, invece, è una società che ha ottenuto la licenza di concedere prestiti.
Qual è il modello di business di Pay Later?

Come sappiamo il sistema Pay Later consente di pagare a rate qualcosa comprato con Apple Pay. L’obiettivo non è concedere un prestito di medio o lungo periodo, ma di breve periodo.
Considerando che la cosa che compriamo può costare al massimo 1.000 $, possiamo decidere se pagarla in massimo 4 rate a tasso zero da restituire in massimo 6 settimane.
Quindi è utile per quegli acquisti che vorremmo fare ma non pagare subito. Per esempio le AirPods Pro oppure un condizionatore.
Ma se ci viene concesso un prestito a tasso zero, chi paga? La risposta è il negoziante.
Questi sistemi di BNPL consentono di ridurre gli attriti in fase di acquisto e aumentare molto le vendite. Perché se vediamo un televisore nuovo da 800 € saremmo disposti comprarlo di più se possiamo pagarlo 400 € al mese per due mesi, anzichè pagare 800 € subito.
Quindi il negoziante paga una quota che integra anche gli interessi e Apple ne ricava due volte: la prima per l’uso di Apple Pay, dove ne ricava una commissione sulla transazione (sempre pagata dal venditore) e la seconda vendendo un servizio al venditore che riceve come vantaggio l’aumento delle vendite. Vendite che senza questi servizi non sarebbero avvenute.
Apple diventerà una banca?
Al momento Apple Financing non è una banca. È un istituto finanziario.
Personalmente credo che l’obiettivo attuale sia raccogliere maggiore esperienza possibile nel settore dei pagamenti e dei finanziamenti per poi fare il passo successivo: creare una banca per fornire tutti i servizi legati ai suoi prodotti.
Questo potrebbe spiegare anche il motivo per il quale non stia ancora scalando servizi come Apple Card, Apple Cash, Tap to Pay e Pay Later al di fuori degli Stati Uniti.
È probabile che stia attendendo di raccogliere più esperienza possibile per mettere a punto i processi, strutturare il tutto all’interno e poi decidere di scalare solo successivamente attraverso l’Apple Bank.
In questo modo non dovrà più ricorrere necessariamente ai partner, ma può agire più velocemente, snellendo processi e soprattutto evitando che le commissioni siano frazionate per ciascun operatore.
In futuro, quindi, potremmo poter aprire un conto all’Apple Bank.
Così ha tutti i nostri soldi..
Al netto dei commenti dei soliti “detrattori a prescindere di Apple”, se questo fornirà una scossa al settore e vantaggi per noi utenti, ben venga.
In ogni caso è identificabile il consueto approccio Apple di voler dominare la filiera end to end per garantire un livello di servizio in linea con le aspettative dell’utente finale.