Siri fu introdotto nel 2011 con iOS 5. Prima c’era un sistema chiamato Voice Control che permetteva solo alcune funzioni base. Alla presentazione c’era Scott Forstall e la grafica skeumorfica. Da 14 anni, quindi, Siri ha effettuato modesti passi avanti nonostante i tanti miliardi investiti nel settore.
Per non parlare delle numerose acquisizioni costate milioni e milioni, come:
- Novauris: Nel 2013, Apple ha acquisito Novauris, una società specializzata nel riconoscimento vocale e nella tecnologia di sintesi vocale.
- VocalIQ: Nel 2015, Apple ha acquisito VocalIQ, una startup britannica che ha sviluppato una piattaforma di dialogo basata sull’intelligenza artificiale.
- Turi: Nel 2016, Apple ha acquisito Turi, una startup di intelligenza artificiale e apprendimento automatico, per migliorare le sue capacità di apprendimento automatico e l’intelligenza di Siri.
- PullString: Nel 2019, Apple ha acquisito PullString, una società che sviluppa tecnologie di conversazione per assistenti virtuali e dispositivi connessi.
- Voysis: Nel 2020, Apple ha acquisito Voysis, una startup irlandese specializzata nel miglioramento del riconoscimento del linguaggio naturale nelle applicazioni di intelligenza artificiale.
Il risultato di tutto questo cosa è stato? Semplicemente una voce meno robotica, un leggero aumento della comprensione dei comandi vocali e qualche risposta più precisa. Niente di più.
C’è voluto l’ingresso disruptive di OpenAI e chatGPT per cambiare le carte in tavola.
In questo articolo:
Come è nata OpenAI
OpenAI è un’organizzazione che da tempo fa parlare di sé nel campo dell’intelligenza artificiale. È stata fondata nel 2015 da un gruppo di luminari della tecnologia, tra cui Elon Musk, Sam Altman, Greg Brockman, Ilya Sutskever e John Schulman. L’idea alla base dell’organizzazione era quella di creare una piattaforma per lo sviluppo di tecnologie AI all’avanguardia che potessero essere utilizzate per il miglioramento della società.
Le origini di OpenAI possono essere fatte risalire a una serie di conversazioni che Elon Musk ha avuto con Sam Altman e Greg Brockman. I due discutevano dei potenziali rischi associati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di come questi potessero essere mitigati. Giunsero alla conclusione che il modo migliore per garantire che l’intelligenza artificiale fosse sviluppata in modo responsabile era quello di creare un’organizzazione che sviluppasse tecnologie di intelligenza artificiale open-source.
Uno dei primi progetti intrapresi da OpenAI è stato lo sviluppo di chatGPT, un modello linguistico in grado di generare risposte simili a quelle umane alle richieste di testo. Da allora questa tecnologia è stata utilizzata in diverse applicazioni, tra cui chatbot, assistenti virtuali e persino videogiochi.
Oggi OpenAI è una delle organizzazioni leader nel campo della ricerca e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ha un team composto da alcune delle menti più brillanti del settore e si spinge costantemente oltre i confini di ciò che è possibile fare con l’intelligenza artificiale. La sua missione è creare tecnologie AI sicure, affidabili e vantaggiose per l’umanità.
Perché Apple non è riuscita ad anticipare chatGPT?
Apple è stata all’avanguardia nell’innovazione tecnologica per decenni, introducendo prodotti innovativi che hanno rivoluzionato il modo in cui interagiamo con la tecnologia. Tuttavia, quando si tratta di chatbot e AI conversazionale, Apple è rimasta indietro rispetto a chatGPT, un modello di intelligenza artificiale generativa open-source che ha conquistato il mondo. Nonostante Siri di Apple sia stato uno dei primi assistenti virtuali sul mercato, non è riuscita a tenere il passo con i progressi fatti da chatGPT.
