
La Cina è da sempre una delle grandi scommesse per Apple. La società fa assemblare la maggior parte dei suoi prodotti in Cina, inoltre la crescita dell’economia cinese pone le basi per un mercato in forte crescita.
Per avere un valore di riferimento basti pensare che nell’ultimo trimestre fiscale il fatturato di Apple in Cina è stato di 14,56 miliardi di $, con una crescita dell’84,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
Ma non è stato sempre così. Nel 2016 l’aumento dei dazi del governo Trump verso la Cina hanno innestato una serie di cattivi rapporti e una diffidenza commerciale tale da minare la presenza di Apple nella nazione asiatica.
L’anno successivo la società decise di licenziare il responsabile dell’area cinese per sostituirlo con Isabel Ge Mahe, ex vice presidente del settore wireless di Palm, entrata in Apple nel 2008 con lo stesso ruolo.
La strategia per rimanere in Cina però ovviamente non si è conclusa qui. Oltre a sottostare al sistema di filtraggio imposto dal governo cinese, la società ha anche firmato un accordo quinquennale da 275 miliardi di dollari.
Quest’ultima informazione viene citata in una recente inchiesta di The Information che avrebbe avuto accesso ai documenti dell’accordo. Notizia che viene fatta passare come “il grande segreto con la Cina”, ma che in realtà non è per nulla illegale o segreto. Fa parte di un normale accordo che Apple sigla con una nazione.
Basti pensare che anche con gli USA quest’anno c’è stato un accordo simile e di entità molto maggiore. Apple investirà infatti 430 miliardi di dollari negli USA. Investimenti che fanno seguito ai 350 miliardi annunciati nel 2018. E in quel caso nessuno tentò di farla passare come “lo scandalo segreto di Apple”.
Ovviamente i giornali cercando di issare lo scalpore per aumentare il numero dei clic e ricavarci qualcosa. La verità dei fatti è che i 275 miliardi firmati con la Cina serviranno per finanziare numerosi progetti: dalle centrali di energia pulita, ai finanziamenti ai programmi di coding nelle università fino alla costruzione di data center e campus.
Un investimento, appunto, che dovrà poi tramutarsi con un ritorno di maggiore entità nelle casse di Apple. Leggere di importi così elevati si traduce con la conferma della presenza di lungo periodo di Apple in Cina, quindi la società vuole rafforzare la sua presenza nel paese e garantirsi un fatturato in crescita negli anni.
Chiediamoci piuttosto come mai l’Europa non riesce ad attrarre investimenti simili, anzi, paesi come l’Irlanda e l’Olanda non fanno altro che minare l’afflusso di denaro in tasse in Europa permettendo ad Apple e altre aziende di pagare pochissime tasse.
Piuttosto che fingerci meravigliati di un accordo in Cina da 275 miliardi di $, spostiamo la nostra meraviglia sul fatto che l’Unione Europea pensi di più alle multe da imporre alle aziende al posto di attrarre investimenti multimiliardari per creare indotto, posti di lavoro e arrivare a una politica fiscale più equa per tutti.