Batteria estraibile di un Ericsson T28
Il vecchio Ericsson T28 era uno dei tanti cellulari con batteria estraibile

C’è un fenomeno di cui bisogna prendere coscienza. Questo fenomeno è l’invidia dei cittadini non europei nei confronti degli europei. L’Unione Europea negli ultimi anni, dopo aver passato del tempo a capire quanto dovrebbero essere dritte le banane e grandi i piselli (parliamo di frutta e ortaggi ovviamente), ha iniziato a difendere alcuni interessi dei cittadini.

Ne sono un esempio la legge che obbligherà i produttori di smartphone, Apple in primis, a integrare una porta USB-C entro dicembre del 2024. Oppure il Digital Act che obbligherà, sempre Apple, a consentire sistemi di pagamento di terzi e aprire il chip NFC. Tutte cose che negli Stati Uniti non stanno avvenendo, forse per via della potenza delle lobby e del difendere gli interessi delle aziende e non dei cittadini.

L’ultima battaglia dell’Unione Europea vede tornare a una tendenza degli inizi degli anni 2000: la batteria estraibile. Questo componente era la prassi nei cellulari. Si poteva estrarre la batteria e cambiarla con una nuova, in completa autonomia, quando la carica iniziava a deteriorare.

Fu proprio Apple, con il suo primo iPhone nel 2007, a cambiare le carte in tavola. Integrando la batteria nella scocca, la società iniziò un cammino di riduzione dello spessore dei dispositivi. Aveva un senso. Un senso che si perde nella nostra epoca, dove tutto deve mirare all’ecosostenibilità.

È vero, si può sempre cambiare la batteria con dei kit oppure chiedere a un centro tecnico di cambiarla per noi. Il problema è che servono 119 € per quella dell’iPhone 14 Pro. Un prezzo ben lontano dai 29 € richiesti durante il periodo dello slowgate.

Quindi spesso si preferisce mettere la differenza e comprare uno smartphone nuovo. Quello vecchio viene venduto o, peggio, prende la strada della discarica, inquinando.

L’inquinamento dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettroniche ed Elettrotecniche) è proprio ciò che preoccupa l’Europa. Da qui la proposta europea di ritornare ai tempi in cui l’utente, o il cittadino in questo caso, era in grado di cambiare la batteria scegliendo sul mercato quella con il prezzo più basso.

Quando e se il regolamento entrerà in vigore, le aziende avranno 3,5 anni per adeguare i nuovi modelli a un design adatto alla gestione delle batterie estraibili.

È anche vero che ormai quasi tutti gli smartphone sono resistenti all’acqua, la polvere e anche la sabbia. Protezioni possibili per la presenza di guaine e colle nel case, che consentono di sigillare tutto. Ma di certo se esistono aziende capaci di realizzare sensori piccolissimi e precisi, processori potenti milioni di volte quelli degli anni ‘80, di sicuro saranno anche in grado di trovare soluzioni adatte.

Magari una sezione che si sfila, lasciando tutto il resto resistente ai liquidi. In fondo non serve più accedere al vano SIM. Apple negli Stati Uniti, con l’iPhone 14, vende solo unità compatibili con eSIM. Una tendenza che si estenderà anche da noi, probabilmente, nel 2023.

Un iPhone con porta USB-C e batteria estraibile. Non sarebbe male avere questa soluzione anche nei MacBook e negli iPad. Cambiare batteria aumenterà sicuramente la longevità dei dispositivi, con benefici anche per l’ambiente.

In conclusione, l’Unione Europea sta cercando di proteggere i cittadini e l’ambiente attraverso le battaglie per le porte USB-C, il chip NFC e le batterie estraibili negli smartphone. Sostituire le batterie può essere costoso, ma l’impatto ambientale dei RAEE può essere ridotto se le batterie sono estraibili e possono essere sostituite in modo semplice e conveniente.

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