Uno dei motivi principali è che Siri è un chatbot basato su regole, il che significa che si basa su risposte pre-programmate alle domande degli utenti. Sebbene questo approccio abbia funzionato bene agli albori degli assistenti virtuali, è diventato sempre più obsoleto in quanto gli utenti si aspettano interazioni più naturali e fluide. ChatGPT, invece, è un modello di intelligenza artificiale generativa che può generare le proprie risposte in base al contesto della conversazione, rendendolo molto più flessibile e adattabile.
Oltre alla sua tecnologia più avanzata, chatGPT beneficia anche del fatto di essere open-source. Ciò significa che gli sviluppatori di tutto il mondo possono contribuire al suo sviluppo e aiutarlo a migliorare nel tempo. Apple, invece, ha tenuto Siri lontano dagli sviluppatori esterni, limitando il suo potenziale e rendendo difficile tenere il passo con il rapido ritmo dell’innovazione nel settore dell’intelligenza artificiale.
Un problema che in realtà non colpisce solo Apple. Anche Cortana di Microsoft, Google Home di Alphabet e Alexa di Amazon, essendo intelligenze basate su regole e non generative, sono diventate immediatamente obsolete con l’ingresso di chatGPT.
Come ha dichiarato Satya Nadella, CEO di Microsoft, durante un’intervista del Financial Times, gli attuali assistenti vocali sembrano stupidi come pietre.
Apple lavora al framework Siri Natural Language Generation
Apple sta tentando di recuperare il terreno perso in questi anni. Voci di corridoio dicono che la società non si è mai addentrata nell’AI generativa perché difficilmente controllabile.
Nel mondo disneyano che ha disegnato attorno ai suoi utenti, dove non esistono parolacce, offese o banalmente il sesso, la società vuole evitare che Siri sviluppi una personalità libertina dopo aver interagito con miliardi di utenti. Altri dicono che questo potrebbe causare problemi in paesi dove i regimi non vogliono che i cittadini parlino liberamente con qualcuno in grado di dare risposte non controllabili.
Per questo motivo Siri Natural Language Generation potrebbe essere non proprio un’alternativa a chatGPT. Piuttosto un’integrazione dell’AI generativa solo in alcune parti del sistema operativo.
Siri potrebbe così aiutarci a scrivere messaggi, email, appuntare impegni, ma non attivare quel botta e risposta tipico dei chatbot. L’ideale sarebbe avere un Siri molto più intelligente e capace di quello attuale. Apple ha mezzi necessari per arrivare a queste soluzioni, ma non sappiamo se lo farà in tempo per la WWDC 2023 o se bisognerà attendere ancora un anno.
Un anno in cui chatGPT, le sue integrazioni in servizi di terzi come Microsoft 365, e l’ingresso di competitor come Google nell’arena, potrebbero portare Siri ad apparire tremendamente superata.
In conclusione
Apple è consapevole della necessità di migliorare Siri per rimanere competitiva nel mercato degli assistenti virtuali e dell’intelligenza artificiale. Siri Natural Language Generation è il tentativo dell’azienda di integrare l’intelligenza artificiale generativa nel suo assistente virtuale, pur mantenendo il controllo sulla sua personalità e le risposte.
Tuttavia, è ancora da vedere se questo sarà sufficiente per competere con le capacità di ChatGPT e altre tecnologie simili.
Gli sviluppatori di Apple hanno una sfida impegnativa davanti a loro, dovendo bilanciare l’intelligenza artificiale generativa con il controllo delle risposte di Siri per non incorrere in problematiche etiche o legali. Nel frattempo, ChatGPT e altre soluzioni open-source continuano a evolversi rapidamente grazie alla collaborazione di sviluppatori di tutto il mondo.
È possibile che Siri Natural Language Generation venga rilasciato durante la WWDC 2023, ma potrebbe essere necessario aspettare un altro anno per vedere i risultati concreti. In questo lasso di tempo, il divario tra Siri e le tecnologie più avanzate potrebbe allargarsi ulteriormente, mettendo Apple in una posizione ancora più difficile.