Ci sono 1 miliardo di iPhone attivi e funzionanti nel mondo. Un numero molto alto che non rappresenta solo una pietra miliare per Apple, ma anche una certezza per gli sviluppatori, per i produttori di accessori, per chi realizza servizi, per gli operatori telefonici e per gli utenti.
Avere tutti questi dispositivi con una frammentarietà così bassa e oltre la metà con iOS 14 (in crescita), consente alle aziende di pianificare avendo dati abbastanza chiari e un bacino di utenti molto vasto.
Un vantaggio che diventa una grana per Apple. Come crescere in un mercato che sembra andare verso la saturazione? Le strade sono essenzialmente due: introdurre un prodotto disruptive oppure migliorare la propria offerta commerciale.
Per il primo punto la società non è ancora pronta. Lo sarà quando uscirà l’iPhone pieghevole o gli Apple Glasses. Per il secondo si può mirare ad abbassare i prezzi oppure creare l’offerta commerciale ideale. Quella che massimizza gli introiti. E Apple ci è riuscita. Ma vediamo come.
Per la fascia medio/bassa del mercato c’è l’iPhone SE serie 2 per 499 €. Processore A13 Bionic, Touch ID, schermo da 4,7” e memoria da 64 GB. Quanto basta per avere moltissima potenza, godere dell’esperienza Apple e non pagare molto.
Per 619 € si può avere un iPhone XR che ha Face ID e cornici ridotte. Il processore A12 Bionic e 64 GB. Ottima batteria. La differenza tra i due è di 120 €.
Attenzione perché per 100 € in più si può avere un iPhone 11 (719 €), schermo da 6,1”, processore A13 Bionic e 64 GB. Se aggiungete 120 € a questo punto arrivate all’iPhone 12 mini (839 €). Lo schermo è da 5,4” ma OLED. Il processore è il recente A14 Bionic e si hanno 64 GB.
Ma per 100 € in più si arriva all’iPhone 12 (939 €) con schermo da 6,1”. Con 250 € in più si arriva all’iPhone 12 Pro con una fotocamera in più, sensore LiDAR, la memoria raddoppia a 128 GB, il Deep Fusion e il Night Mode si ha su tutte le fotocamere e la RAM aumenta. Ma con 100 € in più si arriva all’iPhone 12 Pro Max (1.289 €) con un sensore più grande per la fotocamera, stabilizzazione ottica e schermo più grande.
Quindi di salto in salto, tra 100 € in aggiunta di qua e di là, il cliente viene spinto a salire al gradino successivo per arrivare a un modello migliore e di fascia superiore. Ma focalizziamoci un attimo sugli ultimi modelli.
Abbiamo l’iPhone 12 e iPhone 12 mini. Sono identici eccetto per lo schermo. Differenza tra i due 100 €. Poi abbiamo l’iPhone 12 Pro e l’iPhone 12 Pro Max. In questo caso oltre allo schermo c’è una differenza fotografica e sempre una distanza di 100 €.
Personalmente tra un iPhone 12 e un iPhone 12 Pro vale la pena comprare il mini. Tra un 12 Pro e un 12 Pro Max potrebbe far gola il Max. Con 100 € in più non si ottiene solo uno schermo più grande ma anche un comparto fotografico migliore (sensore più grande e stabilizzazione ottica) e una batteria più capiente.
Ricapitolando tra 12 e 12 mini fa più gola il mini e tra 12 Pro e 12 Pro Max, il Max. Quindi cosa fa Apple? Ritarda questi due modelli di 1 mese per vendere una vagonata dei due modelli meno gettonati. Vendendo una vagonata anche di quelli. La scelta di spostare le vendite del modello mini e Max è una trovata commerciale vincente.
Gli early adopter, chi non riesce a resistere, punta al 12 e 12 Pro, mentre il resto del mercato potrà gettarsi a capofitto anche sugli altri due modelli con calma. In questo modo ha massimizzato gli ordini di ben 4 modelli diversi di iPhone.
La strategia non vede solo applicare gli scaglioni di crescita, che 100 € per volta spingono il cliente a spendere il più possibile, ma prevede anche di agire sul fenomeno scarsità per massimizzare gli ordini su tutta la gamma.
In questo modo Apple ha coperto dalla fascia medio/bassa del mercato fino al top di gamma garantendosi il maggior numero di ordini possibili. Il tutto per alimentare un mercato che sembra saturo, ma che può ancora essere munto per qualche anno per poi consentire al settore dei servizi di fare il suo dovere: monetizzare la base di oltre 1 miliardo di dispositivi con gli abbonamenti mensili.
Apple One, infatti, è la chiave della prossima fase. Far sì che tutti quei dispositivi diventino un flusso costante di denaro pronto a entrare nelle casse dell’azienda.
Ciao Kiro! Complimenti per l’articolo, ti seguo da anni e penso che questo sia uno dei meglio scritti. Ed è anche molto originale, bravo davvero e grazie per questa “lezione di marketing” 🙂
Grazie a te Luca
Concordo con Luca
Si bello, da quando apple aveva iniziato a dividere l’iphone per più categorie di persone avevo avuto lo stesso pensiero, però è interessante la strategia di mungere fino alla fine per poi presentare un modello completamente nuovo e ricominciare la ruota
Personalmente ho tutto Apple ma non seguo la massa cioè ho preso pochi giorni fa l’11 pro max 256 gb a 850 praticamente nuovo, batteria al 99%, con Apple care fino ad ottobre prossimo anno e ricambierò tra qualche anno con stessa metodologia
Per quanto riguarda i servizi non ne ho mai acquistato uno solo fatto prove e non mi abbonerò mai perché secondo me è solo uno spreco di soldi per quello che offrono, l’unico abbonamento che ho è Amazon prime